4) LA SINTESI DEL RAPPORTO

4) LA SINTESI DEL RAPPORTO

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28 maggio 2008

Note metodologiche

RAPPORTO

FEDERSICUREZZA-CONFCOMMERCIO 2008

SULLA VIGILANZA PRIVATA IN ITALIA

I dati più significativi

 

965 imprese per un totale di 49.166 addetti e ricavi di poco superiori ai 2 miliardi e 400 milioni di euro. In media, 51 addetti per impresa e 2 milioni e 500mila euro di ricavi per impresa.

La media dipendenti per impresa è leggermente superiore al Centro (56) rispetto al Nord e al Sud (49), mentre il numero di imprese e di addetti è maggiore al Settentrione. La Lombardia è la regione con il più alto numero di imprese e di addetti del settore, seguita dal Lazio. In coda troviamo, invece, Molise e Trentino Alto Adige. La Toscana ha il più elevato numero medio di addetti per impresa, con Lazio e Sardegna subito a ridosso, mentre l’Abruzzo chiude la classifica (tabella 1).

La maggior parte delle imprese (52%) impiega fino a 15 addetti, mentre superano di poco il 20% quelle con un numero di addetti tra 16 e 50 (24%) e tra 51 e 250 (21%), a conferma che nel settore operano soprattutto PMI (figura 1).

Tra le varie forme societarie, è netta la predominanza delle società a responsabilità limitata (72%), a riprova della modesta dimensione media delle imprese del settore, mentre le società per azioni rappresentano solo il 5% (figura 2).

In questi ultimi anni è cresciuto notevolmente il numero delle imprese nel settore. Quasi la metà di quelle attualmente registrate presso le Camere di Commercio (47%) sono, infatti, iscritte dal 2001 in poi (figura 3).

Circa i due terzi delle imprese che operano nel settore hanno un fatturato che oscilla da 250mila a 1 milione di euro (31%) e da 1milione a 5 milioni di euro (32%) (figura 4).

Particolarmente rilevante è la percentuale di imprese, ben il 47%, che nel 2006 ha chiuso il bilancio in perdita, mentre il 42% delle imprese ha realizzato un utile inferiore a 50 mila euro (figura 5). Non si registrano, invece, variazioni significative a seconda dell’area geografica considerata  (figura 6). Da sottolineare che la percentuale di imprese che dichiara conti in rosso prima del pagamento delle imposte scende al 23%, a dimostrazione del notevole peso del fisco sul settore. Il comparto, quindi, non brilla per redditività e non sta attraversando un momento di particolare grazia. Considerevole è, infatti, l’incidenza del fisco, soprattutto per effetto dell’IRAP la cui base imponibile è largamente influenzata dall’alto costo del lavoro che rappresenta ben oltre il 60% dei costi operativi. Nel settore, infatti, il costo medio del lavoro per addetto supera i 33mila euro l’anno. Inoltre, sempre nel 2006, alcune regioni hanno innalzato l’aliquota dal 4,25% al 5,25% per risanare i conti della spesa sanitaria.

Gli effetti del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro nel 2006 hanno, inoltre, determinato un aggravio del costo del lavoro tra il 6% e il 7%.

Il trend di fatturato è modestamente positivo e si attesta nel 2005 e nel 2006 attorno al 5-6% annuo, non considerando gli effetti dell’inflazione.

 

 

 

L’organizzazione

 

Le sedi, tra principali, locali e unità distaccate, ammontano a circa 1.500, 600 sono le centrali operative in grado di ricevere segnalazioni di allarme, 6.600 le vetture, 1.500 i furgoni o autovetture blindati per il trasporto di valori. Il personale impiegatizio e non operativo rappresenta mediamente il 5% degli addetti totali, mentre il turn-over annuo è di circa il 10% a livello nazionale, ma con forti oscillazioni tra Centro, Sud e Nord, dove, in genere, è decisamente più alto anche se non mancano aree a basso turn-over.

 

I servizi

 

Le imprese operanti nel settore continuano a mostrare un approccio “generalista� al mercato: la gamma dei servizi offerti è infatti estesa, mentre sono poche le aziende specializzate per tipologia di servizio. Ciò vale soprattutto per la sorveglianza, anche se nel settore del trasporto valori, dove operano poco più del 20% del totale delle imprese, ci sono alcuni esempi eccellenti di specializzazione.

Per il resto, e con mix diversi, la maggior parte delle imprese offrono vari servizi, dal piantonamento all’antirapina, dalle ispezioni al teleallarme, dal pronto intervento alla videosorveglianza e altro.

 

In termini di fatturato, il mix medio tra le varie componenti di servizio delle imprese a livello nazionale vede una preponderanza del piantonamento (48%), rispetto alla vigilanza (30%) e al trasporto valori (18%) (figura 7).

 

I clienti

 

L’utenza privata residenziale non rappresenta più del 5% del totale dei clienti, mentre si registra un aumento significativo di enti e amministrazioni che si affidano agli istituti di vigilanza. Il numero totale di clienti è stimato attorno al milione e 200mila, mentre il numero di servizi espletato è molto più elevato, dato che alcuni clienti fruiscono di più servizi. Sono circa 600mila i servizi attivi di collegamento alle centrali operative, comprendendo i teleallarmi, la videosorveglianza, la localizzazione satellitare e le tecnologie avanzate.

Uno sguardo all’Europa

Le norme, l’articolazione del lavoro, persino i confini stessi ed il significato della “sicurezza privata� in Europa variano da paese a paese. Dalla tabella 2, che riporta alcuni dati estrapolati dal rapporto annuale CoESS (Confederazione Europea dei Servizi di Sicurezza) del 2006 a cui abbiamo aggiunto altri due indicatori (il numero di addetti per abitanti e il fatturato per addetto), emerge, infatti, come le situazioni nazionali siano molto diverse e, quindi, poco comparabili tra loro, se non per ristretti gruppi omogenei. Volendo, comunque, accennare ad un paio di considerazioni, si può affermare che nel nostro paese il numero degli addetti del settore, in particolare delle guardie giurate, rispetto alla popolazione è estremamente basso (1 addetto ogni 1203 abitanti), mentre il fatturato medio per dipendente, superiore a 48mila euro, è tra i più alti, anche se oltre 33mila euro sono imputabili al costo medio del personale. Ciò produce, pertanto, un duplice effetto negativo sul settore: da un lato, la penalizzazione della diffusione dei servizi di sicurezza privata per via delle tasse sul lavoro che in Italia sono tra le più elevate d’Europa, e, dall’altro, la difficoltà da parte delle imprese di creare valore aggiunto.

 

Il fenomeno del private equity

 

I fondi chiusi di investimento mobiliare si sono affacciati nel settore della sicurezza privata solo di recente, con acquisizioni che hanno prevalentemente riguardato alcuni tra i maggiori gruppi “storici� della vigilanza, gli unici in grado di offrire la necessaria massa critica. Le operazioni più significative hanno riguardato BS Investimenti SGR, che nel 2004 ha acquisito il controllo del gruppo “Sicurglobal�, e 21 Partners SGR (gruppo Benetton), che nel 2006 si è, invece, assicurato il controllo del gruppo “IVRI�. Nel corso del 2006 IVRI ha raggiunto un accordo con la società spagnola “Prosegur� per un ingresso nel capitale sociale e contemporanea acquisizione di alcune attività di Prosegur in Italia.

In linea con le normali strategie dei fondi chiusi di investimento, è in atto in questi gruppi un profondo processo di ristrutturazione e riassetto societario, volto all’ottimizzazione delle risorse, e un’espansione concentrata soprattutto per linee esterne mediante un programma di acquisizione di ulteriori aziende.

Attualmente i due gruppi hanno pari caratura, attestandosi attorno ai 150 milioni di euro di fatturato ciascuno, con una quota di mercato di circa il 12%.

Altra operazione degna di nota riguarda la partecipazione di minoranza di Synergo SGR all’interno del gruppo Allsystem, un operatore che ha raggiunto ricavi consolidati per circa 100 milioni di euro.

Nonostante siano state presentate negli ultimi due anni due domande di collocamento iniziale (IPO), ad oggi nessuna impresa italiana è quotata in borsa.

 

La sicurezza privata e le Authority

 

Il settore si è trovato negli ultimi anni ad interagire con nuovi “regolatori� che si sono affiancati alle istituzioni che storicamente hanno dettato le norme di riferimento, in primis il Ministero degli Interni.

Nello specifico, l’ingresso del “private equity� ha reso necessaria per molte operazioni di acquisizione la richiesta di autorizzazione all’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato (AGCM). Spesso il nulla osta è stato concesso senza necessità di istruttoria. Viceversa, nel 2006, alcune richieste sono state rigettate in tutto o in parte, in quanto la fase istruttoria dei provvedimenti ha potuto delineare un possibile profilo di eccessiva concentrazione delle imprese, dovendo essere valutare, sino ad oggi, in un contesto strettamente provinciale.

Un solo provvedimento ha riguardato un abuso sulle norme per la concorrenza, mentre l’attività dell’AGCM si è anche concretizzata in alcune segnalazioni e pareri circa l’impianto delle “tariffe regolamentate�.

Il Garante della Protezione dei Dati Personali ha, invece, indicato le linee guida da osservare in materia di videosorveglianza, arrivando a stilare, in primo luogo, un “decalogo� e, successivamente, adottando un provvedimento generale.

 

 

La sicurezza privata e gli standard

 

Rappresenta una materia in divenire sia in Europa che, di conseguenza, in Italia. Nel medio termine influenzerà in modo rilevante l’attività delle imprese e le scelte strategiche di queste ultime. Molti sono, peraltro, i lavori in corso nei vari enti di standardizzazione. Le norme più importanti in materia pubblicate in Italia sono:

UNI10891 Servizi Istituti di Vigilanza Privati â€" Requisiti;

UNI11068 Centrali di Telesorveglianza - Caratteristiche procedurali, strutturali e di controllo;

UNI 15213 Telematica per il trasporto e il traffico stradale - Sistemi di identificazione dei veicoli dopo il furto.

Da citare è lo standard volontario per i servizi di localizzazione satellitare, denominato “livelli di servizio�, adottato dalle società associate ad ANSSAT, l’Associazione Nazionale Servizi Satellitari e Telematici che aderisce a Federsicurezza.

 

 

Nota metodologica

 

I lavori per la stesura del rapporto sono iniziati nel marzo 2007. La raccolta dati e l’indagine conoscitiva hanno riguardato le imprese attive nel settore dei “Servizi di Vigilanza�, associate a FederSicurezza, o con codice ATECO dell’attività prevalente 74601, in possesso di autorizzazione ex art. 134 TULPS rilasciata dalla competente Prefettura o Questura.

L’attenzione si è focalizzata sulle imprese che prestano i propri servizi a favore di terzi. Non sono quindi stati presi in considerazione i soggetti autorizzati ex art. 133 TULPS, i consorzi che svolgono attività esclusivamente a favore dei propri consorziati, le società che, sebbene abbiano una propria personalità giuridica, prestano servizi all’interno di un gruppo industriale o di uno specifico servizio.

Altra esclusione ha riguardato i cosiddetti “networks� la cui attività riguarda l’acquisizione di commesse e la relativa distribuzione ad una pluralità di prestatori e, per quanto possibile, il fatturato relativo a contratti c.d. di “corrispondenza� tra imprese che, altrimenti, generano una duplicazione.

Per l’indagine sono stati considerati i seguenti servizi:

piantonamento, guardiania, antirapina;

pattugliamento, ispezioni;

teleallarme, pronto intervento;

trasporto, scorta, custodia, trattamento di valori;

localizzazione satellitare;

videosorveglianza.

Pur potendo generalmente annoverarsi tra i “servizi di sicurezza privata�, non sono stati presi in esame:

investigazione, consulenza;

installazione, manutenzione di sistemi di sicurezza;

portierato, receptionist.

In autunno 2007, attraverso le associazioni aderenti a FederSicurezza, sono stati inviati oltre 200 questionari e, parallelamente, sono state strutturate ed eseguite circa 20 interviste a stakeholders.

Allo scopo di estendere la validità dello studio a tutto il comparto, senza limitarsi alle imprese rappresentate in FederSicurezza, il rapporto è altresì basato su risultanze di banche dati proprie e su dati pubblicamente reperibili. A questo proposito è stato individuato un campione significativo per dimensione, attività espletate, collocazione geografica di circa 100 imprese suddiviso in 15 gruppi e di questo campione si è proceduto all’analisi dei bilanci e di altri dati pubblici.

Dove non diversamente specificato, tutti i dati espressi nel rapporto sono riferiti all’anno 2006.

 

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