Renzi: "Faremo di tutto per cambiare". La sinistra Pd annuncia battaglia

Renzi: "Faremo di tutto per cambiare". La sinistra Pd annuncia battaglia

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23 settembre 2014

 

"C'è una straordinaria opportunità in Italia, quella di smettere di piangersi addosso: ci sono cose che vanno cambiate in modo quasi violento, nel senso del procedimento, ma se non ci mettiamo l'unica cosa sulla quale non abbiamo competitors, cioè la forza straordinaria del cervello, capace di superare ogni frontiera, non si va da nessuna parte". Lo ha affermato il presidente del Consiglio Matteo Renzi nell'incontro con la comunity delle start-up italiane a San Francisco, trasmesso da Rainews 24. "La foto dell'Italia è la foto di un paese con qualità straordinaria e con punti debolezza incredibili", ha detto Renzi citando, in particolare, la lunghezza della giustizia civile e il numero eccessivo di parlamentari. Tra le "priorità" indicate da Renzi per andare avanti, le riforma che sono responsabilità della politica e la forza delle idee, perché "le riforme vanno fatte ma sono le idee a cambiare il paese: le riforme vanno fatte perché altrimenti le idee non trovano casa". "Sacconi e Forza Italia cheerleaders del #JobsAct . Sono diventati di sx o Pd segue la dx?". Stefano Fassina su twitter sottolinea così che i sostenitori del Jobs Act vanno crecati più in Ncd e Forza Italia che nel Pd. "Noi -specifica Alfredo D'Attorre- vogliamo dare una mano, non ci sono e non immaginiamo alternative a questo governo. Ma questo non significa dire a Renzi sempre di sì. Il problema è non fare cascare male i lavoratori e gli italiani". D'Attorre, Fassina insieme a Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Pippo Civati tra gli altri, si vedranno per fare il punto sulla linea da tenere. Ma dall'inner circle renziano si recapita il messaggio che la linea la decidono il segretario e la maggiora che ha vinto il congresso. "Ricordo a D'Attorre che il segretario del Pd è stato scelto con le primarie sulla base di un programma chiaro. Qualcun altro ha perso le primarie e ora non solo pensa di dettare la linea ma lo fa prima ancora che si svolga una discussione nei luoghi preposti, come è la Direzione del partito", dice Lotti. Ed ancora Bonifazi: "Trovo surreale l'agitazione che attanaglia chi non ricorda piu' di aver perso le primarie e oggi pretende di dettare
la riforma del lavoro. Sia chiaro a tutti che non si sta parlando di una riforma apparsa all'improvviso ma di un provvedimento che non solo era nel programma dell'attuale segretario del Pd, ma anche nel programma di governo che il premier ha presentato alle Camere quando ottenne la fiducia. Questo governo e' abituato a mantenere le promesse e non accadra' diversamente su questo fronte". Al di là del dibattito interno al Pd, anche le forze politiche dell'opposizione si fanno sentire. Beppe Grillo lancia l'hastagh #CoeRenzie e ricorda "quando Renzie difendeva l'articolo 18". Il leader M5S cita una trasmissione tv dell'aprile 2012 in cui il premier diceva: "Non ho trovato un solo imprenditore, in tre anni che faccio il sindaco, che mi abbia detto: 'Caro Renzi, io non lavoro a Firenze o in Italia, non porto i soldi, perché c'è l'articolo 18'. Nessuno me l'ha detto". Nichi Vendola rivolge invece un appello al Pd perchè "prima di avventurarsi in quel vicolo cieco che é la cancellazione dell'articolo 18, io spero che dalle parti del Partito Democratico riflettano molto attentamente sulle conseguenze che questo puo' determinare ". Perchè, aggiunge il leader di Sel, "la riduzione e la cancellazione dei diritti non c'entra niente con la lotta alla precarieta'. La strada che vuole intraprendere Renzi e' la stessa di Berlusconi. Se ci sono molti che sono precari, e purtroppo ce ne sono e sono anche troppi, allora Renzi si faccia promotore di una stagione dei diritti per chi non ne ha".
 
 

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