La sfida della logistica: aggregarsi e progettare nuovi servizi pregiati

La sfida della logistica: aggregarsi e progettare nuovi servizi pregiati

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23 maggio 2016

Il ritorno di confini e faglie geopolitiche è una delle grandi incognite di un mondo che si pensava avviato all'interconnessione. Parto da un fatto di questi giorni. Mentre al Brennero si alzavano i muri contro i flussi dei migranti, a Roma -simbolicamente - le rappresentanze di trasportatori e commercianti, che sui flussi delle merci ci vivono, denunciavano i danni prodotti dal ripristino delle barriere su una economia ormai abituata a funzionare e a pensarsi come un flusso continuo. Il fatto è che oggi siamo sempre più immersi in un'economia e una società che attraverso la pervasività della rete digitale incorpora, assembla e mette a valore quella che Ernst Bloch chiamava «la contemporaneità del non-contemporaneo». Quando nel dicembre 2013 il movimento dei "forconi" con protagonisti piccoli trasportatori, commercianti, giovani delle periferie, aveva bloccato piazze e caselli autostradali da Torino alla Sicilia fino al Nord-Est, la prima reazione fu di confinarne la portata alle nostre spalle. E d'altronde cosa c'era di più simbolicamente antico del forcone nell'epoca delle grandi piattaforme di sharing economy che organizzano le economie digitali? A due anni da quell'evento sono tornato a studiare proprio quel mondo del trasporto da cui allora era partita la scintilla, e che oggi rappresenta un osservatorio importante per capire come un pezzo del blocco sociale della La sfida della logistica: aggregarsi e progettare nuovi servizi pregiati piccola impresa e della sua rappresentanza, stiano provando a prendere le misure all' economia circolare dei flussi e del digitale. Fino al passaggio di secolo il trasporto era parte di un "modello logistico italiano" che nell'accoppiata padroncini molecolari ed economie diffuse territoriali, aveva creato un proprio equilibrio. L'arrivo della globalizzazione produce una prima transizione in cui cresce una dimensione intermedia di piccole imprese strutturate, né contoterzisti molecolari né grandi players logistici. Nel contempo, in basso, si avviala feroce selezione dell'impresa individuale con oltre 28mila addetti persi tra 2001e 20u, in gran parte "padroncini" autonomi. A questo primo salto si accompagna un movimento parallelo di modernizzazione del fare rappresentanza che porta alla creazione di Conftrasporto nel 2001, unificando le principali organizzazioni dell'autotrasporto piccolo e medio che fmo a quel momento ne avevano frammentato la rappresentanza Si costituisce così una geografia della rappresentanza a tre punte: in alto il mondo dei grandi spedizionieri e delle multinazionali della logistica nonché del capitalismo delle reti infrastrutturali nato dalle privatizzazioni e orbitante in Confindustria; in basso, dentro le centrali artigiane, i padroncini contoterzisti sempre più pressati a competere sul prezzo e con la concorrenza del "camionista rumeno" alle costole per la liberalizzazione del trasporto internazionale di matrice europea; in mezzo, ad accompagnare la crescita di un tessuto di piccole e medie aziende Conftrasporto, dentro il progetto di rappresentanza generale dei servizi di Confcommercio. E proprio da questo segmento intermedio che oggi vengono le novità. Gli anni della crisi impongono un salto di qualità a tutti. Logistica e trasporto divengono importanti per garantire competitività e efficienza nelle supply chain di un sistema imprenditoriale sempre più internazionalizzato. E la cultura logistica delle imprese italiane si polarizza trauna élitechedomanda servizi sempre più qualificati e un bacino di capitalismo molecolare in difficoltà ancora attestato a chiedere servizi a bassa qualità e basso costo. Conseguentemente anche l'impresa di autotrasporto tende a polarizzarsi, tra una componente che appare in grado (per tecnologie, profili impiegati, formule competitive, caratteristiche del servizio) diagganciarelafrazionedi domanda di servizi più evoluta, andare sui mercati esteri operando direttamente in sinergia con i clienti "industriali" o integrandosi nelle reti governate dai grandi player logistici, e una componenteinvecedestinataad una competizione al nbasso. Anche da noi cresce, sebbene troppo poco, una élite di imprese in grado di intrecciare al trasporto l'organizzazione della supply chain. Dunque l'invaso mediano delvecchioautotrasportosifrattura e il mercato logistico, seppure ancora ristretto, si concentra, qualifica e polarizza. Da un lato, si costituisce una élite che saleversolostatusdiimpresaca-pitalisticavera e propria, capace di intercettare le economie dei flussi e le nuove economie di scala permesse dalla robotica intelligente; dall'altro lato, rimane una massa di imprese impigliate nelle reti del subappalto fondate sulla commodity del trasporto puro. La rivoluzione in arrivo dell'e-commerce e l'applicazione del potere dell' algoritmo e del software alle catene logistiche pone oggi il mondo dei trasporti davantiadunnuovobivio:accettame l'ascesa come una rivoluzione passiva dall'alto e rassegnarsi a subire un processo di uberizzazione giocando la parte dell'ultimo anello a basso valore aggiunto, oppure provare ad aggregarsi per investire, assumere logiche di piattaforma e di filiera sul territorio e progettare nuovi servizi pregiati. Èinquestocontestodiristrutturazione che si avvia anche un ripensamento del fare-rappresentanza in cui le organizzazioni del trasporto, Conftrasporto in testa, provano a dare risposta a questa transizione, allargando lo spettro dell'appello ad una rappresentanza unica dell'interosettoredellamobilità. Lanuova compagine si allarga alle imprese di trasporto e logistica nate dai processi di scomposizione e privatizzazione del trasporto ferroviario e marittimo con l'entrata di Fercargo e Fedarlinea a cavallo della crisi, fmo ad arrivare oggi a pensare un possibile rapporto coni capitalisti delle reti e dei nodi infrastrutturali, dalle autostrade agli aeroporti. Una alleanza del capitalismodellereticonunpezzo di capitalismo molecolare evoluto, dal trasporto al commercio, che costituirebbe una lobby di sistema preziosa per la modernizzazione del paese.

tratto da "Il Sole 24 Ore" di Aldo Bonomi

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