A Napoli 2mila negozi in meno negli ultimi sei mesi

A Napoli 2mila negozi in meno negli ultimi sei mesi

All'Assemblea di Confcommercio Napol il presidente Russo denuncia: "il commercio napoletano è in ginocchio, d'altronde con gli incassi ridotti al lumicino, la contraffazione dilagante, i prelievi fiscali dello Stato e del Comune, gli affitti alle stelle, chi può resistere?".

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10 ottobre 2014

"Il commercio napoletano è in ginocchio, un dato su tutti fotografa la gravità della situazione: negli ultimi sei mesi hanno chiuso più di duemila negozi e circa 600 bar e ristoranti a Napoli e provincia. Il settore che per anni ha dato un 'rifugio' a tanti napoletani, quello che vale da solo il 70 per cento della nostra economia, oggi non funziona più. E d'altronde con gli incassi ridotti al lumicino, la contraffazione dilagante, i prelievi fiscali dello Stato e del Comune, gli affitti alle stelle, chi può resistere?". Lo ha detto Pietro Russo, presidente di Confcommercio Imprese per l'Italia della provincia di Napoli, nel corso dell'Assemblea dell'associazione napoletana. "Abbiamo accertato che oggi si risparmia anche sull'Inps: il 50 per cento dei titolari dei negozi non paga più contributi per se stessi. Lo strumento degli 80 euro in busta paga, per quanto apprezzabile, non è certamente risolutivo sul fronte della ripresa dei consumi, visto che in gran parte viene assorbito dai costi che le famiglie devono affrontare per pagare bollette sempre più care, i tributi locali ed il canone di fitto della casa. E l'ultima trovata del Governo di anticipare in busta paga il TFR – ha detto ancora Russo - oltre a privare i lavoratori di quel tesoretto a fine carriera, costituisce un'ulteriore tegola, in quanto li priva di risorse che da sempre sono state utilizzate come forme di autofinanziamento per portare avanti le aziende".  Nel corso dell'Assemblea di Confcommercio Napoli, Russo ha ricordato che il Pil della Campania ha perso 15 punti dall'inizio della crisi, ben 5 punti in più della media italiana: "i dati Istatconfermano in provincia di Napoli un calo delle vendite al dettaglio di oltre dieci punti di percentuale e noi sappiamo che in alcuni settori particolarmente sensibili, come l'abbigliamento, il calo è arrivato fino al 40 o al 50% del fatturato. Tutto ciò ha comportato un arretramento della nostra economia di circa  20 anni, occorrerà molto tempo per recuperare il terreno perduto". Russo indica anche le possibili vie d'uscita: "vi è  la necessità di un concreto intervento sull'economia reale attraverso un disegno di politica economica a sostegno dell'impresa diffusa, con misure di ampio respiro che affrontino il rilancio del sistema imprenditoriale italiano. L'altro aspetto da non trascurare riguarda più da vicino il mondo dell'associazionismo, che con l'inevitabile calo di iscritti perde il proprio "peso" nei rapporti con il mondo delle Istituzioni. Va bene semplificare e contenere i costi, va però ribadito con forza che tale disegno non può comportare un ridimensionamento del ruolo strategico delle Camere di Commercio".

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