3) INDAGINE FORMAT-CONFCOMMERCIO: CRIMINALITA', SICUREZZA E PMI

3) INDAGINE FORMAT-CONFCOMMERCIO: CRIMINALITA', SICUREZZA E PMI

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7 maggio 2009

ROADSHOW PMI

Criminalità, sicurezza e Pmi

Ricerca a cura di confcommercio – format

 

Palermo
7 Maggio 2009

 

Contraffazione, abusivismo e criminalità incidono negativamente sulla competitività delle Pmi. A indicarlo sono in particolare le imprese del commercio. Al di là della crisi economica, della riduzione dei consumi e delle difficoltà di accesso al credito a generare incertezza sullo sviluppo e sul futuro delle imprese sono i fenomeni legati alla microcriminalità e alla criminalità organizzata.

Per il 24,5% delle Pmi negli ultimi due anni è peggiorato il livello di sicurezza. Due imprese su tre destinano in media il 2% dei propri ricavi al sostegno dei costi per la sicurezza. Ciò implica che una quota rilevante dei margini lordi (tra il 10% e il 25%) è destinata ad essere sottratta al reddito degli imprenditori o agli investimenti per spese connesse alla sicurezza e alla sopravvivenza stessa dell'attività.  Il 4,1% delle Pmi considera la possibilità di trasferire altrove la propria attività o di cederla a causa del rischio di rapine, furti o estorsioni.

Tra le cause principali della criminalità, il 71,1% degli imprenditori indica l'impunità dei criminali e la mancanza di certezza della pena, il 31,6% l'immigrazione clandestina, il 22% il degrado urbano e sociale, anche in termini di mancanza di infrastrutture.

Le forze dell'ordine (per il 33,3% delle Pmi) e le associazioni di categoria (per il 22,9%) sono i  soggetti che le imprese sentono più vicini nella lotta alla criminalità.

Tra gli effetti più gravi della contraffazione le imprese indicano l'incremento del giro d'affari della criminalità organizzata (35,3%), l'alterazione delle regole della concorrenza (34%) e lo sfruttamento del lavoro nero (31,6%). Le maggiori responsabilità vengono attribuite ai produttori di merci non originali (40,9%), soprattutto da parte delle imprese del Nord Ovest e del Sud Italia. Maggiori controlli da parte delle autorità nazionali (27,8%), sanzioni amministrative applicabili più facilmente (26,4%) e maggiori controlli da parte delle forze dell'ordine (24,1%) sono le misure ritenute più efficaci per combattere il fenomeno.

Il miglioramento delle condizioni di accesso al credito, l'aumento e la riorganizzazione del fondo per la prevenzione sono le iniziative del Governo e delle Amministrazioni locali ritenute più utili dalle Pmi contro l'usura.

Questi in sintesi i dati principali che emergono dall'indagine su Criminalità, sicurezza e Pmi realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format – Ricerche di Mercato.

 

L'impatto dell'azione della criminalità sulla competitività delle imprese

I fattori che incidono sulla competitività delle imprese sono molteplici: dalle difficoltà di mercato, al peso della pressione fiscale, dalle difficoltà di accesso al credito all'azione della criminalità.

La contraffazione incide sulla competitività del 17,9% delle Pmi, in prevalenza imprese di medie dimensioni, del Centro e del Sud Italia. Particolarmente evidente è il danno della contraffazione lamentato dalle imprese del commercio nelle grandi aree metropolitane del Meridione.

L'abusivismo incide sulla competitività del 14,6% delle Pmi. L'impatto negativo dell'abusivismo viene lamentato in prevalenza dalle medie imprese del commercio del Nord Est, del Centro e del Sud Italia.

L'azione della criminalità incide negativamente sulla competitività del 10,2% delle Pmi ed in particolare sulle imprese del commercio del Nord Est, del Centro e del Sud Italia.

Il degrado del territorio e delle aree urbane, inteso come vivaio e potente agente di sviluppo del disagio e della devianza sociale, incide sulla competitività del 7,1% delle Pmi. L'impatto più accentuato presso le imprese dei servizi e del commercio del Sud Italia.

L'impatto della criminalità sulla competitività delle Pmi incide in modo particolarmente negativo sulle imprese del Mezzogiorno, dove il fenomeno assume proporzioni molto più elevate rispetto alle altre aree del Paese.

Gli aspetti che le Pmi temono maggiormente e che generano sentimenti di incertezza per lo sviluppo ed il futuro della propria impresa sono gli effetti della crisi internazionale per il 61,5%, la riduzione dei consumi per il 34,8%, le difficoltà legate all'accesso al credito per il 31,3% e infine l'azione della microcriminalità e della criminalità organizzata temuta dal 7,6% delle Pmi. Si tratta di una percentuale non bassa, considerando che è stata rilevata su domanda a risposta libera.

Il sentimento di timore e di incertezza generato dall'azione della microcriminalità e della criminalità organizzata è più accentuato presso le imprese del commercio e dei servizi, del Nord Est e del Meridione.

 

I responsabili della contraffazione secondo l'opinione delle Pmi

Tra i maggiori responsabili della contraffazione le imprese indicano i produttori di merci non originali (40,9%), le istituzioni preposte ai controlli (38,0%), gli acquirenti (33,5%) i venditori (23,0%).

I produttori di merci non originali sono indicati in prevalenza dalle medie imprese del Nord Ovest e del Sud Italia.

Le responsabilità delle istituzioni preposte ai controlli sono indicate in prevalenza dalle microimprese.

I consumatori che acquistano le merci contraffatte sono indicati in modo più accentuato dalle imprese del commercio del Nord Est, del Centro e del Sud Italia.

Coloro che vendono merci contraffatte sono indicati in prevalenza dalle piccole imprese (10-49 addetti), del commercio del Centro e del Sud Italia.

 

Le misure ritenute efficaci contro la contraffazione e l'abusivismo

Le misure ritenute più efficaci contro la contraffazione e l'abusivismo sono essenzialmente quattro:

  1. maggiori controlli da parte delle autorità nazionali (27,8%);
  2. sanzioni amministrative applicabili più facilmente (26,4%);
  3. maggiori controlli da parte delle forze dell'ordine (24,1%);
  4. campagne di informazione e sensibilizzazione  (21,9%).

 

La richiesta di maggiori controlli da parte delle autorità nazionali contro la contraffazione e l'abusivismo proviene in particolare dalle piccole e medie imprese dei servizi nelle regioni del Centro Italia e soprattutto del Sud Italia.

La richiesta di sanzioni amministrative applicabili più facilmente proviene in particolare dalle imprese di piccole e medie dimensioni del commercio e dei servizi del Nord Ovest.

Maggiori controlli da parte delle forze dell'ordine vengono richiesti dalle piccole e medie imprese del Centro Italia e soprattutto del Meridione, dove vengono richiesti da quasi quattro imprenditori su dieci.

Le campagne di informazione e di sensibilizzazione sul tema della contraffazione sull'abusivismo vengono richieste in prevalenza dalle imprese del Nord Ovest e del Nord Est.

Gli effetti più gravi della contraffazione, secondo l'opinione degli imprenditori sono costituiti dall'incremento del giro d'affari della criminalità organizzata (35,3%), dall'alterazione delle regole della concorrenza (34,0%) e dallo sfruttamento del lavoro nero (31,6%).

 

La percezione del livello della sicurezza da parte degli imprenditori

La percezione del livello di sicurezza degli imprenditori per la propria attività è diminuita rispetto al 2007, con riferimento in particolare a furti, rapine, estorsioni ed usura. Il livello di sicurezza per la propria attività è migliorato secondo il 14,7% delle Pmi. E' rimasto stabile per il 60,8% delle Pmi. E' peggiorato per il 24,5% degli intervistati. Il saldo percentuale tra coloro che ritengono che negli ultimi due anni il livello di sicurezza è migliorato e coloro che ritengono che il livello di sicurezza è pari a -9,8%.

-Il livello di sicurezza della propria attività, con riferimento a  furti, rapine, estorsioni ed usura è peggiorato rispetto al 2007 in prevalenza per le medie imprese dei servizi del Nord Italia.

-Il livello di sicurezza della propria attività, con riferimento a  furti, rapine, estorsioni ed usura è migliorato rispetto al 2007 in prevalenza per le piccole imprese, del commercio del Centro e del Sud Italia.

 

Il "costo della sicurezza" sostenuto dalle imprese

Due imprese su tre dedicano una parte dei propri ricavi per sostenere i costi della sicurezza, ossia per proteggersi dai rischi di furti, rapine, estorsioni. Il 21,2% degli imprenditori sostiene ogni anno costi per la sicurezza compresi tra l'1% e l'1,9% dei propri ricavi, il 30,5% sostiene costi per la sicurezza compresi tra il 2% e il 4,9% dei propri ricavi, il 13,8% superiori al 5% dei propri ricavi. In media, le Pmi sostengono ogni anno costi per proteggersi contro furti, rapine, estorsioni pari al 2% dei propri ricavi. Ciò implica che una quota rilevante dei margini lordi (tra il 10% e il 25%) è destinata ad essere sottratta al reddito degli imprenditori o agli investimenti, per spese connesse alla sicurezza e alla sopravvivenza stessa dell'attività. 

Le imprese che pagano di più le conseguenze di questa sorta di tassa occulta sono le piccole imprese del Centro e del Sud Italia.

 Il 4,1% delle piccole e medie imprese considera la possibilità di trasferire altrove la propria attività o di cederla. Più nel dettaglio lo 0,5% delle imprese hanno già deciso di chiudere o cedere la propria attività, mentre il 3,6% sta considerando tale possibilità.

Tra le imprese che hanno deciso, o che stanno meditando, di chiudere o di cedere la propria attività prevalgono le piccole imprese dei servizi delle grandi aree metropolitane del Nord Ovest e del Centro Italia.

 

La fiducia delle imprese

Rispetto a due anni fa (2007), il livello di fiducia delle Pmi nella possibilità di vedere per lo meno ridotta la minaccia della criminalità verso gli imprenditori e le imprese è superiore per il 23,8% delle imprese, è rimasto invariato per il 51,1% ed è inferiore per il 25,1%. In particolare, il senso di fiducia prevale di meno nelle imprese del commercio.

 

Le cause della minaccia criminale contro le imprese

La causa principale della criminalità che più da vicino minaccia e colpisce le Pmi italiane è costituita dall'impunità dei criminali e dalla mancanza della certezza della pena. Di questo avviso sono sette imprenditori su dieci, ossia il 71,1% delle Pmi.

La seconda causa della criminalità secondo gli imprenditori è costituita dall'immigrazione clandestina (31,6%), seguita dal degrado urbano e sociale, anche in termini di degrado dell'arredo urbano e mancanza di infrastrutture (22,0%) e dalla scarsa incisività dell'azione delle forse dell'ordine (19,6%).

 

I soggetti che le imprese sentono più vicini e solidali

I soggetti che le imprese, sentono  più vicini sono in primo luogo le forze dell'ordine (per il 33,3% delle Pmi), le associazioni di categoria (22,9%) e l'opinione pubblica in generale (22,2%).

Le forze dell'ordine sono indicate in prevalenza dalle piccole e medie imprese, dei servizi e del commercio del Nord Ovest, del Nord Est e del Centro Italia.

Le Associazioni di categoria sono indicate in prevalenza dalle piccole imprese del commercio, del Nord Est e del Meridione.

L'opinione pubblica più in generale, è indicata in prevalenza dalle imprese del commercio, del Centro e del Sud Italia.

 

Iniziative ritenute efficaci contro la criminalità

Tra le diverse iniziative possibili per ridurre il rischio dei fenomeni criminali, le Pmi hanno identificato alcune misure o iniziative ritenute efficaci, ed altre, ritenute importanti, ma meno efficaci rispetto alle prime.

Iniziative ritenute efficaci contro la criminalità dalle Pmi
  1. Pene più severe e certezza della pena che vengono richieste in particolare dalle imprese del commercio e dei servizi delle regioni del Centro e del Sud Italia.
  2. Interventi delle forze dell'ordine (si intendono interventi delle forze dell'ordine - polizia, carabinieri, ecc.- di tipo preventivo e repressivo) che sono richiesti in prevalenza dalle piccole imprese del Nord Italia.
  3. Maggiore collaborazione tra gli imprenditori e le forze dell'ordine che è indicata prevalentemente dalle piccole imprese dei servizi e del commercio, delle regioni del Nord Ovest e del Nord Est.
  4. Maggiore collaborazione tra imprenditori ed enti locali (si intende una maggiore collaborazione tra gli imprenditori e gli enti locali, quali comuni, province e regioni, perché questi di adoperino attraverso investimenti sistematici e progetti mirati di riqualificazione per contrastare il degrado urbano, dove si annidano e proliferano quelle sacche di criminalità diffusa) che viene richiesta in prevalenza dalle imprese del commercio delle grandi aree metropolitane del Nord Ovest e del Centro Italia.

 

Iniziative ritenute importanti dalle Pmi, ma di minore efficacia contro la criminalità
  1. Controllo dell'immigrazione ed espulsione degli immigrati clandestini.
  2. Misure preventive adottate direttamente dalle imprese (telecamere, vetrine corazzate, vigilanza privata, ecc.).
  3. Finanziamenti alle imprese e agli enti locali per il territorio e le aree urbane (si intendono i finanziamenti alle imprese e alle amministrazioni pubbliche locali per la riqualificazione del territorio e delle aree urbane).

 

Tra le diverse iniziative o misure ritenute efficaci contro la criminalità le Pmi indicano soprattutto "pene più severe e certezza della pena per coloro che commettono reati", un'azione manifestata in prevalenza dagli imprenditori del commercio delle regioni del Centro e del Sud Italia, e "maggiore collaborazione tra imprenditori ed enti locali", una necessità sollecitata in prevalenza dagli imprenditori del commercio delle grandi aree metropolitane del Paese.

 

Iniziative ritenute efficaci a sostegno delle imprese

Tra le diverse iniziative del Governo centrale e delle amministrazioni locali a sostegno delle imprese le Pmi hanno identificato alcune misure o iniziative ritenute utili, ed altre misure, ritenute importanti, ma meno utili rispetto alle prime.

 

Iniziative a sostegno delle  imprese ritenute utili dalle Pmi

  1. Miglioramento delle condizioni di accesso al credito da parte delle imprese contro l'usura. Si tratta di una richiesta proveniente in prevalenza dalle imprese del commercio, residenti in tutte le regioni d'Italia, con una leggera accentuazione per le imprese del Centro Italia.
  2. L'aumento e la riorganizzazione del fondo per la prevenzione. Questa richiesta proviene in particolare dalle piccole imprese del commercio del Centro e del Sud Italia.

 

Iniziative a sostegno delle imprese ritenute importanti dalle Pmi, ma considerate di minore utilità

  1. Rafforzamento dei crediti d'imposta finalizzati agli investimenti in sistemi di sicurezza da parte delle imprese, richiesto in particolare dalle imprese dei servizi e del commercio del Meridione.
  2. Contributi in favore degli imprenditori che subiscono tentativi di estorsione. Si tratta di una richiesta proveniente dalle piccole imprese del commercio. Più nel dettaglio a chiedere contributi in favore degli imprenditori che subiscono tentativi di estorsione sono nove imprese su dieci, tra quelle residenti nelle regioni del Meridione, con un numero di addetti compreso tra 10 e 49.
  3. Vantaggi fiscali per le imprese nel mirino della microcriminalità e della criminalità organizzata. A chiederli sono le piccole e le medie imprese del commercio e dei servizi residenti nelle regioni del Nord Ovest e del Nord Est.

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