"In Sicilia no alla diminuzione delle aperture domenicali"

"In Sicilia no alla diminuzione delle aperture domenicali"

In merito al nuovo disegno di legge sul commercio, Federdistribuzione sottolinea che "occorre rimandare la discussione su questo capitolo al momento della revisione dell'intera legge sul commercio".

DateFormat

7 febbraio 2011

"Siamo contrari ad un provvedimento che parta dal presupposto che occorra diminuire il numero di aperture domenicali e festive. Così facendo non si tiene in alcun conto la vocazione turistica dell'isola, si riduce il servizio offerto alla popolazione locale e ai turisti e si penalizza tutto il
tessuto commerciale, con inevitabili impatti negativi". Questa la valutazione di Federdistribuzione, l'organizzazione che rappresenta la maggioranza delle imprese della Distribuzione Moderna operanti in Italia e in Sicilia, al termine dell'incontro del 3 febbraio tra l'Assessore Venturi e le organizzazioni del commercio, rappresentanti di piccole, medie e grandi superfici, che hanno manifestato su questo punto un completo allineamento. In vista della prossima riunione di martedì 8 febbraio nella quale le istituzioni regionali dovranno valutare come procedere sul nuovo Disegno di Legge sul commercio Federdistribuzione esprime la sua posizione: "Occorre rimandare la discussione su questo capitolo al momento della revisione dell'intera legge sul commercio. Non
è possibile emendare ora un testo comunque non condivisibile e inopportuno sul
tema della riduzione delle aperture domenicali e festive". Abbiamo già evidenziato i pericoli che l'intera economia regionale corre nel caso venga varato il testo del Disegno di Legge che prevede solo 20 domeniche di apertura e un freno alla crescita e all'ammodernamento della Distribuzione Moderna Organizzata (DMO). Per quanto riguarda Federdistribuzione sarebbero messi in pericolo una parte significativa dei fatturati delle aziende associate (e di conseguenza dei consumi delle famiglie e del PIL), i livelli occupazionali e gli investimenti sostenuti negli ultimi periodi dalle stesse aziende in Sicilia, pari a 200 milioni di euro ogni anno. In sostanza si tratta di mettere a
rischio lo 0,44% del PIL regionale e oltre 3.700 addetti del settore e dell'indotto. "Un impatto negativo in termini di crescita e occupazione che difficilmente la Regione potrebbe sopportare in questo momento nel quale la Sicilia, al pari di tutta l'Italia, sta faticosamente cercando la strada per uscire dalla più grave crisi degli ultimi decenni e con una via di uscita che appare ancora lontana".

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca