Ad Arezzo una campagna a sostegno dei negozi di vicinato

Ad Arezzo una campagna a sostegno dei negozi di vicinato

L'iniziativa "We love shopping sottocasa" punta a contrastare un trend ormai consolidato: nell'arco di nove anni, dal 2009 al 2017, in provincia di Arezzo il commercio al dettaglio ha perduto in totale 157 imprese.

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24 aprile 2018

Si chiama "We love shopping sottocasa" ed è la nuova campagna promozionale che Confcommercio Arezzo lancia a sostegno dei negozi di vicinato. A presentarla, il 24 aprile scorso nella sede di via XXV Aprile, c'erano la presidente di Confcommercio Toscana, Anna Lapini, e la vicedirettrice Catiuscia Fei. Semplicissima la grafica scelta per la campagna: un grande cuore rosso con l'immagine stilizzata di una città "ideale", poi una serie di "hashtag" per sottolineare gli aspetti positivi del fare acquisti sotto casa: perché è facile, sicuro, vicino, social, conveniente, accogliente, sostenibile, a misura di famiglia, a sostegno del tuo territorio. "Il nostro è un appello ai consumatori. Se vogliamo salvare il piccolo commercio, quello che ha dato la fisionomia alle nostre città  - ha spiegato la presidente Lapini - dobbiamo tutti fare qualcosa. Dobbiamo mobilitarci per salvare le imprese, l'occupazione e la qualità di vita. Perché senza i servizi offerti dai negozi le città sono morte. In questo i consumatori hanno un ruolo importante perché acquistare è un atto politico: quando scelgo cosa comprare e dove comprarlo, io influisco sul futuro del mio territorio e sono responsabile di quello che accadrà fra uno, dieci o venti anni. Per questo, se non vogliamo che tante attività abbassino definitivamente le saracinesche, dobbiamo tornare a fare shopping anche nelle ‘botteghe', come un tempo". "La rete distributiva tradizionale sta attraversando un periodo complesso: i piccoli negozi - ha quindi sottolineato la vicedirettrice della Confcommercio aretina, Catiuscia Fei - sono in calo, soprattutto nei piccoli centri, i commercianti fanno fatica ad andare avanti, stretti come sono tra la crisi dei consumi interni, la competizione sempre più agguerrita di grande distribuzione e nuovi canali di vendita, la difficoltà di stare al passo con un mercato in costante cambiamento e una burocrazia farraginosa". Dall'indagine effettuata da Confcommercio sui dati della Camera di Commercio di Arezzo risulta che nell'arco di nove anni, dal 2009 al 2017, in provincia di Arezzo il commercio al dettaglio ha perduto in totale 157 imprese: erano 3.990 a fine 2009, sono diventate 3.833 al 31.12.2017. Una perdita complessiva ancora contenuta, intorno al -4%, ma che fa riflettere perché è spalmata su quasi tutti i comuni. Stando ai valori percentuali, i Comuni più in sofferenza sono Chitignano e Badia Tedalda, che in nove anni hanno visto sparire rispettivamente il 43% e il 40% delle loro botteghe, Sestino ne ha perduta quasi una su tre (-31%), Caprese Michelangelo e Pergine Valdarno poco meno (-28%). Stando invece ai valori assoluti, la "maglia nera" va a San Giovanni Valdarno, che guida la classifica negativa con -19; il comune di Arezzo (che da solo conta circa il 35% dei negozi di tutta la provincia) si piazza al secondo posto con -17, al terzo posto Cortona con -16; seguono Montevarchi e Bucine con -15, Loro Ciuffenna con -14, Sansepolcro con -13 e a ruota gli altri Comuni. Ci sono però alcune eccezioni: Foiano della Chiana, per esempio, che segna un +23 viziato però dalle nuove aperture di esercizi all'interno dell'outlet. Tra i comuni che nello stesso arco temporale registrano un saldo positivo tra negozi aperti e cessati ci sono anche Civitella in Val di Chiana, al secondo posto con +8, Bibbiena e Monte San Savino, che guadagnano il terzo posto a pari merito con +4, poi Talla con +2, Laterina e Castiglion Fibocchi con +1. In generale, comunque, il bilancio è negativo per tutte le vallate della provincia di Arezzo. A soffrire di più per le chiusure è stato il Valdarno, dove sono scomparse ben 64 attività di vicinato, mentre la Valdichiana si è fermata ad un -39, il Casentino a -28 e la Valtiberina a -26.  "Il quadro è certamente critico ma vogliamo guardare al futuro con quella fiducia e quell'ottimismo che sono nel dna degli imprenditori. Ai nostri concittadini, così come alle istituzioni locali, chiediamo però la collaborazione. I negozi - ha concluso la Lapini - sono utili sotto tanti punti di vista: oltre a dare servizi, sono un punto di riferimento importante a livello sociale e fungono da presidio del territorio. Le nostre strade sono più sicure quando sono illuminate dalle vetrine dei negozi aperti. Non lasciamo che queste luci si spengano".

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