Aifos: lavoro, sicurezza e formazione ai tempi del coronavirus

Aifos: lavoro, sicurezza e formazione ai tempi del coronavirus

L’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro ha realizzato nel 2020 un'attività di ricerca per indagare come i professionisti della sicurezza hanno gestito la fase emergenziale

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3 dicembre 2020

L’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro (AiFOS), su impulso del suo Comitato Scientifico presieduto da Marco Masi, ha realizzato nel 2020 un'attività di ricerca per indagare come i professionisti della sicurezza hanno gestito la fase emergenziale. Attività di ricerca, dal titolo “Lavoro, sicurezza e formazione ai tempi del coronavirus”, che è stata presentata il 3 dicembre. 

Il Rapporto AiFOS 2020 presenta la ricerca condotta tramite la raccolta di questionari compilati, in forma anonima, tra la fine del mese di maggio e il mese di giugno 2020 da RSPP, ASPP, HSE manager, Consulenti e Formatori e Coordinatori di Cantiere.

Inoltre nel mese di settembre 2020, grazie alla collaborazione con il Coordinamento Sindacale Professionisti della Sanità, l’indagine è stata diffusa anche tra i Medici Competenti per indagare il loro vissuto e le loro opinioni in merito alla fase più acuta dell’emergenza.

I dati mostrano, almeno per il capitolo relativo alla valutazione dei rischi, ai protocolli anti-contagio e alla gestione dei dispositivi di protezione individuali, che le aziende italiane, pur nella confusione legislativa che ha caratterizzato l’emergenza e con margini di miglioramento, hanno recepito lo spirito della normativa e hanno fatte proprie molte delle prescrizioni.

Sono molte poi le risposte che hanno riguardato la formazione, che mostrano, ad esempio, come nel 52% del campione le attività formative sono state interrotte. E laddove la formazione non si è, di fatto, interrotta, gli interlocutori hanno dichiarato che hanno consigliato ai propri committenti di non fermare la formazione, ma piuttosto di svolgere attività in videoconferenza (70%) o in modalità e-learning (60%).

Link all’appendice statistica relativa alle risposte di RSPP, consulenti, formatori e HSE manager

 

COVID-19 e lavoro: le risposte di coordinatori e medici competenti

La ricerca di AiFOS ha poi raccolto anche le risposte e i pareri dei coordinatori di cantiere e dei medici competenti.

Riguardo al settore dei cantieri si è voluto, in particolare, comprendere quello che i coordinatori ed i consulenti hanno fatto, i problemi riscontrati, le soluzioni applicate, le sensazioni riportate, offrendo così un contributo formativo e informativo maturato “sul campo” proprio da chi, ogni giorno, si occupa della difficile materia della sicurezza in edilizia.

I dati mostrano che nel momento del lockdown l’attività sia stata sospesa nel 69,3% dei cantieri, mentre l’attività è proseguita solo in cantieri rientranti nei settori strategici (per il 14,7% dei casi) e in cantieri connessi a settori strategici per i quali era necessario lo svolgimento dei lavori (16%). Inoltre relativamente alle modalità di esecuzione della valutazione dei rischi indotti dall’emergenza Covid-19 nella stragrande maggioranza dei casi si è intervenuti sul PSC, predisponendo uno specifico allegato o con aggiornamenti del documento o delle sue sezioni.

Link all’appendice statistica relativa alle risposte dei coordinatori

Altri dati interessanti, che emergono della ricerca condotta da AiFOS, riguardano la posizione del medico competente, anche con riferimento alle risposte degli altri attori della sicurezza aziendale sulla collaborazione tra le varie figure aziendali.

Se è scontato che in un’emergenza sanitaria tale figura sia chiamata a giocare un ruolo di fondamentale importanza, la ricerca offre però uno spaccato che pone tale soggetto tra luci ed ombre. Se si considera, infatti, la necessaria collaborazione delle varie figure aziendali nella stesura del protocollo aziendale anti-contagio, se quasi il 68% degli intervistati ritiene che il contributo del medico competente sia stato ottimo-buono, non passa inosservato che il 32% lo abbia ritenuto, invece, come scarso (25,16%) o addirittura nullo (7,22%).

In ogni caso l’indagine condotta ha messo in evidenza che nella prima fase dell’emergenza sanitaria legata all’epidemia COVID-19 il Medico Competente ha proseguito la sua attività professionale modulando gli adempimenti normativi in funzione delle necessità contingenti e tenendo conto dell’esigenza di scongiurare, per quanto possibile, il contagio nell’ambito della popolazione lavorativa delle aziende seguite. 

Link all’appendice statistica relativa alle risposte dei medici competenti

 

 

 

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