Poletti: "sul Jobs act la fiducia non è l'unica strada"

Poletti: "sul Jobs act la fiducia non è l'unica strada"

Per il ministro del Lavoro "il voto di fiducia non è l'unica strada perché i tempi parlamentari consentono una discussione secondo i regolamenti". L'obiettivo del Governo resta quello di far partire ad inizio anno il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.

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3 novembre 2014

Matteo Renzi non molla di un centimetro sul Jobs Act. "E' la riforma più di sinistra che io abbia mai visto e la dead line per l'approvazione è il primo gennaio", ha tagliato corto il premier al di là dei tentativi di intesa in corso augurandosi tuttavia che non servirà metterà la fiducia. "La metteremo solo se serve", ha ribadito a Ballarò. Proposito confernato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per il quale "il voto di fiducia non è l'unica strada perché i tempi parlamentari consentono una discussione secondo i regolamenti. Ma quest'ultima è una possibilità nelle mani della commissione. La discussione può essere in coerenza con l'obiettivo di far partire ad inizio anno il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, per applicare gli incentivi previsti dalla Legge di stabilità. Se così sarà non ci sarà bisogno della fiducia, se invece tutto ciò non fosse possibile, faremo le valutazioni necessarie per utilizzare gli strumenti che il Parlamento ha a disposizione". Se con la minoranza il confronto è ancora aperto, non è così per la Cgil. Ieri il segretario confederale Danilo Barbi, in audizione alla Camera, ha avvertito: "non consentiremo così facilmente di modificare questo articolo, faremo una opposizione brutale".  La madre di tutte le battaglie per renzi è appunto il jobs act, contro cui i sindacati minacciano lo sciopero generale e il Pd rischia di spaccarsi. L'analisi del premier parte dalla constatazione che "a parte l'articolo 18 c'è un consenso totale" inconfutabile. Davanti ai parlamentari Pd non sembra, però, tendere una mano per ridurre le tensioni sull'articolo 18 stesso. "Stiamo togliendo alibi e non diritti e il primo gennaio è la dead line" per fare partire una riforma e "dare risposte" al mondo del lavoro. 

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