Fipe: "l'aumento della rete non può essere assimilato al buono stato di salute delle imprese"

Fipe: "l'aumento della rete non può essere assimilato al buono stato di salute delle imprese"

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14 gennaio 2016

 

I risultati dell'analisi sull'evoluzione della rete commerciale nei centri storici di alcune importanti città italiane nel periodo 2008-2015 vanno interpretati, per quanto riguarda il settore dei ristoranti e dei bar, alla luce di tre fattori:
1. la crescita della pressione concorrenziale che caratterizza il settore con una densità imprenditoriale tra le più alte d'Europa. In Italia ci sono 4,4 imprese ogni 1.000 abitanti contro le 3,3 della Francia e le 1,8 del Regno Unito, mentre i consumi sono scesi, tra il 2007 ed il 2014, di 1,2 miliardi di euro; 
2. la crescita dell'imprenditoria straniera, a conferma del mutato equilibrio tra costi ed opportunità che segna la gestione delle imprese. Oggi si contano in Italia 44 mila imprenditori stranieri che gestiscono il 15% dei bar ed il 14% dei ristoranti complessivi;
3. la crescita di formule commerciali a minor contenuto di servizio a scapito di quelle più qualificate. Il numero dei take away è salito del 35% tra il 2009 ed il 2014 ed uno su tre risulta gestito da imprenditori stranieri.
La conseguenza è che l'aumento della rete non può essere in alcun modo assimilato al buono stato di salute delle imprese mentre appare più plausibile interpretarlo come una condizione di ulteriore criticità peraltro suffragata anche dagli elevati tassi di turn over imprenditoriale che caratterizzano questo settore. Nei soli primi 9 mesi del 2015 hanno cessato l'attività ben 20 mila pubblici esercizi.

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