L'intervento del presidente Sangalli

L'intervento del presidente Sangalli

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1 dicembre 2016

Il rischio di disperdere i valori e lo spirito dei padri fondatori dell'Europa oggi è elevato. Crediamo, dunque, che sia necessario costruire ciò che non c'è, un nuovo consenso attorno a nuove azioni per la crescita economica, ma soprattutto per l'inclusione sociale. I cittadini europei chiedono risposte a esigenze non dissimili da quelle delle imprese. Perché non c'è impresa senza persone soddisfatte, non ci sono profitti senza buoni salari, non c'è successo senza benessere condiviso. Sappiamo tutti che il futuro dell'Italia è legato a quello dell'Unione Europea. Questo non ci spaventa perché già sentiamo l'Europa come una comunità di stati per gli stati, di cittadini per i cittadini. In una società aperta, libera e democratica, dentro le istituzioni la politica fissa gli obiettivi e prende responsabilmente le decisioni necessarie. Le rappresentanze vi concorrono svolgendo quotidianamente il compito di valutazione dei fatti e delle scelte medesime nonché di predisposizione dei più efficaci strumenti per raggiungere, con i minori costi, i suddetti obiettivi.  E' la nostra funzione, è il nostro impegno. Li mettiamo a disposizione. Il terziario di mercato, nelle sue diverse espressioni del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti e della logistica rappresenta oggi in Europa oltre il 70% delle unità produttive, più del 60% dell'occupazione e quasi il 60% del valore aggiunto. Parlare di imprese in Europa, sin qui, ha significato pensare quasi sempre all'industria, che certamente merita rispetto, va tutelata e valorizzata, ma non può essere né l'unico, né il principale punto di riferimento. Occorre, dunque, occuparsi in modo adeguato anche del terziario di mercato. Presentare questo volume delle Bussole dedicato all'internazionalizzazione qui stasera è un po' come dire: siamo orgogliosi di quello che abbiamo alle spalle e, allo stesso tempo, guardiamo sempre avanti, alla formazione e all'innovazione delle nostre imprese. Noi rappresentiamo un mondo che, certo, vive molto di domanda interna. Ma non è un mondo chiuso, asserragliato dentro i confini nazionali. Tutt'altro: basti pensare ai flussi turistici che serviamo ogni giorno, tutti giorni; quel turismo che genera domanda per le nostre imprese e per l'intera filiera del made in Italy; quel turismo che alimenta le indispensabili poste attive della bilancia dei pagamenti.  La nostra Confederazione combatte battaglie importanti che riguardano la domanda interna e il rilancio dei consumi, come quella per l'abbassamento generalizzato dell'IRPEF o per scongiurare l'attivazione delle clausole di salvaguardia sull'IVA. Allo stesso tempo, guardiamo in modo costruttivo fuori dai confini nazionali. Affrontando tutte le sfide che si presentano, anche in Europa.  L'estero non è il territorio di caccia degli industriali, mentre il terziario rimane al palo. Anzi, le nostre imprese hanno grandi potenzialità che aspettano solo di essere colte ad alcune condizioni. La prima regola è che nessuno deve sentirsi tagliato fuori: grandi o piccoli, qualsiasi attività si faccia, in un modo o nell'altro, è sempre possibile internazionalizzare. Tutti possono andare all'estero, comprare o vendere all'estero, o dall'estero farsi ispirare. La seconda regola è che si deve andare all'estero preparati, con gli strumenti giusti e i compagni di viaggio adatti, evitando improbabili avventure. La terza regola è che si può fare internazionalizzazione in tanti modi diversi: però, in ogni caso, internazionalizzare porta sempre un cambiamento in azienda. La quarta regola, talvolta dimenticata dagli esperti ma ben presente ai nostri imprenditori, è creare ricchezza e occupazione con le esportazioni che si realizzano restando a casa, nella nostra Italia. Soddisfacendo, cioè, le molteplici e mutevoli esigenze del turismo, il più grande generatore di domanda mondiale per i prossimi decenni. Anche questa è internazionalizzazione. L'internazionalizzazione va di pari passo con innovazione e sviluppo. In questo processo noi crediamo con forza e anche le nostre imprese ci credono. Imprese che hanno fiducia in noi e nel lavoro che facciamo. E, parallelamente, noi abbiamo fiducia nelle nostre imprese, e in quello che fanno e possono fare per il Paese. Così come abbiamo fiducia in questo Parlamento, che ci ospita stasera. E pensiamo che questa legislatura rappresenti un banco di prova per il futuro dell'Europa e dei suoi Stati membri. Per costruire un'Europa che, secondo le nostre sensibilità e responsabilità, sia davvero la casa comune di tutte le imprese e di tutti i cittadini europei: quelli europei per nascita e quelli che vogliono davvero diventarlo.

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