Servizi-Industria, Nord-Sud: superare le distanze per tornare a crescere

Servizi-Industria, Nord-Sud: superare le distanze per tornare a crescere

Presentazione del “Rapporto sulle Economie Territoriali e il Terziario di Mercato”

DateFormat

1 giugno 2011

Elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Eurostat e Istat

I nostri partner internazionali mostrano un profilo di uscita dalla crisi più solido del nostro. Esso appare, inoltre, connotato da un’accelerazione, anche se è possibile che nei prossimi mesi si avverta una riduzione della crescita mondiale.

L’Italia vive una crescita modesta e in via di indebolimento (figg. 1-2).

 

Fig. 1

 

Fig. 2

 

 

Per restituire smalto alle perfomance economiche del sistema Paese la produttività totale dei fattori e la produttività del lavoro e del capitale dovrebbero crescere in tutte le branche produttive. In particolare, alcuni servizi di mercato e la pubblica amministrazione, dovrebbero recuperare il gap di produttività che li separa sia da altri settori dei servizi sia dalla parte migliore della nostra manifattura esportatrice.

A questo proposito, e coerentemente con il peso preponderante del terziario in termini di valore aggiunto e occupazione (fig. 3), sarebbe opportuna una maggiore attenzione delle politiche nei confronti dei servizi, ad esempio in termini di reti d’impresa, incentivi all’aggregazione, protocolli di finanziamento dell’innovazione.

 

Fig. 3

 

Anche i servizi di mercato si ristrutturano (fig. 4).

 

Fig. 4

 

Molti di essi sono costantemente aperti alla competizione internazionale. Per esempio, tutte le imprese dei servizi che direttamente o indirettamente afferiscono all’area del turismo in senso lato, competono quotidianamente con le imprese degli omologhi settori dei nostri competitor internazionali, dell’area mediterranea, del Nord dell’Europa, delle altre aree mondiali a vocazione turistica.

In Italia, i servizi di mercato hanno svolto, durante la crisi appena superata, un ruolo di contenimento della disoccupazione. Gli occupati si sono ridotti, infatti, molto meno che nel resto dell’economia. Inoltre, in molti settori del terziario, la produttività è fortemente crescente. Sono questi i settori che potrebbero mostrare le migliori performance di crescita nel prossimo futuro.

Nel nostro Paese il turismo ha un ruolo troppo inferiore alle sue potenzialità. Limitandosi al solo saldo tra spesa degli stranieri in Italia e spesa degli italiani all’estero, se esso, in percentuale del Pil, crescesse ai livelli di altri Paesi, oggettivamente meno dotati di risorse ambientali, artistiche e culturali, diversi punti di prodotto lordo potrebbero essere guadagnati immediatamente (fig. 5).

 

Fig. 5

 

 

Turismo come opzione vincente per la crescita del Paese vuole dire rilancio del turismo nel Mezzogiorno, in primis.

Complessivamente, la dotazione di fattori nel Sud del paese è troppo distante dalle altre regioni (fig. 6): le infrastrutture materiali e immateriali restano una priorità.

 

 

 

Fig. 6

NEET è l’acronimo di “Not in Education, Employment or Training” cioè “Non studia, non lavora, non si aggiorna”.

 

 

Il problema dello svuotamento del Mezzogiorno, a causa della ripresa di flussi migratori verso il Nord e dalla incapacità di attirare flussi migratori dall’estero, è particolarmente grave. Si riverbera sulla progressiva riduzione della popolazione attiva e dell’occupazione (fig. 7).

 

Fig. 7

 

 

Il reddito e i consumi presentano livelli per abitante fortemente differenziati tra le aree geografiche. Ovviamente queste divergenze crescono passando all’analisi dei dati regionali e provinciali (fig. 8). Se nel quinquennio 1996-2000, con una crescita media dell’Italia all’1,8% medio annuo le distanze mostravano una tendenza alla riduzione, dal 2001 il tasso di crescita complessivo del Mezzogiorno è stato mediamente un po’ inferiore a quello del resto del Paese. Le distanze hanno ripreso a crescere.

 

Fig. 8

 

La recessione si legge anche sul territorio (fig. 9). Nel 2012, con gli attuali modesti tassi di crescita del prodotto reale, solo due province su 107 saranno ritornate ai livelli di valore aggiunto aggregato, in termini reali, sperimentati nel 2007, cioè prima della crisi economico-finanziaria.

 

Fig. 9

 

Alcuni semplici esercizi di simulazione mostrano, in termini dinamici, tempi e intensità di crescita affinchè siano raggiunti gli equilibri tra i valori aggiunti per abitante tra le diverse macro-regioni italiane (fig. 10).

 

Fig. 10

 

Fig. 11

 

Non si può invece accreditare l’idea che la dinamica di crescita del Pese sia frenata dal Mezzogiorno rispetto a dinamiche virtuose delle regioni più ricche (fig. 11). E’ vero, invece, che le distanze in termini di livello delle dotazioni di capitale e delle performance di reddito e di consumi sono molto rilevanti, superiori a quelle riscontrabili nei principali Paesi europei.

I ritardi di crescita si riscontrano bene anche confrontando il valore aggiunto reale per abitante tra le più ricche regioni di Italia e Germania, per esempio tra la Baviera e la Lombardia (fig. 11).

Oggi, il rapporto tra valore aggiunto per abitante tra Lombardia e Baviera è inferiore al 93%.

 

Fig. 12

 

Le evidenze presentate su scala settoriale e territoriale sono sintetizzate dal quadro macro-economico (fig. 12) per il complesso dell’Italia. La crescita rallenta nel 2011 e resterebbe modesta anche nel prossimo anno.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca