Grano duro: "il protocollo d'intesa non può prescindere dal seme certificato"

Grano duro: "il protocollo d'intesa non può prescindere dal seme certificato"

L'Associazione che riunisce le imprese sementiere italiane accoglie con favore, ma con alcune precisazioni, il protocollo d'intesa a difesa del grano duro siglato da alcune organizzazioni di categoria del settore.

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21 dicembre 2017

Assosementi accoglie con favore il protocollo d'intesa a difesa del grano duro siglato da alcune organizzazioni di categoria del settore. L'Associazione che riunisce le imprese sementiere italiane sottolinea però la necessità che il protocollo coinvolga anche il seme certificato, condizione imprescindibile per assicurare la tracciabilità di una produzione che rappresenta più di ogni altra il Made in Italy nel mondo. "Il settore cerealicolo non può fare a meno di dare vita a un proficuo dialogo tra tutti gli attori del comparto se vuole superare le criticità che è costretto ad affrontare", ha dichiarato Franco Brazzabeni, presidente della Sezione cereali di Assosementi. "Il protocollo d'intesa è un importante passo verso la tracciabilità, ma è necessario ricordare che per perseguire questo obiettivo bisogna partire dal seme certificato, primo anello della filiera e fulcro di un sistema orientato alla qualità richiesta dai consumatori"., ha concluso. "La coltura del grano duro è minacciata oggi dal calo delle richieste di certificazione di sementi a cui assistiamo in Italia. Secondo i numeri diffusi dal CREA-DC, il rischio è che per la campagna autunno-vernina l'impiego di seme non certificato interessi oltre il 50% della superficie coltivata, con il risultato che non sarebbe tracciata più della metà delle nostre produzioni", ha aggiunto Brazzabeni. "L'industria sementiera mette in campo costanti investimenti nell'innovazione varietale, per assicurare agli agricoltori varietà più performanti e di maggiore interesse per il mercato. Per questo Assosementi è pronta a dare il suo contributo all'interno del Protocollo d'intesa, sicura che la competitività della filiera parta dalla competitività delle colture", ha concluso Brazzabeni.

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