L'Unione lancia #altoadigeacquistainloco

L'Unione lancia #altoadigeacquistainloco

Sono oltre 200 i negozi di tutti i settori che aderiscono all'inizitiva in 70 comuni, località e frazioni. Moser: “il commercio al dettaglio in Alto Adige punta su vicinanza al cliente e assistenza personalizzata”.

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30 marzo 2020

“Tu compri in loco, noi consegniamo in loco”: questo è il motto all’insegna del quale l’Unione commercio turismo servizi Alto Adige ha dato il via, una settimana fa, all’iniziativa provinciale #altoadigeacquistainloco.

All’indirizzo www.unione-bz.it/acquistainloco sono elencate tutte le aziende associate all’Unione che consegnano la merce a domicilio. Attualmente, in tutto l’Alto Adige, a offrire questo servizio sono oltre 200 negozi di tutti i settori in 70 comuni, località e frazioni. La lista viene continuamente aggiornata, e le aziende interessate possono anche iscriversi direttamente per entrare a far parte dell’elenco.

“Anche in questo periodo la nostra popolazione deve essere rifornita al meglio. In Alto Adige disponiamo di una serie di commercianti al dettaglio che, anche in queste difficilissime settimane, si sono rimboccati le maniche per continuare a garantire questo servizio alla popolazione consegnando gli acquisti direttamente a casa. Da parte nostra stiamo facendo di tutto per sostenerle”, spiegano il presidente dell’Unione Philipp Moser e il vicepresidente Sandro Pellegrini. Questo servizio dei negozi, così come anche il lavoro delle molte organizzazioni no profit in provincia, ha un valore inestimabile soprattutto per la popolazione più anziana, ma non solo.

I punti di forza delle aziende commerciali sul territorio, molte delle quali piccole e a conduzione familiare, sono sempre stati la vicinanza ai clienti e l’assistenza personale, ricorda l’Unione. “Questo valore aggiunto torna più che mai protagonista in questo periodo di crisi – e la popolazione comincia ad apprezzarlo per come merita”, concludno Moser e Pellegrini.

 

Unione Alto Adige: "Nuove regole per le aperture domenicali e festive"

Le scorse settimane l’hanno mostrato con chiarezza: l’apertura dei negozi alla domenica non è più una necessità, sottolinea l’Unione commercio turismo servizi Alto Adige. “Già in occasione dell’ultima domenica di apertura, a metà marzo, non erano praticamente stati fatti acquisti. E anche, da allora, quando i negozi sono stati costretti a tenere chiuso alla domenica, in questi giorni siamo comunque forniti di tutto ciò che ci serve – nonostante la gravità della situazione”, afferma il presidente dell’Unione Philipp Moser analizzando la situazione. Queste esperienze insegnano molto, e sono anche un chiaro messaggio: non c’è la necessità di tenere aperti i negozi di domenica e nei festivi. Per questo motivo l’Unione è impegnata per la reintroduzione di orari di apertura regolamentati e, in particolare, per nuove norme nell’ambito delle aperture domenicali e festive.

“Così come prevedono i nostri valori e le nostre tradizioni, la domenica è un giorno di riposo, e offre pertanto tempo per gli interessi personali, la società e la famiglie – tanto più in questo periodo”, ricorda Moser. L’Unione si è già battuta per una regolamentazione locale degli orari di apertura e per una regolamentazione delle aperture domenicali a favore della varietà del commercio altoatesino. Moser: “Abbiamo bisogno di una soluzione su misura dell’Alto Adige, che preveda anche eccezioni per le località turistiche nonché per le aziende del commercio di vicinato e della tradizione.”

A parlare per una soluzione autonoma è soprattutto la situazione unica del commercio in Alto Adige, con il suo equilibrato rapporto tra piccoli e medi negozi specializzati e aziende a gestione familiare nonché grande distribuzione nelle zone residenziali e il suo commercio di vicinato ancora intatto, che non ha paragoni nelle regioni alpine e oltre.

 

Non c’è più tempo da perdere, ed è da una scuola di pensiero che bisogna partire se vogliamo evitare che, superata la fase di emergenza, si apra una crisi economica e sociale, che inevitabilmente avrà delle ripercussioni catastrofiche sulle nostre imprese e sui nostri lavoratori".

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