L'Italia va meglio, ma la strada è ancora lunga

L'Italia va meglio, ma la strada è ancora lunga

Secondo il Il Fondo monetario internazionale il Pil crescerà quest'anno dell'1,1% e dell'1,25% nel 2017 (entrambe le previsioni sono in rialzo rispetto alla stima fatta ad ottobre 2015). Ma il ritorno della produzione a livelli pre-crisi è prevedibile solo verso la metà degli anni 2020.

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23 maggio 2016

Il Fondo monetario internazionale ritocca leggermente al rialzo  le stime di crescita dell'Italia: per il 2016 il Pil è visto  crescere dell'1,1%, lo 0,1% di più di quanto calcolato  dall'istituto di Washington lo scorso aprile nel suo World  Economic Outlook. Per il 2017 la stima è per un'espansione dell'economia dell'1,25% circa, anche in questo caso un  pochino meglio delle previsioni fatte in primavera e pari a un +1,1%. È quanto emerge dal commento conclusivo dello  staff del Fondo al termine della sua missione in Italia, dove ha condotto un'analisi annuale come parte delle cosiddette consultazioni Articolo IV. "È probabile che la ripresa si  rafforzerà nei prossimi anni, pur rimanendo modesta. Sullo sfondo di rigidità strutturali e di una domanda contenuta, si prevede una crescita dell'1,1 per cento quest'anno e di  circa l'1,25 per cento nel 2017-18 (nel quadro  programmatico). I rischi sono orientati al ribasso, legati  tra l'altro alla volatilità dei mercati finanziari, al  rischio Brexit, all'emergenza immigrazione ed ai venti  contrari generati dal rallentamento delle attività  commerciali a livello mondiale". Gli esperti dell'istituto  guidato da Christine Lagarde fanno notare che "questo  percorso di crescita implicherebbe un ritorno a livelli di produzione pre-crisi (2007) solo verso la metà degli anni  2020, con un ampliamento del divario di reddito tra l'Italia  e la media della zona euro a più rapida crescita. Inoltre,  la crescita nominale potrebbe essere troppo debole per  risolvere stabilmente le fragilità finanziarie ed i bilanci  potrebbero continuare a costituire una fonte di  vulnerabilità, poiché il loro risanamento richiederebbe un  periodo prolungato. Nell'ambito di un'unione economica e  monetaria incompleta, l'Italia rimarrebbe esposta a rischi".

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