Allarme di Faita Trentino: campeggi a rischio chiusura

Allarme di Faita Trentino: campeggi a rischio chiusura

Carico fiscale insostenibile, calo delle prenotazioni e aumento del costo del lavoro mettono a rischio default le imprese del turismo open air.

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19 aprile 2013

 

Per i campeggi trentini la prossima stagione estiva (a prescindere dalle prenotazioni che peraltro non sono confortanti) si preannuncia già in salita: ancora prima di far entrare nelle strutture i primi turisti, i gestori si troveranno a fare i conti con un'impennata delle tasse, frutto delle politiche economiche di questi ultimi mesi, che può raggiungere anche un aumento del 90%. "Si tratta di un discorso valido per tutte le imprese – ha detto il presidente di Faita Trentino, Fabio Poletti, in una conferenza stampa tenutasi nella sede di Confcommercio Trentino - ma che sulla nostra categoria si abbatte in una maniera estremamente dura e con esiti che speriamo non essere fatali per la sopravvivenza delle stesse". A partire dall'Imu, a proposito della quale Poletti ha denunciato che "il meccanismo astruso e incomprensibile che ha portato all'utilizzo di un sistema che non consente più ai Comuni un minimo di margine per stabilire l'entità dell'imposta ed, eventualmente, per prevedere agevolazioni sia ai privati che alle aziende". E se l'Imu è un problema serio, la Tares potenzialmente potrebbe rappresentare una catastrofe per i campeggi trentini. "I 69 campeggi trentini – dha detto Poletti – hanno una superficie media di 20 mila metri quadri. Considerando soltanto la quota per i servizi indivisibili, ciascuna struttura si trova a pagare in media 8mila euro. Calcolando, sempre in media, l'entità della componente rifiuti arriviamo alla cifra di circa 21mila euro. La somma delle due componenti significa questo: ciascun campeggio in Trentino si troverà a dover iniziare la stagione registrando a passivo quasi 30 mila euro di Tares. La superficie complessiva dei campeggi trentini è di circa 1,5 milioni di metri quadrati: se moltiplichiamo tale dato per il 0,30 euro per metro quadrato risulta una tassazione complessiva sul sistema open air superiore a 550mila euro, importo che va ad aggiungersi alla tassazione della componente rifiuti con un aumento medio, appunto, di circa 8mila euro per impresa". "Se a ciò aggiungiamo l'aumento dell'aliquota Iva ordinaria del prossimo primo luglio, il costo del lavoro già altissimo in sé, ma esagerato se confrontato con i nostri colleghi austriaci, e il carico fiscale complessivo che ha superato quota 63% ai danni di famiglie ed imprese, il quadro è allarmante", ha aggiunto il presidente di Faita Trentino. Per quanto concerne il personale i campeggi trentini, considerati questi costi, si troveranno nella drammatica situazione di razionalizzare le spese per i dipendenti. Conseguentemente si avranno dei riflessi negativi riferiti sia alle famiglie, che di quel reddito vivevano, sia alla qualità dei servizi offerti. Per questo l'Associazione chiede una  riduzione del carico fiscale per ridare ossigeno alla imprese, e in particolare l'annullamento della Tares, e non il rinvio del pagamento che non risolve il problema; l'applicazione dell'aliquota minima per l'Imu da parte dei Comuni; l'annullamento dell'aumento dell'Iva al 22%, posto che il precedente rialzo ha prodotto effetti esattamente contrari a quelli attesa; la riduzione del costo del lavoro. "Qualcuno sostiene – ha concluso il presidente Faita– che un carico fiscale come quello che opprime le nostre imprese sia incostituzionale: la nostra Costituzione parla chiaramente di un fisco che gravi su ciascun cittadino "in ragione della propria capacità contributiva". Ci preme precisare che le nostre aziende sono uno strumento prezioso per creare ricchezza, occupazione ed accrescere l'immagine dell'Italia nel mondo. In un contesto come quello che vi abbiamo illustrato, non appare più come una proposta fuori luogo, o una boutade, l'ipotesi di uno sciopero fiscale messo in atto da tutte le aziende aderenti a Faita nazionale".

 

 

 

 


 

 

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