Il sistema balneare italiano in difesa del suo futuro e di quello del "fare impresa"

Il sistema balneare italiano in difesa del suo futuro e di quello del "fare impresa"

Il Sib lancia l'allarme: senza un allungamento della durata concessioni demaniali marittime "l'offerta dei servizi di spiaggia in Italia oggi rischia di non avere più un futuro". Borgo: "siamo convinti che il Governo vorrà e saprà difendere le 30mila imprese balneari italiane. Altrimenti, possibili gravissime conseguenze per il turismo italiano".

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2 marzo 2015

"La certezza dell'impresa per il sistema balneare italiano": questo il titolo del convegno organizzato a Roma presso la sede nazionale di Confcommercio, dal Sib, Sindacato italiano balneari, per discutere della continuità delle concessioni vigenti e del relativo salvataggio di circa 300 imprese che rischiano la chiusura a causa dell'importo spropositato dei canoni pertinenziali. In Italia l'economia balneare conta 87mila imprese, 418mila occupati, consumi per 24 miliardi di euro, un valore aggiunto di 14 miliardi e 100mila occupati diretti. Dopo l'introduzione del presidente Sangalli (vedi allegato, ndr), ha preso la parola per un breve intervento il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che ha proposto di "riprendere il lavoro fatto al Ministero dell'Economia sotto la supervisione di Baretta con l'obiettivo di arrivare a una proroga delle concessioni finalizzata all'approvazione di una legge di riassetto. Bisogna affermare la specificità italiana che l'Europa deve assolutamente comprendere, è assurdo il discorso delle aste". Il responsabile dell'Ufficio Studi della Fipe, Luciano Sbraga, ha quindi citato una serie di dati sul turismo balneare, "grande forza dell'Italia, punto di forza da cavalcare in un mercato turistico globale sempre più competitivo", che assicura "un terzo delle presenza turistiche nel nostro Paese, non a caso uno straniero su quattro viene in Italia proprio per fare turismo balneare, flusso che ha permesso al settore di ‘tenere' in qualche modo negli ultimi anni a fronte del netto calo del turismo interno. La parola è quindi passata all'onorevole Sergio Pizzolante (Ncd) che ha definito quella delle concessioni "una vicenda con un valore simbolico: lo Stato non può diventare nemico delle imprese, è inaccettabile che non si possa fare una proroga di alcuni mesi per salvare delle imprese, l'ottusità di una certa burocrazia statale non può farle fallire". Per l'europarlamentare Lara Comi "sono stati fatti errori da parte di tutti, bisogna riconoscerli e fare ora un passo in avanti. C'è bisogno di un intervento immediato per salvare le aziende del settore, con la stessa rapidità che si sollecita per adottare le riforme di cui ha bisogno il Paese." I lavori si sono conclusi con l'intervento del presidente del Sib, Riccardo Borgo, che ha sottolineato come "l'offerta dei servizi di spiaggia in Italia nasce da lontano, ma oggi rischia di non avere più un futuro". Si tratta di un "prodotto tipico" del Paese, radicato nella sua cultura e nella sua tradizione, che "va difeso con forza perché i rinnovi delle concessioni demaniali esistenti con procedure di evidenza pubblica, così come ci imporrebbe l'Europa, avrebbero come conseguenza la fine dell'attuale concezione di ‘fare impresa', senza alcun beneficio per l'economia e soprattutto per il nostro turismo". A causa dell'incertezza normativa gli investimenti da diversi anni sono infatti bloccati,  e le presenze in spiaggia degli italiani sono crollate del 41% negli ultimi sei anni. La categoria peraltro, ha ricordato Borgo, oltre al pagamento di un canone concessorio pari a circa 120 milioni di euro, fornisce una serie di servizi di carattere pubblico che solo per il 2014 hanno comportato una spesa di 190 milioni di euro per il salvamento e di 450 milioni per la manutenzione dell'arenile. In sostanza, il Sindacato italiano balneari chiede al Governo una durata più lunga delle concessioni demaniali marittime, minimo 30 anni, da applicare anche alle imprese attualmente operanti; l'alienazione con diritto di opzione in favore dei concessionari delle porzioni di demanio marittimo che da tempo hanno perso le caratteriste della demanialità e della destinazione ai pubblici usi del mare; il riconoscimento del ‘valore commerciale' dell'azienda balneare da trasformarsi in ristoro a favore del concessionario nel caso di cessione coattiva in favore di terzi; una modifica dei criteri di determinazione dei canoni demaniali marittimi che li renda ragionevoli, equi e sostenibili. "Siamo convinti che il Governo vorrà e saprà difendere le 30mila imprese balneari italiane – ha concluso Borgo – dal momento che è ben consapevole delle possibili gravissime conseguenze alle quali andrebbe incontro il turismo italiano, soprattutto in tema di qualità dei servizi, immagine ed occupazione. Ma non c'è più tempo: gli imprenditori balneari sono già al lavoro perché tra poco più di un mese inizia la stagione turistica 2015 e molti, troppi, non conoscono ancora oggi quale sarà il proprio destino e quello delle loro famiglie".

 

 

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