Presssione fiscale: botta e risposta tra Cannata (Tesoro) e Bella (Confcommercio)

Presssione fiscale: botta e risposta tra Cannata (Tesoro) e Bella (Confcommercio)

Il direttore generale del Tesoro: "La pressione fiscale dell'italia non è così distante dagli altri Paesi". Il direttore dell'Ufficio Studi della Confederazione: "La distanza con gli altri Paesi non è affatto trascurabile: si tratta di 3,5 punti percentuali rispetto alla media Ue. Se poi si pesano allo stesso modo tutti i Paesi, allora il divario cresce di sette punti".

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18 settembre 2014

 

Il tema della pressione fiscale in italia è sempre al centro del dibattito. Un dibattito che oggi si è arrichhito delle dichiarazioni del direttore generale del Tesoro responsabile del debito pubblico, Mario Cannata. "Si parla molto della pressione fiscale dell'Italia. Sicuramente è elevata - ha detto Cannata - ma non così distante dalla media di altri paesi". Cannata ha quindi sottolineato che semplificare la burocrazia è un obiettivo "molto importante" ed è "fondamentale passare da una spesa pubblica meno efficiente a una più efficiente, anche se su questo fronte resta molto da fare". Al direttore generale del Tesoro ha risposto Confcommercio e lo ha fatto attraverso le riflessione del direttore dell'Ufficio Studi Mariano Bella: "E' indubbio che gli attuali 3,5 punti percentuali assoluti di maggiore pressione fiscale dell'Italia (44,1%) rispetto alla media UE a 27 paesi non solo sono quantitativamente rilevanti, ma costituiscono anche un forte freno allo sviluppo della nostra economia, rappresentando probabilmente il peggior handicap competitivo tra i tanti di cui soffre il paese. Se poi il confronto, sempre su dati 2013 di fonte Commissione europea, è fatto rispetto alla pressione fiscale del resto dell'Unione assegnando a ciascuna nazione un peso uguale, allora il nostro 44,1% di carico fiscale si confronta con una media aritmetica pari al 37,3%, tracciando una distanza di quasi sette punti percentuali assoluti". "Si tratta – prosegue Bella – di distanze non trascurabili, tanto più che, a fronte di una maggiore pressione fiscale, è opinione diffusa e condivisibile che i servizi pubblici di cui godono i cittadini italiani siano in quantità e di qualità inferiore a quelli goduti dai nostri partner europei. C'è, dunque, necessità e urgenza di intraprendere un sicuro, graduale e generalizzato processo di riduzione del carico tributario e contributivo su famiglie e imprese. Senza un intervento di portata strutturale sul versante della pressione fiscale, mentre le altre economie usciranno, prima o poi, dalle loro crisi, l'Italia proseguirà lungo un percorso che non è azzardato definire di lento declino".

 

 

 

 

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