Draghi: "è la disoccupazione il nemico numero uno""

Draghi: "è la disoccupazione il nemico numero uno""

Il presidente della Bce promette di dare battaglia all'emorragia di posti di lavoro e sottolinea che "nell'Eurozona non vediamo rischi di deflazione". "La ripresa è modesta, debole, mal distribuita e fragile, ma non siamo in recessione".

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22 settembre 2014

 

"Il principale nemico dell'Europa è la disoccupazione". Il presidente della Bce Mario Draghi promette di dare battaglia all'emorragia di posti di lavoro, ma frena sulle generalizzazione: "nell'Eurozona non vediamo rischi di deflazione", e "ho detto più volte che la ripresa è modesta, debole, mal distribuita e fragile, ma non siamo in recessione". Un invito alla cautela, visto che delle tre grandi economie dell'euro l'unica a essere tornata in recessione è l'Italia, e i prezzi sono negativi solo in alcuni Paesi. Ma quanto stiano peggiorando le prospettive economiche dei Diciotto, compresa la Germania, lo dicono i dati come l'indice Ifo, che fotografa un nuovo calo della fiducia delle imprese tedesche (a 104,7) peggiore di quanto preventivato dagli economisti. I mercati prendono nota, con l'euro che scivola ancora, sotto 1,28 dollari, segnando i minimi di 14 mesi: gli investitori puntano in misura crescente su una Bce che potrebbe trovarsi all'angolo, finendo prima o poi per creare moneta in misura massiccia finendo per acquistare titoli di Stato governativi. Draghi, del resto, parlando in un'intervista alla radio francese Europe 1, non esclude nulla. Dare tanto risalto al tema della disoccupazione avvicina la Bce alla Fed, nonostante l'Eurotower non abbia nel suo mandato, come invece accade per la banca centrale americana, il livello dell'impiego, ma soltanto la stabilità dei prezzi. La Bce - spiega - è pronta "a fare tutto quello che sarà necessario, nei limiti dei suo mandato", per riportare l'inflazione vicina ma inferiore al 2%" dallo 0,4% attuale. Ma Draghi dà anche una sferzata ai governi per muoversi sulle riforme strutturali, ad esempio dando un serio colpo alla burocrazia: "adesso bisogna agire". E il suo esempio sembra calzare all'esempio per l'Italia: se a un giovane imprenditore servono mesi per ottenere un permesso per lanciare un'attività, o è tassato troppo, "non farà richiesta di prestiti" e dunque le misure della Bce non saranno valse a nulla. A una settimana dal consiglio Bce che si terrà a Napoli, che rischia forti contestazioni dalle proteste riunite attorno allo slogan 'Block Bce', Draghi indica fra le "ambizioni" principali cui l'Europa deve tendere "gli investimenti: privati, ma anche pubblici", un appello indirizzato "a tutti i Paesi che hanno margini di bilancio". E dunque alla Germania in primis, anche se Draghi non entra nel merito del singolo Paese. Ma invia anche un monito ai Paesi fortemente indebitati che vorrebbero allentare le regole del Patto di stabilità e la soglia del 3% di deficit. "Le regole ci sono per essere rispettate", e "l'averle infrante nel passato non ha dato risultati eccezionali". Parole che riecheggiano quanto detto più volte da Draghi, e cioè che la finanza pubblica allegra del passato non ha dato crescita.

 

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