Rapporto Confcommercio-Legambiente: "è un'Italia a due velocità"

Rapporto Confcommercio-Legambiente: "è un'Italia a due velocità"

Lo studio sull'Italia del disagio insediativo "disegna" un Paese delle "eccellenze" contrapposto ad un altro che comprende il 42 per cento dei Comuni ma che produce solo il 7,9 per cento del reddito. Nel 2016 1.650 Comuni a rischio di estinzione.

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6 agosto 2008
RAPPORTO CONFCOMMERCIO-LEGAMBIENTE: E’ UN’ITALIA A DUE VELOCITA’

Rapporto Confcommercio-Legambiente: è un’Italia a due velocità

 

Da una parte territori capaci di fare rete e sistema, dall’altra un numero crescente di comuni sempre più interessati dal “disagio insediativo”. Una condizione, quest’ultima, che se nel 1996 colpiva 2.830 comuni e nel 2006 ne ha interessati 3.556, nel 2016 si prevede ne riguarderà 4.395 (in pratica uno su due). Fra questi, in assenza di interventi, 1.650 sono destinati a diventare vere e proprie “ghost town”. E’ un fenomeno che non riguarda solo i piccoli comuni, ma che comincia a interessare anche aree più ampie, ovvero oltre la metà di quelli con meno di 10.000 abitanti. E’ quanto emerge dal rapporto di Confcommercio-Legambiente sull’Italia del disagio insediativo “1996/2016 - Eccellenze e ghost town nell’Italia dei piccoli comuni”, realizzato in collaborazione con Serico-Gruppo Cresme.

Entrando nel dettaglio dello studio, si scopre che sono 2.048 i comuni dove il territorio è riuscito a proporre, a produrre, a mettere in atto sinergie locali costruendo sistemi-rete, decentramenti produttivi, attrattività insediativa, diffusione turistica, e dove si è sviluppata una maggiore diffusione del benessere, anche se in alcuni casi con effetti che potranno essere apprezzati solo nel lungo periodo. E’ l’Italia delle “eccellenze”, composta  da tutto l’asse della pianura padana, in particolare la grande conurbazione nord-lombarda, dal Nord-Est e da Toscana, Umbria e Marche.

Dall’altro lato della barricata, troviamo appunto i comuni caratterizzati dal “disagio insediativo”. Rappresentano il 42,1% di tutti quelli italiani, occupano il 37,4% del territorio e sono sede residenziale del 10,4% della popolazione. Hanno solo il 4,6% degli stranieri residenti e producono appena il 7,9% del reddito italiano, pari ad una redditività media inferiore del 24% rispetto al totale nazionale. Una situazione preoccupante anche sotto l’aspetto economico: le entrate totali, pari al 10,3% del totale nazionale, si allineano al dato relativo alla popolazione. Ma le entrate tributarie (5,7% del totale nazionale) sono segno di un ingente peso dei trasferimenti. I 23 milioni di presenze turistiche riscontrati, pari al 6,8% del totale nazionale, testimoniano una difficoltà di promozione del territorio. Le 610mila unità locali produttive (10,1% del totale nazionale) pur in linea con la quota della popolazione, occupano solo il 4,7% degli addetti evidenziando quindi una capacità occupazionale pari alla metà della media nazionale. Debole è anche la presenza del commercio: 136mila negozi (7,8% del totale nazionale) che occupano il 3,7% degli addetti. L’elevato numero di partite Iva delle imprese agricole (24,3% sul totale) denuncia la forte dipendenza dal sistema produttivo primario per queste aree. I 3.850.000 contribuenti registrati, anche se in linea con il peso demografico, apportano appena il 6,9% dell’ammontare della contribuzione (-32% rispetto alla media nazionale): ovvero ogni contribuente traduce in reddito 68 euro contro i 100 della media nazionale. I depositi bancari, infine, sono pari a 20,2 miliardi di euro, cioè appena il 2,9% degli oltre 690 miliardi del totale nazionale, mentre la propensione al deposito è ridotta dell’86% rispetto al reddito prodotto ed il tasso di incidenza degli impieghi bancari non supera l’1,1%.

Tra i “comuni del disagio”, nella proiezione al 2016, ce ne sono 1.650 destinati a diventare ghost town, città fantasma a rischio d’estinzione. Si tratta di un quinto dei comuni italiani, su cui risiede il 4,2% della popolazione. La situazione che si registra nelle città fantasma è negativa per tutte le variabili della ricchezza: vi lavora il 2,1% degli addetti italiani; negli esercizi commerciali è occupato solo l’1,5% degli addetti nel settore; si registra oltre il doppio delle pensioni di invalidità mediamente erogate sul territorio nazionale; l’opportunità turistica è sporadica, vista la grande disponibilità di abitazioni non utilizzate (1,5 volte in più del territorio nazionale) e le limitate presenze nelle strutture ricettive (-23%); vi è infine carenza di presidi sanitari ma anche nel sistema scolastico, sia dal punto di vista della domanda (studenti) che dell’offerta (scuole).

 

 

 

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