Assintel: "Connettiamo le startup con investitori e imprese"

Assintel: "Connettiamo le startup con investitori e imprese"

Al via il programma che l'associazione dedica alle startup innovative. Due obiettivi: connetterle con le imprese ICT mature e inserirle in un laboratorio digitale diffuso per le imprese del sistema Confcommercio. Piano triennale per l'informatica nella P.A.: Assintel denuncia i rischi anti-mercato e le incongruenze normative.

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12 luglio 2017

Sono oltre 7000 le startup innovative italiane, di cui il 70% del settore ICT. Un popolo pieno di energia ma falciato dalla legge darwiniana della sopravvivenza: pochissime diventano vere imprese ed escono dalla fase di lancio. Mancano managerialità e fondi, mentre proliferano incubatori e acceleratori – troppi - che non fanno altro che alimentarne la numerosità e le speranze, ma non fortificano la specie. Su questo tema serve un'iniezione di mercato ed è questo l'obiettivo con cui Assintel, l'Associazione Nazionale delle Imprese ICT e Digitali di Confcommercio, ha lanciato il suo progetto "Ecosistema Startup", durante un evento lo scorso 7 luglio. Assintel ha creato – del tutto gratuitamente – quasi 200 incontri fra le startup presenti e 15 fra i maggiori investitori e piattaforme di investimento italiane: 360 CAPITAL PARTNERS, CROWDFUNDME, EPPELA, IAG, IBA, INNOGEST CAPITAL, INVITALIA, LVENTURE GROUP, MAMACROWD, P101 VENTURE CAPITAL, PRINCIPIA SGR, QUADRIVIO SGR, QWOS, ULULE, UNITED VENTURES. Durante la mattina, invece, si sono dati i numeri del fenomeno e le ricette. Moderati da Emanuela Zaccone, Co-founder di TOK.tv, sono intervenuti David Casalini di Startupitalia!, Ermanno Boccalari, Dirigente Regione Lombardia Struttura Ricerca, Innovazione e Trasferimento Tecnologico, Andrea Granelli, Centro di Formazione Management del Terziario CFMT e Gabriele Ferrieri, CFO iCarry e delegato del Progetto Startup Assintel. Se Regione Lombardia, la regione con la più alta presenza di startup innovative in Italia, stanzierà presto un nuovo fondo di 50 milioni di euro - questa l'anticipazione informale – occorrerà un punto di riferimento capace di aiutare queste realtà a fare rete e darsi orizzonti di vero business. "Non basta inventare un'APP per decollare, il digitale non è una bacchetta magica: fare impresa significa avere buone idee e soprattutto implementarle in progetti di business veri, solo così gli investitori potranno interessarsi a loro e finanziarli", così commentano all'unisono Giorgio Rapari, Presidente Assintel, e Gabriele Ferrieri, delegato del Progetto Startup Assintel. La ricetta di Assintel è a due fasi. La prima: aiutare le startup associate a mettersi in contatto con le imprese ICT socie, affinché siano "adottate" e creino da un lato nuove idee e dall'altro abbiano le condizioni per essere inserite in strutture mature che le facciano diventare vere imprese. In secondo luogo, Assintel apre alle startup le porte del mondo delle 800.000 imprese del Terziario di Confcommercio, con l'obiettivo di creare un laboratorio digitale diffuso in cui collaborare e supportare le imprese "clienti" nei loro processi di Trasformazione Digitale. "Il primo passo per le startup innovative è molto semplice: associarsi ad Assintel. Con una quota associativa simbolica entreranno nel nostro programma e potranno nel contempo usufruire dei nostri servizi che le supportano nel loro business", chiude Rapari.

 

Piano triennale per l'informatica nella P.A.: Assintel denuncia i rischi anti-mercato e le incongruenze normative

ll Piano Triennale per l'Informatica nella Pubblica amministrazione 2017–2019 è un segnale di priorità importante che Governo e AgID lanciano per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, ma contiene alcuni elementi fortemente critici di violazione del libero mercato, su cui Assintel, l'Associazione Nazionale delle imprese ICT e Digitali di Confcommercio, annuncia battaglia. Il primo elemento critico è la nuova costituzione dei cosiddetti Poli di conservazione, sistemi realizzati dalle Pubbliche Amministrazioni per la conservazione perenne degli archivi digitali della PA. La norma crea ambiguità sui perimetri di competenza dei Poli e soprattutto taglia completamente fuori le oltre 70 imprese private accreditate AgID, che hanno speso decine di migliaia di euro per rientrare nel registro e per poterci restare, e alle quali il CAD stesso dà il diritto di fornire questi servizi. "Proprio per tutelarsi, queste imprese si sono riunite nel gruppo Assoconservatori Accreditati di Assintel, ottenendo fin da subito alcune significative vittorie, commenta Giorgio Rapari, Presidente Assintel, ma è come se ad ogni provvedimento dovessimo aspettarci delle insidie che costantemente tentano di depauperare il mercato". Il secondo elemento critico riguarda la fatturazione elettronica B2B ed è emerso in una recente intervista a Luigi Casero, Vice Ministro dell'Economia e delle Finanze, in cui ventila la costituzione di una fattura elettronica tutta italiana, veicolata da un unico provider di stato (SdI di Sogei) e conservata da un unico ente centralizzato governativo. Se si avverasse, andrebbe contro gli indirizzi di Bruxelles, che tutelano la libera concorrenza attraverso l'idea di access point certificati ma liberi. La soluzione corretta sarebbe invece l'approvazione di un unico standard di riferimento europeo (CEN), che permetterebbe alle aziende che lavorano con l'estero di avere un solo tracciato, e tanti provider di mercato certificati dall'UE con la compliance Peppol per la trasmissione delle stesse all'Agenzia, e infine una conservazione a norma lasciata al libero mercato attraverso i conservatori accreditati AgID. La terza criticità è trasversale alle prime due e, se vogliamo, ancor più grave: riguarda il fenomeno per cui alcune Pubbliche Amministrazioni scelgono di crearsi in-house i servizi IT per la fatturazione e la conservazione digitale ma successivamente li rivendono sul mercato con tariffe sotto costo, grazie alle particolari condizioni di tutela in cui operano. "In questo modo, commenta Giorgio Rapari, Presidente Assintel, è come se utilizzassero i soldi dei contribuenti, tra i quali le aziende private IT, per fare concorrenza sleale alle stesse aziende, inquinando di fatto le dinamiche del libero mercato. Per queste ragioni abbiamo in programma una serie di iniziative, anche legali, per difendere i diritti delle imprese e del libero mercato".

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