Dai balneari no all'aumento incondizionato dei canoni demaniali

Dai balneari no all'aumento incondizionato dei canoni demaniali

Nel ddl delega per la riforma delle concessioni demaniali sono tracciate le linee di indirizzo per un nuovo sistema di calcolo. Per il Sib occorre "evitare ancora una volta semplificazioni che aggraverebbero ulteriormente il problema scatenando un forte contenzioso su tutto il territorio".

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18 aprile 2017

Nel documento di Economia e Finanza (DEF), appena licenziato dal Governo e di prossima discussione in Parlamento c'è un capitolo riservato alle concessioni demaniali all'interno del quale viene trattato il comparto delle concessioni demaniali marittime e, in particolare, il ddl delega per la riforma delle concessioni demaniali, appena approdato alla Camera, nel quale tra l'altro vengono tracciate le linee di indirizzo per un nuovo sistema di calcolo. Per il Sindacato Italiano Balneari sorprende in questa parte del documento una ‘specie di previsione', del tutto estranea ai contenuti del disegno di legge, con la quale si immagina che "qualora si provvedesse, come unica misura di revisione, al rialzo dei parametri per il calcolo dei canoni, (importi al metro quadrato), si potrebbe avere un raddoppio del gettito rispetto a quello incassato negli ultimi anni".  Metodo che, se adottato, farebbe venir meno quella necessità di riequilibrio rispetto all'attuale sistema di calcolo, chiaro obiettivo della proposta di riforma, e che fa sorgere, in una categoria già in fortissima tensione, il dubbio, se non la certezza, che troppo spesso ci siano forti e incomprensibili discrasie tra gli obiettivi politici annunciati e i documenti tecnici che dovrebbero supportarli. "Credo sia noto a tutti gli addetti - afferma Riccardo Borgo, presidente del Sib - che con l'attuale sistema, in vigore dal 2007, si sono create forti sperequazioni e che qualche centinaio di imprese rischia il titolo concessorio o il fallimento per non riuscire a pagare canoni esorbitanti, altre centinaia, per la stessa ragione, hanno subito danni gravi ed irreparabili agli equilibri economici delle loro imprese. Aggravare tale sistema raddoppiandone i parametri si otterrebbe il bel risultato di allargare sempre di più le sperequazioni tra chi paga poco e chi troppo portando a morte certa qualche migliaio di aziende". "E' da anni che chiediamo con forza - continua Borgo - anche per uscire dalla facile demagogia che non ci giova e dalla scarsa conoscenza che la alimenta, di rimettere mano al sistema così da renderlo davvero equilibrato, tarato sulle realtà territoriali che lungo gli 8.000 chilometri della costa italiana sono molto diverse e articolate, in grado di garantire sicuro e adeguato gettito per lo Stato. La prima proposta concreta condivisa con le regioni risale addirittura al lontano 2008". Attuare i suggerimenti che traspaiono dal Def, per il Sib, vorrebbe dire fare l'esatto contrario di quanto serve: non solo alle imprese ma anche alle casse dello Stato. "Credo che mai come in questo caso valga il vecchio adagio: pagare tutti per potere pagare tutti il giusto. Individuare il ‘giusto' richiede un lavoro difficile, preciso e molto attento: per parte nostra siamo pronti. Ma, per cortesia, evitiamo ancora una volta semplificazioni che il problema, anziché risolverlo, lo aggraverebbero ulteriormente scatenando un forte contenzioso su tutto il territorio", conclude Borgo.

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