Fida: "Un boomerang la norma sugli imballaggi per gli alimenti sfusi"

Fida: "Un boomerang la norma sugli imballaggi per gli alimenti sfusi"

Lo stop graduale dal primo gennaio 2018 dei sacchetti di plastica forniti come imballaggio per alimenti sfusi causerà, per la presidente Prampolini Manzini, "nuovi costi per i consumatori e nessun beneficio per l'ambiente". "Occorre assolutamente una proroga del Governo".

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11 ottobre 2017

Il decreto legge Mezzogiorno del giugno scorso dispone lo stop graduale a partire dal primo gennaio 2018 dei sacchetti di plastica forniti come imballaggio per alimenti sfusi (ad esempio frutta e verdura) che dovranno essere sostituiti da sacchetti biodegradabili ceduti esclusivamente a pagamento. "Il decreto –spiega Donatella Prampolini Manzini, presidente Fida, la Federazione Italiana Dettaglianti dell'Alimentazione di Confcommercio-Imprese per l'Italia, e vicepresidente nazionale Confcommercio- recepisce una norma europea che ha lo scopo di tutelare l'ambiente e stimolare i consumatori ad adottare comportamenti sostenibili. Riteniamo però che l'impatto della nuova normativa non sia stato adeguatamente valutato. Per questo chiediamo una proroga prima dell'applicazione del provvedimento". "Siamo convinti, infatti –continua Donatella Prampolini Manzini- che il provvedimento si trasformerà in un boomerang sia per i consumatori che per l'ambiente. La soluzione adottata avrà effetti ben diversi da quelli delle norme sugli shopper. In quel caso il consumatore aveva un'alternativa: l'acquisto di shopper riutilizzabili. In questo caso non è possibile perché gli alimenti freschi rischierebbero di contaminarsi a contatto con sacchetti riutilizzati, indipendentemente dal loro materiale. Se l'obiettivo è quello di spingere il consumatore verso un comportamento più sostenibile per l'ambiente, in questo caso non sarà possibile e semplicemente il consumatore non potrà far altro che pagare per i nuovi sacchetti, più costosi e che il punto vendita non potrà far a meno di fargli pagare pena una sanzione dai duemila e cinquecento ai centomila euro". "Per il consumatore –sottolinea ancorail presidente Fida - il provvedimento comporterà pertanto solamente nuovi costi e per l'ambiente il rischio è che nei punti vendita lo sfuso venga gradualmente sostituito col confezionato e in questo caso si avrà l'effetto contrario a quello ricercato dal legislatore europeo perché aumenteranno gli imballaggi più inquinanti". "Occorre assolutamente una proroga del Governo –conclude Donatella Prampolini Manzini- ed è ciò che abbiamo chiesto al Ministero. Trattandosi del recepimento di una norma comunitaria, infatti, non ci sono altri margini di manovra se non ridiscutere la norma a livello europeo e far capire in quella sede le criticità che impediscono di raggiungere le finalità che essa persegue".

 

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