Aggiornamento delle analisi e delle previsioni dei consumi delle famiglie nelle regioni italiane

Aggiornamento delle analisi e delle previsioni dei consumi delle famiglie nelle regioni italiane

Agosto 2010

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9 agosto 2010

 

 

 

 

Aggiornamento delle analisi e delle previsioni
dei consumi delle famiglie nelle regioni italiane

 

 

 

 

Mariano Bella – Livia Patrignani

Ufficio Studi

 

 

 

 

 

9 Agosto 2010


 

L’aggiornamento delle previsioni sull’andamento dell’economia nel 2010-2011 mostra, anche sulla base delle evidenze registrate dall’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) negli ultimi mesi, una dinamica dei consumi delle famiglie sul territorio nel 2010 meno favorevole rispetto a quanto indicato in precedenza (0,4% in luogo dello 0,7% indicato nello scorso mese di febbraio).

 

L’attuale fase di ripresa continua ad essere caratterizzata da una accentuata debolezza della domanda delle famiglie, fenomeno che pur coinvolgendo in modo abbastanza diffuso il territorio sembra interessare in misura più accentuata le regioni del meridione che già hanno scontato nel biennio 2008-2009 un andamento della spesa per consumi più negativo rispetto alle altre regioni d’Italia, in linea con le dinamiche di più lungo termine. Inoltre, le regioni meridionali sono attese evidenziare una ripresa più lenta in termini di crescita del Pil e quindi dei consumi.

 

 

I consumi sul territorio nelle regioni italiane

 

La quota dei consumi effettuati dalle famiglie del Sud rispetto al totale nazionale è in progressivo ridimensionamento (fig. 2).


Fig. 2 - Quota delle macro-ripartizioni sui consumi (valori correnti)

 

Elaborazioni e previsioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

 

 

Questa tendenza, emersa già da tempo, tende a consolidarsi anche negli anni della crisi in considerazione di un’incidenza della spesa del Mezzogiorno che passa dal 27,3% del totale Italia nel 2007 al 26,8% del 2011.


 

Tab. 4 - I consumi delle famiglie nelle regioni italiane*

 

* Le variazioni % medie annue e anno su anno si riferiscono ai consumi della regione nel complesso mentre il valore del 2007 è espresso in termini pro capite.

Elaborazioni e previsioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

 

Il fenomeno riflette, oltre a una minore capacità di spesa delle famiglie dell’area - il reddito disponibile pro capite nel Mezzogiorno continua ad essere pari a poco più del 60% di quello del Nord - anche i diversi andamenti registrati dalla popolazione residente nei diversi territori, con penalizzazione, come già accennato, delle aree del Sud del Paese. E’ opportuno ricordare che i consumi delle famiglie sul territorio si riferiscono a tutti i consumi sostenuti da chiunque, quindi anche non residenti, all’interno di una regione. Pertanto, i dati e le previsioni risentono del differente afflusso turistico che caratterizza le diverse aree territoriali.

Le dinamiche registrate nel biennio 2008-2009, pur mostrando una tendenza abbastanza diffusa sul territorio al ridimensionamento della domanda per consumi da parte delle famiglie, pongono in luce la diversa intensità con cui i fenomeni si sono riflessi sulle singole regioni (tab. 4).

La tendenza alla riduzione della spesa ha colpito in misura più intensa il Nord-ovest ed il Sud. Le regioni settentrionali hanno risposto alla crisi in modo disomogeneo, con una riduzione molto marcata in Piemonte (oltre il 5% nel periodo recessivo) a cui si è contrapposta una tendenza al ridimensionamento abbastanza contenuta in Liguria e in Emilia Romagna. Le regioni del Centro, dopo aver mostrato una stabilità dei consumi nel corso del 2008, hanno subito nel 2009 una marcata contrazione della spesa, soprattutto in Toscana e in Umbria.

Nel Mezzogiorno la dinamica recessiva dei consumi, che aveva già assunto toni abbastanza marcati nel 2008, si è accentuata nel 2009 segnalando situazioni di profondo disagio delle famiglie, in particolare in Sicilia, Campania e Molise.

L’uscita dalla fase recessiva, che si sta traducendo in una ripresa molto contenuta della domanda delle famiglie su tutto il territorio nazionale sembra interessare in misura molto limitata le regioni del Sud dove le stime indicano in molti territori dinamiche negative anche nel 2010. Il fatto di avere riduzioni dei consumi regionali per tre anni consecutivi - dal 2008 al 2010 - è fenomeno del tutto inedito nella storia economica italiana.

Le stime dei consumi in alcune regioni come il Trentino e la Val d’Aosta risentono positivamente di ipotesi favorevoli riguardanti i turismi attivi: queste ipotesi ovviamente necessitano di una futura verifica empirica.

Solo nel 2011 la spesa delle famiglie dovrebbe tornare a registrare valori positivi su tutto il territorio italiano senza peraltro segnalare la presenza di dinamiche espansive di apprezzabile entità.

Le difficoltà della domanda per consumi, legate non solo alla recessione del biennio 2008-2009 ma alla strutturale bassa crescita che caratterizza il Paese da troppo tempo, emergono in modo ancora più evidente se si guarda ai consumi per abitante in termini reali, cioè al netto dell’influenza della variazione dei prezzi al consumo (tab. 5).

Posti pari a 100, per ciascuna regione, i consumi per abitante nel 1995, si  evidenzia come complessivamente nel 2007 questo indicatore sia aumentato di poco meno di 14 punti percentuali. La tendenza a modeste variazioni del consumo pro capite risulta particolarmente accentuata negli ultimi anni in cui l’indice passa dal 112,7 del 2000 al 113,9 del 2007, anno in cui per alcune regioni l’indice si attestava già su valori inferiori a quelli raggiunti nel 2000.


 

Tab. 5 - Indici dei consumi pro capite in termini reali (1995=100)

 

Elaborazioni e previsioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

 

Dopo la recessione che ha determinato un brusco ridimensionamento dell’indicatore tra il 2008 ed il 2009, l’uscita dalla crisi risulta, secondo le nostre stime, particolarmente contenuta, non permettendo alle famiglie di tornare nel breve-medio periodo sui livelli di consumo sperimentati nel 2007. Più che in termini di Pil, è nella dimensione dei consumi, specialmente quelli privati, che si misura la profondità di questo lungo episodio recessivo nella metrica della riduzione di benessere patita dai cittadini consumatori. In termini di consumi pro capite, il consumo medio nelle regioni italiane ha fatto un balzo indietro tra i 9 e i 13 anni.

Un altro elemento di qualche interesse è la valutazione del posizionamento delle singole regioni tra di loro nel tempo (tab. 6). Ponendo l’Italia uguale a 100 in ciascun anno preso in esame si può vedere come il Trentino Alto Adige, che nel 1995 presentava valori dei consumi pro capite superiori del 40%, ha progressivamente visto ridursi il differenziale, mentre la Valle d’Aosta ha conosciuto un significativo aumento, verosimilmente dovuto a una crescente quota di turismi attivi.

 

Tab. 6 - Divari territoriali dei consumi pro capite in termini reali

(Italia =100)

Elaborazioni e previsioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

 

Al contrario, la Basilicata che si posizionava nel 1995 su valori inferiori del 30% rispetto alla media nazionale ha registrato una modesta riduzione del gap che la separa dal resto del Paese.

In linea generale i fenomeni che emergono nel lungo periodo sono rappresentati dall’ampliamento del divario tra il Sud ed il resto del Paese e dal moderato miglioramento delle regioni del Centro.

Ciò che continua ad emergere con particolare gravità è il differenziale di consumo pro capite esistente tra il Mezzogiorno e le altre aree del Paese, sintomo delle difficoltà dell’economia dell’area di instradarsi su un sentiero di sviluppo idoneo a garantire alle famiglie un più elevato livello di benessere ed una riduzione della povertà che, come noto, sia in termini relativi che assoluti, si concentra largamente nelle regioni meridionali.

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