Spesa pubblica locale: "In Italia si spende troppo e male"

Spesa pubblica locale: "In Italia si spende troppo e male"

Convegno "Meno tasse, meno spesa binomio della ripresa". Presentata un'analisi dell'Ufficio Studi Confcommercio su tasse e spesa pubblica locale. Sangalli: "Il governo deve portare nel più breve tempo possibile la pressione fiscale al 40%".

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14 luglio 2016

La presentazione di una ricerca su tasse e spesa pubblica locale ha aperto il convegno organizzato da Confcommercio "Meno tasse, meno spesa. Binomio della ripresa" che si tiene oggi a Roma presso la sede confederale. All'iniziativa, sono intervenuti il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, il leader dei Conservatori e Riformisti, Raffaele Fitto, il Commissario per la spending review, Yoram Gutgeld, il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e Giulio Tremonti, membro Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale. Ha chiuso i lavori il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan. 

Il direttore dell'Uffcio Studi di Confcommercio Mariano Bella, ha illustrato i numeri dell'analisi sulla spesa pubblica locale. La spesa pubblica locale ammonta a 176,9 miliardi di euro. Sprechi o inefficienze sono pari a 74,3 miliardi di euro, il 42% della spesa complessiva. E raggiungono quasi il 67% nelle regioni a statuto speciale, quasi il 65% al Sud, il 48,7% nelle regioni piccole a statuto ordinario e circa il 40% nelle regioni grandi. La Lombardia è la regione più virtuosa per costi, quantità e qualità dei servizi pubblici locali, seguita dal Nord-Est. Fanalino di coda il Sud, con la Sicilia all'ultimo posto. Reinvestendo 53 miliardi di euro dei 74,3 miliardi di risparmio teorico per i migliorare i servizi delle varie regioni italiane portandoli al livello della Lombardia si risparmierebbero 21,1 miliardi di euro di sprechi. Con 21 miliardi di euro annui risparmiati, con il blocco della spesa pubblica ai livelli stabiliti per il 2016 e con una crescita del Pil di oltre l'1,4% per il triennio 2017-2019, nel 2019 la pressione fiscale si potrebbe abbassare al 40,8%. Una sfida certamente eccezionale, ma possibile. La spesa pubblica locale pro capite in Italia è mediamente di 2.937 euro, con il picco in due regioni a statuto speciale: Valle d'Aosta (7.159 euro per abitante) e Trentino Alto Adige (6.470 euro per abitante). In Puglia (2.512 euro per abitante) e Lombardia (2.587 per abitante) i valori più bassi. Mediamente al Nord-Est si spendono 3.165 euro pro capite, al Centro 2.975 euro pro capite e al Sud 2.915 euro pro capite. 

 

Gli interventi di Raffaele Fitto, Yoram Gutgeld, Enrico Rossi e Giulio Tremonti

Fitto

"I punti deboli delle istituzioni regionali sono il Mezzogiorno, le regioni a statuto speciale e le piccole regioni. Le regioni a statuto speciale potrebbero tentare di adeguare i propri statuti a quelli delle altre. La pressione fiscale è la conseguenza di una gestione inefficiente: occorre trovare la forza di eliminare i servizi piccoli e inefficienti". Secondo Fitto si crea una "mobilità passiva": i cittadini escono dalla propria regione per usufruire di un servizio in un'altra, perché in quella di residenza non c'è o se c'è è sotto l'amministrazione di un'altra regione". "Servono investimenti, e la mancanza o l'inefficacia di questi porta a sanzioni europee che peggiorano ancora di più. Il taglio è sempre facile, la copertura è invece un procedimento più complesso".  Fitto ha concluso il suo intervento soyttolineando che bisogna fare attenzione "alle riforme che potrebbero essere efficaci, ma che vengono annullate a causa di provvedimenti mal calibrati o alla disinformazione".

 

Gutgeld

"E' obbligatorio rendere conto di ciò che si è fatto, è una questione di credibilità. Abbiamo ridotto tasse per un totale di 33 miliardi e proseguiamo su questa strada". "Le criticità maggiori sono quelle relative al mercato del lavoro dove ci sono regole rigide e sorpassate. Un altro aspetto negativo è che la burocrazia è lenta e inefficiente e per finire le tasse sono ancora alte e mal distribuite".  "Il governo si è dato l'obiettivo di un rigore finanziario che consenta un calo del deficit e una riduzione del debito per la prima volta in nove anni". "Gli obiettivi sono tanti: la riduzione della spesa senza fare tagli al personale e licenziamenti come in altri paesi europei; riorganizzazione strutture per una uniformità di spesa nelle varie regioni per lo stesso oggetto; standard di efficienza operativa ed efficacia clinica degli ospedali; integrazione di una forza di polizia e coordinamento delle altre tre e costi standard per definire budget comuni". In Italia una riduzione di 10 mlrd. di spesa pubblica. Una forte riduzione delle spese e una riduzione delle tasse sono una promessa credibile".

 

Rossi

"In Toscana c'è stata una forte riduzione della spesa, ma è controproducente tagliare anche gli eventi culturali e tradizionali". "L'obiettivo è la riduzione della spesa sanitaria garantendo però servizi di qualità e una maggiore specializzazione". "Enti locali e Regioni hanno visto ridotta di un terzo la mole complessiva degli investimenti pubblici. Siamo orgogliosi di aver tenuto la spesa sotto controllo". "A causa della crisi sono stati persi millemiliardi di investimenti sia pubblici che privati, ma la crisi si risolve anche fornendo al paese strumenti solidi e competitivi. La spesa era ridotta già prima della crisi, che ovviamente ha peggiorato la tendenza. Necessario uno sforzo collettivo. La Toscana in particolare ha deciso che, poiché le risorse comunitarie sono poche, si aiuteranno solo quelli che hanno iniziative veramente valide e utili per il territorio".

 

Tremonti

"L'arco di tempo tra il 1995 e il 2016 è molto lungo e nessun anno è uguale all'altro. Dal '77 l'Italia è l'unico paese europeo a essere completamente centralizzato: questa centralità è però anche una delle cause del debito pubblico. Se si spende ma non si recupera la spesa dalle regioni, come si riempie il buco lasciato? A ridosso del 2000 si è realizzata una situazione anomala: un federalismo centrale insieme a un decentramento amministrativo (legge Bassanini). In Italia c'è anche una tendenza di crescita del fisco accompagnata da una crescita del wellfare, che in realtà si fanno concorrenza negli stessi ambiti. Questa doppiezza minaccia la crescita; necessaria una riforma organica". "La situazione di pressione fiscale però non è determinata solo dagli sprechi; eliminando solo quelli non è possibile risolvere anche i problemi legati a politica e legalità". "Non tutto in realtà va così male; molte aree si stanno normalizzando, solo la Calabria continua a essere fuori controllo". "La pressione fiscale in realtà è cresciuta, il -0,1% non è un dato così influente. Il sistema degli interessi in Italia è insostenibile: il tasso 0 significa niente consumi, e un limite alla proprietà privata, al patrimonio e all'iniziativa personale, perché vengono a mancare i liquidi.

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