Ali: "Sciopero dei libri duro colpo da categoria amica"

Ali: "Sciopero dei libri duro colpo da categoria amica"

Così il presidente Alberto Galla sulla sospensione dell'adozione dei libri di testo decisa dai docenti dell'Istituto Comprensivo 'Via Delle Carine', a Roma, come protesta contro il ddl di riforma della scuola.

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27 maggio 2015

 

Lo sciopero dei libri di testo "è un duro colpo che arriva da parte di una categoria che storicamente consideriamo vicina ai librai". Così Alberto Galla, presidente dell'Ali, l'Associazione librai italiani, giudica la sospensione dell'adozione dei libri di testo decisa dai docenti dell'Istituto Comprensivo 'Via Delle Carine', situato nel cuore di Roma, a due passi dal Colosseo, come protesta contro il ddl di riforma della scuola. Una iniziativa che, se si diffondesse, colpirebbe duramente il settore editoriale della 'scolastica'.  "Non si capisce -afferma Galla - cosa c'entri con 'La buona scuola' lo sciopero dei libri di testo. Ci possono essere delle motivazioni più o meno legittime della protesta, ma il libro di testo ha ancora una sua funzione. Al di là degli interessi della categoria che rappresento, il libro di testo è uno strumento riconosciuto anche a prescindere dallo sviluppo del digitale". Insomma, per Galla, la ribellione "va a colpire una categoria già colpita. Non si capisce perché la protesta degli insegnanti dia un colpo di grazia alle librerie che, notoriamente, sono molte vicine tutto l'anno ai professori e alle scuole. Queste azioni lasciano un po' perplessi", osserva. Scendendo poi nel dettaglio, il presidente dell'Ali spiega che "il guadagno con i libri scolastici è comunque vicino allo zero perché i margini nella scolastica si sono progressivamente erosi in questi ultimi anni. Se c'è qualche possibilità di guadagno è sul flusso che questo mercato genera in termini di presenze in librerie, molte delle quali sono strutturate come cartolibrerie. Possono vendere i quaderni e il corredo scolastico sui quali c'è un altro tipo di guadagno. Ma sul libro facciamo poco più che un servizio. Oltretutto - sottolinea Galla - siamo colpiti anche dalla concorrenza sleale della grande distribuzione che, con l'escamotage del buono sconto in spesa, supera di gran lunga i limiti previsti dalla legge Levi", conclude Galla.
 

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