Distribuzione: la ritirata delle grandi superfici

Distribuzione: la ritirata delle grandi superfici

Il settore cambia pelle e offre nuove opportunità alle Pmi. Avanzano i discount e i piccoli market di prossimità. In aumento il fatturato medio soprattutto nell'alimentare.

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8 febbraio 2016

 

La grande distribuzione organizzata vive un ritorno al futuro. Niente a che vedere con i viaggi nel tempo di Marty McFly, ma certamente un cambiamento che si articola tra schemi del passato e declinazioni futuribili. 11 settore, infatti, sta sperimentando cambiamenti importanti che riflettono il diminuito potere d'acquisto del consumatore, le mutate abitudini di consumo, la progressiva affermazione delle vendite online e, in generale, l'evoluzione degli stili di vita delle famihliv. II cambiamento Il nuovo assetto appare chiaro nel rapporto «Settore Italia» di Unicredit: il formato delle grandi superfici — che in passato aveva portato al successo i grandi operatori del settore — è oggi in crisi, mentre registrano crescite significative i punti vendita di dimensione minore e i discount. «Negli ipermercati lo scontrino medio è di 100/150 euro — spiega Roberto Bucaneve, direttore di Centromarca — adesso che il potere di spesa degli italiani si è eroso, diventa più frequente rivolgersi ai discount o ai negozi di prossimità senza fare scorte e rischiare sprechi. Questo ha creato una serie di piccoli negozi a insegna con una incidenza crescente di alimenti freschi e cibi pronti. La maggior parte di queste realtà appartiene alle grandi catene che le affidano in franchising a piccoli imprenditori. Questo sta creando un nuovo assetto nel mondo della grande distribuzione organizzata». Rispetto al passato, quindi, le case sono più piccole, le famiglie meno numerose, aumentano i single e gli sprechi alimentari sono meno tollerati. Inoltre la società è più «interconnessa» (soprattutto nella fascia che riguarda i giovani) e quindi si è più sensibili ai servizi, come la possibilità di acquistare online, le consegne domiciliari, il confezionamento dei prodotti. «Sul fronte dei servizi — continua Bucaneve — fanno la differenza i minimarket, gli empori o i negozi alimentari di nuova generazione: quelli in grado di offrire prestazioni su misura e assistenza alla clientela». Una tendenza che non è solo italiana ma diffusa a livello globale: negli Stati Uniti Walmart — il maggior retailer a livello mondiale — ha tagliato le sue previsioni di crescita nel 2015 dal 5% al 2-3%. Lo stesso si osserva per altri operatori che hanno poggiato le loro fortune sulle strutture di grande dimensione: è il caso di Tesco (Regno Unito). Carrefour (Francia), Metro (Germania).

tratto da "CorrierEconomia"

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