Intervento del Presidente Sangalli al convegno: "Meno tasse, meno spesa. Binomio della ripresa"

Intervento del Presidente Sangalli al convegno: "Meno tasse, meno spesa. Binomio della ripresa"

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22 luglio 2015

 

Cari Amici,

innanzitutto desidero ringraziare calorosamente per la partecipazione al nostro tradizionale appuntamento annuale sul fisco i relatori Claudio Borghi, Daniele Capezzone, Itzhak Yoram Gutgeld, Enrico Rossi e Carla Ruocco.

E ringrazio particolarmente il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, per aver accolto il nostro invito a chiudere i lavori.

Oggi ci troviamo di fronte a segnali di ripresa effettiva, seppure timida. Un processo di ripresa caratterizzato dal susseguirsi di segni alterni, riflesso congiunturale di debolezze antiche e strutturali.

Scordiamoci, dunque, una ripresa da boom economico. Ma non accontentiamoci di una prospettiva troppo fragile.

La ripresa va consolidata anche perché esposta non solo alle insidie interne ma anche a quelle internazionali. Il caso della Grecia, dallo scenario ancora mutevole, ne rappresenta un esempio lampante.

Ad ogni modo, se ai piccoli incrementi positivi di breve periodo aggiungiamo l'effetto Expo, è concreta, per il nostro Paese, la prospettiva di una ripresa intorno all'1% per l'anno in corso. Ma questo non è sufficiente per il rilancio economico dell'Italia. Bisogna assolutamente trasformare questa ripresa in vera crescita.

E qui non esiste alternativa: bisogna ridurre la spesa pubblica che non è solo troppo alta, ma anche mal distribuita. E per farlo bisogna percorrere una strada a due corsie.

Quella normale, di marcia, è la lotta agli sprechi e alle inefficienze. Quella di sorpasso riguarda la ridefinizione del perimetro dell'azione pubblica.

La spesa pubblica presenta ancora ampi margini di riduzione e riqualificazione.

Bisogna intervenire  evitando tagli lineari e indiscriminati. E valorizzando, invece, la buona spesa con interventi attenti, puntuali e mirati di aggressione agli sprechi e di riduzione delle inefficienze non solo sulle Amministrazioni centrali ma anche su quelle locali.

Infatti, come emerge dalla ricerca del nostro Ufficio Studi, inefficienze e sprechi a livello territoriale, con differenziazioni notevoli tra le varie regioni e aree del Paese, ammontano complessivamente a circa 74 miliardi di euro. E di questi, mentre 51 circa dovrebbero essere reinvestiti per migliorare la qualità e la quantità dei servizi pubblici locali in ampie aree del Paese, 23 miliardi di euro sono del tutto aggredibili e rappresentano delle vere e proprie inefficienze.

Ed è con queste risorse che possiamo concretizzare, anche una nostra proposta: ridurre di 1 punto percentuale ciascuna delle attuali 5 aliquote Irpef. Un intervento che costerebbe complessivamente poco meno di 8 miliardi di euro. Speriamo che i conti pubblici e un'azione molto coraggiosa di revisione della spesa consentano al governo di trasformare gli impegni presi di recente dal premier Renzi in fatti concreti. Dunque, è proprio sul fronte della riduzione della spesa pubblica che si può e si deve avere più coraggio e determinazione. Perché questa pressione fiscale a livelli record è un carico insopportabile per le famiglie e le imprese ed è incompatibile con qualsiasi realistica possibilità di crescita del Paese. Coerentemente con questo obiettivo ogni euro recuperato dal minor costo del debito pubblico - nonché dalla lotta all'evasione fiscale – deve essere restituito ai contribuenti in regola.

Non si può immaginare di far quadrare i conti, in una moderna democrazia economica, ricorrendo sempre all'aumento delle tasse.

Per questo va scongiurata in tutti i modi l'attivazione delle clausole di salvaguardia che comporterebbe 70 miliardi di tasse in più nei prossimi tre anni. Altrimenti si brucerebbero definitivamente le prospettive di ripresa. Se queste clausole non scatteranno, come il Governo ha assicurato, e noi ce lo auguriamo e ci vogliamo credere, le scelte dell'esecutivo andranno nella giusta direzione.

Infatti, l'inasprimento delle aliquote Iva penalizzerebbe ulteriormente il rilancio della domanda interna che è ancora troppo debole e che - ricordo - per consumi e investimenti vale l'80% del Pil.

La conditio sine qua non è, pertanto, che il Governo scommetta sulla ripresa iniziando – già dal prossimo anno - un percorso certo, progressivo e sostenibile di riduzione della pressione fiscale.

E qui, caro Ministro Padoan, si torna alla "madre di tutte le riforme", ossia alla riforma fiscale, che non può essere surrogata da un processo di continui aggiustamenti sulla scorta delle emergenze.

Sappiamo bene che la Legge Delega è un'opera di "manutenzione", pure urgente e importantissima, del nostro sistema fiscale ma i 15 mesi previsti non sono bastati per portarla a compimento.

Ancora una volta si è persa un'importante occasione per rendere il nostro sistema fiscale più semplice, affidabile ed equo, e davvero "amico della crescita".

In particolare, ci aspettavamo che il Governo attuasse quei principi della Legge Delega di cui i nostri imprenditori hanno estremamente bisogno e che attendono da tempo per la gestione delle proprie attività. Penso, ad esempio, all'esclusione dal pagamento dell'Irap per i piccoli imprenditori privi di "autonoma organizzazione" e alla determinazione del reddito per cassa per le imprese di minori dimensioni.

Chiediamo con forza al Governo ed al Parlamento di intervenire, con urgenza, per accelerare i tempi e completarne l'attuazione.

Il nostro sogno, il sogno di tanti imprenditori del commercio, del turismo, dei trasporti e dei servizi. Un fisco che abbia tre elementi qualificanti:

1.         pochi tributi, semplici da pagare;

2.         la riduzione generalizzata delle aliquote Irpef;

3.         l'adozione di fabbisogni e costi standard;

Per interrompere quel circolo vizioso che porta al continuo incremento della pressione fiscale. Da un lato, lo Stato taglia i trasferimenti a Regioni e Comuni ma non riduce il prelievo di propria competenza. Dall'altro, Regioni e Comuni - per sopperire al taglio dei trasferimenti - devono aumentare i tributi locali. E i costi delle inefficienze e del mancato coordinamento tra livelli di governo si scaricano sempre sui cittadini. In sostanza, vige ancora il concetto di spendi e tassa.

E qui dobbiamo essere espliciti: la leva della pressione fiscale si può manovrare da oggi in poi soltanto al ribasso. Ogni altro movimento deve essere assolutamente vietato.

Due sono le parole chiave per una vera riforma fiscale: semplificare e ridurre. Certo non è facile ma è possibile.

E soprattutto oggi è indispensabile.

Grazie.

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