Ruffini: "Siamo i tifosi più importanti della semplificazione"

Ruffini: "Siamo i tifosi più importanti della semplificazione"

Per il direttore dell'Agenzia delle Entrate è fondamentale rendere più semplice il rapporto delle imprese con il Fisco. "Con una semplificazione più spinta anche per noi sarebbe più semplice intercettare l'evasione".

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13 dicembre 2017

Il "cuore" dell'evento organizzato da Rete Imprese Italia al Tempio di Adriano è stata una tavola rotonda, moderata da Nicola Porro. Primo a prendere la parola è stato Francesco Caio, consulente per le Reti del ministro delle Sviluppo economico, per il quale "digitale, di per sé, è una parola vuota. È stata fatta un po' da strada, ma serve una riflessione ulteriore per capire quali sono i blocchi alla digitalizzazione. I politici non hanno ancora capito che metter al sevizio dei cittadini più servizi digitali equivale ad aumentare il rapporto di fiducia". Ernesto Maria Ruffini, direttore dell'Agenzia delle Entrate, ha quindi sottolineato che "siamo i tifosi più importanti della semplificazione del rapporto delle imprese con il Fisco. Con una semplificazione più spinta anche per noi sarebbe più semplice intercettare l'evasione fiscale. Digitalizzazione significa rivedere tutti i processi della Pubblica Amministrazione, non semplicemente cambiare un pezzo di carta con un pdf". Secondo Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all'Università Roma Tre, "l'assurdità è che si sia mantenuto lo stesso impianto burocratico dell'Ottocento nonostante l'enorme esplosione dei compiti della burocrazia. Bisogna invece ripensare completamente i procedimenti facendo nel contempo un disboscamento serio del numero di leggi in vigore". Stefano Battini, presidente della Scuola Nazionale dell'Amministrazione, ha quindi evidenziato che "oltre alla necessità di rimettere ordine nel processo normativo, il problema è anche e soprattutto l'invecchiamento del personale: servono più ricambio e più formazione". Serena Sileoni, vicedirettore generale dell'Istituto Bruno Leoni, ha infine sostenuto che "quello che c'è da fare lo si conosce ma non lo si fa o non lo si fa abbastanza. Molto spesso semplificare è un atto suicida per chi semplifica, c'è tutto un mondo che fa fatica a fare un passo indietro".

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