39° Giornata del Credito

39° Giornata del Credito

Roma, 8 marzo 2006

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8 marzo 2006
Macro Carrier

 

Autorità, Signore, Signori,

per il mondo delle imprese la “Giornata del credito� rappresenta un appuntamento annuale molto importante perché ci consente una riflessione approfondita su alcuni temi cruciali del rapporto banca-impresa.

Il tema di oggi, in particolare, “Finanza, ricerca e dimensione d’impresa per la competitività�, coglie con efficacia alcuni fattori chiave che sono in grado di contribuire in modo rilevante al rilancio economico del nostro sistema Paese.

Se guardiamo ai più recenti dati elaborati dall’Osservatorio permanente banche-imprese, in cui collaborano congiuntamente l’ABI e le organizzazioni di rappresentanza delle imprese, rileviamo che in Italia, la quota dei prestiti bancari alle imprese non finanziarie è pari al 62,2% del totale dei finanziamenti al settore privato, mentre la media nell’area dell’euro è circa il 45%.

Un dato questo che si spiega per le diversità istituzionali, finanziarie, di struttura e comportamentali che caratterizzano il sistema economico italiano.

Nell’ambito di tali diversità, oltre ad un livello di indebitamento delle famiglie che seppur in crescita costante ha ancora una incidenza minore rispetto alla media europea, si possono individuare l’elevato numero di micro, piccole e medie imprese e la mancanza di validi strumenti di finanziamento alternativi al credito bancario.

Nell’ambito dei prestiti destinati alle imprese non finanziarie, pur considerando l’elevata quota dei grandi fidi oltre 5 milioni di euro, (che continuano a rappresentare oltre il 52% del totale), è interessante evidenziare che il settore della micro, piccola e media impresa rappresenta in modo ormai stabile per le banche un importante mercato di riferimento, che ha consentito negli anni una ampia diversificazione dei rischi di portafoglio e di insolvenze.

E’ importante anche rilevare che la quota dei finanziamenti oltre i 5 anni sul totale, in Italia, seppur in crescita, rappresenta il 37,4% a fronte di circa il 52% della media dei Paesi dell’eurozona, confermando una maggiore esposizione finanziaria su scadenze più brevi.

Questi sono alcuni elementi del contesto finanziario rispetto ai quali, insieme con un significativo livello di sottocapitalizazione ed una più ridotta dimensione media delle aziende rispetto all’eurozona, vanno ad inserirsi le istanze ed i fabbisogni finanziari connessi all’innovazione d’impresa, sia essa di processo che di prodotto.

Ormai da qualche tempo le capacità competitive di un’impresa non dipendono in via esclusiva dalle tradizionali leve interne del marketing-mix, ma sono sempre più legate anche a fattori esterni, di natura “infrastrutturale�.

I livelli di efficienza dei sistemi della logistica e dei trasporti, dell’energia, delle telecomunicazioni, delle pubbliche amministrazioni, della ricerca scientifica e, non ultimi della finanza e del credito, rappresentano nell’attuale arena competitiva, veri e propri fattori critici di successo per l’impresa, che vanno ad integrare le leve aziendali del prodotto, del servizio, dell’innovazione, del pricing e della promozione.

L’evoluzione dei mercati impone, dunque, una stretta integrazione delle imprese in sistemi a rete e l’interazione con infrastrutture efficienti.

Ciò fa sì che la competizione economica non si giochi esclusivamente tra imprese, ma divenga anche una competizione tra sistemi a rete organizzati ed integrati soprattutto a livello territoriale.

Ecco dunque che le connotazioni storiche di intraprendenza e flessibilità che per decenni hanno retto il paradigma della micro, piccola e media azienda italiana, non sono da sole più sufficienti rispetto al confronto competitivo globale.

In questo contesto, il progressivo venir meno di fondi pubblici di incentivazione, fa sì che il sistema bancario continui a rappresentare la fondamentale fonte delle risorse finanziarie necessarie al mondo delle PMI per compiere un salto di qualità oggi più che mai necessario per il mantenimento dei livelli di competitività economica e di benessere del nostro sistema Paese.

Ed a questo riguardo, l’approssimarsi dei tempi di attuazione dei nuovi Accordi di Basilea induce qualche ulteriore riflessione.

Anche se va riconosciuto che nella fase finale dei lavori del Comitato e nella redazione della Direttiva comunitaria si è tenuto conto di istanze che riguardano direttamente le imprese minori, va sempre tenuto presente che Basilea 2 nasce avendo a riferimento realtà economiche strutturate, sia da un punto di vista dimensionale che organizzativo, quali quelle che prevalgono nel contesto anglosassone.

Nel nostro Paese molto spesso, invece, il contesto economico è meno strutturato e la storia creditizia di molte imprese piccole e medie si intreccia e si sovrappone spesso con quella personale dell’imprenditore.

La capacità di rimborso di un’impresa o, in termini di Basilea 2, la valutazione della probabilità di default, dipendono da un complesso di fattori: le dinamiche del comparto economico, il territorio di riferimento, l’excursus professionale dell’imprenditore, la tipologia ed il grado di fidelizzazione della clientela, la capacità di adattamento al variare del mercato.

Tutti fattori, questi, difficilmente riconducibili a modelli meramente meccanicistici fondati su indici patrimoniali e contabili.

Nel recepimento della Direttiva comunitaria e nell’emanazione delle disposizioni attuative da parte dell’Autorità di vigilanza sarà dunque fondamentale tenere conto della effettiva realtà e delle caratteristiche del nostro sistema imprenditoriale in modo che Basilea 2 possa rappresentare un’occasione di effettiva crescita per il sistema produttivo e non un ulteriore elemento di costo destinato ad incidere negativamente sulle condizioni di offerta delle stesse imprese.

A questo riguardo va considerato il ruolo dei confidi, consorzi e cooperative di garanzia collettiva fidi, che attraverso la loro attività ormai da decenni favoriscono l’accesso al credito delle PMI.

Ciò avviene storicamente attraverso una duplice attività: la prestazione di garanzie ed una valutazione del merito creditizio che si fonda su elementi conoscitivi diretti dell’impresa e dell’imprenditore, elementi che derivano dal forte radicamento dei confidi nel proprio territorio di operatività.

I numeri raggiunti dal sistema dei confidi sono di tutto rilievo e, da un punto di vista normativo, la legge quadro di settore e la stessa Direttiva comunitaria su Basilea 2 pongono importanti premesse per la valorizzazione delle garanzie dei confidi quali fattori di mitigazione del rischio di credito assunto dalle banche nei confronti delle imprese e dunque a pieno sostegno di strategie di crescita e competitività.

Oggi, da un punto di vista finanziario, è però necessario che i confidi possano disporre di adeguati strumenti di riassicurazione dei propri rischi attraverso la presenza, sia a livello regionale che nazionale, di adeguati fondi di controgaranzia.

Ciò potrà consentire un rafforzamento del grado di affidabilità finanziaria dei confidi salvaguardando, nel contempo, l’importante “asset� del sistema di garanzia collettiva che è rappresentato dalla prossimità territoriale rispetto all’impresa, agli imprenditori  ed al tessuto economico.

Il potenziamento della rete di garanzia collettiva fidi può rappresentare,un’efficace risposta alle esigenze di superamento di asimmetrie e divari, sia di tipo informativo che finanziario, tra  banche e imprese, a sostegno di concrete strategie di sviluppo e di innovazione economica.

Vi ringrazio per l’attenzione

 

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