2) Tassa soggiorno: Federalberghi, "alberghi chiusi il 17 marzo"

2) Tassa soggiorno: Federalberghi, "alberghi chiusi il 17 marzo"

Consiglio direttivo di Federalberghi-Confturismo. Dichiarato lo stato di agitazione della categoria. "Se venisse confermata la tassa, i 34 mila alberghi italiani non accetteranno prenotazioni il giorno della celebrazione dell'Unità d'Italia''.

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26 gennaio 2011

Il Consiglio direttivo della Federalberghi-Confturismo, che si e' riunito oggi a Roma in convocazione straordinaria, ha deciso alcune forme di protesta contro l' introduzione della tassa di soggiorno, dichiarando da subito lo stato di agitazione della categoria. Se dovesse essere confermata nelle prossime ore questa ''sciagurata ipotesi vessatoria nei confronti dei consumatori
italiani e stranieri che pernotteranno negli alberghi italiani - è scritto nella delibera del consiglio direttivo della Federazione - i 34 mila alberghi italiani verranno inviati a non accettare prenotazioni il 17 marzo, giorno della celebrazione dell'Unità d'Italia''. Quel giorno, nel quale si prevede
come oltre 2 milioni di turisti tra italiani e stranieri pernotteranno nelle strutture alberghiere di tutta Italia, il mancato introito economico, osserva Federalberghi, potrebbe portare l'erario a perdere tra tassazioni dirette ed indirette qualcosa come 100 milioni di euro. Inoltre, la Federazione ha anche deciso ulteriori ed estreme forme di protesta ed iniziative di piazza se la Commissionebicamerale sul federalismo ''non batterà un colpo a favore di quelle imprese che quotidianamente sostengono l'economia e l'occupazione di questo Paese''. ''Dopo due anni consecutivi di gravissima crisi economica - conclude Federalberghi - le imprese ricettive italiane dichiarano uno stato di enorme difficoltà e pur mantenendo una disponibilità a discutere forme fiscali strutturate, pretendono dal Governo e dal Parlamento quella attenzione che finora non hanno avuto modo di vedere''. Nei giorni scorsi il presidente Bernabò Bocca non aveva usato mezzi termi contro l'ipotesi dell'introduzione della tassa:
"Quella che sembra prendere quota, è semplicemente una nuova tassa su chi viaggia e pernotta fuori casa non solo per vacanza, ma anche per lavoro o per motivi di salute". "Una tassa del genere, richiesta dai Comuni e favorita dal Governo -aveva sottolineato Bocca- rischia di servire solo a ripianare le languenti casse municipali e potrebbe inferire il colpo mortale a quelle migliaia di imprese ricettive che dopo due anni di crisi drammatica, senza alcun piano strategico di rilancio dell'immagine turistica dell'Italia nel mondo e senza alcun intervento di sostegno, dovrebbero subire supinamente un aggravio del tutto privo di logica finalizzata al settore".


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