I consumi regionali nel 2020

I consumi regionali nel 2020

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31 agosto 2020

Introduzione e considerazioni tecniche

Le incognite e le incertezze che continuano a gravare sull’evoluzione della crisi economica conseguente a quella sanitaria – e sui tempi di ritorno a qualche configurazione “normale” dei processi produttivi – tendono a modificare rapidamente le prospettive a breve. Per questo motivo si provvede con questa nota al terzo aggiornamento delle stime  dei consumi regionali per l’anno 20201.

Le stime dei consumi sul territorio sono parametrate alle nuove valutazioni macroeconomiche per l’Italia relative all’anno in corso (che tengono conto dei dati ufficiali provvisori per il secondo quarto del 2020): PIL -9,3%, consumi dei residenti -9,6%, consumi sul territorio -10,9% (la variazione dei consumi sul territorio per il 2020 era stimata pari a -5,6% e -8,0% nelle note del 4 aprile e del 15 maggio rispettivamente).

Le differenze tra le dinamiche dei consumi sul territorio e dei residenti riflettono la caduta dei turismi attivi. È opportuno ricordare che i consumi sul territorio (italiano e regionale) si riferiscono alla spesa effettuata da chiunque nel territorio di riferimento. Pertanto, le stime, soprattutto nella metrica dei consumi per abitante, risentono della differente presenza dei turisti stranieri nella regione e, quindi, della differente incidenza in termini di spesa.

La metodologia utilizzata per stimare l’evoluzione della spesa regionale è un affinamento di quella utilizzata nelle stime precedenti (cfr. nota 1). A una valutazione di base dei consumi regionali, sviluppata con un modello autoregressivo aumentato con una variabile driver data dai consumi totali sul territorio italiano, viene imposta una modificazione dei tassi di variazione coerente con la determinazione quantitativa di alcune grandezze disponibili in alta frequenza: vendite di auto a privati e presenze turistiche straniere su base regionale (nella certezza, ormai, che quest’ultima componente per buona parte del 2020 è inesistente). Anche la durata del lockdown delle attività produttive ponderata con il peso di tali attività sul valore aggiunto regionale contribuisce all’aggiustamento della variazione dei consumi regionali proveniente dall’esercizio meccanico di regressione ARIMAX.

Per affinare le stime si è tenuto conto anche della quota di occupati nella Pubblica Amministrazione sul totale degli occupati nella regione. La maggiore quota di soggetti meno vulnerabili rispetto alla riduzione delle ore lavorate e delle retribuzioni garantisce una migliore tenuta dei consumi regionali aggregati, almeno per la componente dei residenti. I dipendenti pubblici costituiscono il 9,2% degli occupati in Lombardia e oltre il 20% in Calabria2.
    Infine, come ulteriore elemento di differenziazione, si è valutata l’incidenza di alcune spese meno comprimibili (abitazione, energia, alimentari e istruzione) nei bilanci delle famiglie.

Principali risultati

Anche in questa nota si conferma una forte eterogeneità nei tassi di variazione della spesa per consumi regionali nel 2020 (tab. 1). Si passa, infatti, da una riduzione a prezzi costanti del 7,2% in Molise (la più contenuta) al -16,0% del Trentino Alto Adige (la caduta più profonda). In termini di perdita di valore il Nord, nel complesso, rimane l’area più penalizzata: dei 116 miliardi di consumi in meno stimati per l’anno in corso oltre 65 (quasi il 57%) derivano dalle otto regioni settentrionali (che nel 2019 pesavano per il 52% dei consumi sul territorio del totale Italia). 

Tab. 1 - La dinamica dei consumi regionali nel 2020

milioni di euro e variazioni percentuali

  2019 corrente 2019 a prezzi 2020 2020 var. % reale 2020 su 2019 var. assoluta a valore
Piemonte 89.022 89.267 81.203 -9,0 -7.819
Valle d'Aosta 3.228 3.237 2.778 -14,2 -450
Liguria 32.371 32.460 28.848 -11,1 -3.523
Lombardia 210.510 211.089 187.898 -11,0 -22.612
Trentino Alto Adige 25.523 25.594 21.491 -16,0 -4.032
Veneto 95.903 96.167 81.599 -15,1 -14.304
Friuli-Venezia Giulia 23.846 23.912 20.988 -12,2 -2.858
Emilia-Romagna 94.790 95.051 84.648 -10,9 -10.142
Toscana 75.089 75.296 64.879 -13,8 -10.210
Umbria 15.306 15.348 13.940 -9,2 -1.366
Marche 26.929 27.003 24.498 -9,3 -2.431
Lazio 109.368 109.669 96.775 -11,8 -12.593
Abruzzo 21.152 21.210 19.538 -7,9 -1.614
Molise 4.688 4.701 4.361 -7,2 -327
Campania 74.027 74.231 67.720 -8,8 -6.307
Puglia 54.608 54.758 50.509 -7,8 -4.099
Basilicata 7.971 7.993 7.363 -7,9 -608
Calabria 28.040 28.118 25.854 -8,1 -2.186
Sicilia 70.318 70.511 64.721 -8,2 -5.597
Sardegna 25.347 25.416 22.408 -11,8 -2.939
Italia 1.088.038 1.091.031 972.020 -10,9 -116.018
Nord 575.194 576.776 509.453 -11,7 -65.741
Nord-ovest 335.131 336.053 300.727 -10,5 -34.404
Nord-est 240.063 240.724 208.726 -13,3 -31.337
Centro 226.692 227.316 200.092 -12,0 -26.600
Mezzogiorno 286.152 286.939 262.474 -8,5 -23.677

 

La Lombardia sconta la riduzione più significativa, pari a oltre 22,6 miliardi di euro.

Il Sud patirebbe una riduzione di spesa più moderata del resto del Paese (8,5% contro una media del 10,9%). Ciò non vuol dire che le condizioni delle regioni meridionali siano migliori. Lo shock puntuale, limitato al 2020, ha impattato meno nel Mezzogiorno per la minore presenza di turisti stranieri e per il maggior peso di lavoratori il cui reddito disponibile non è stato colpito dal lockdown, ma le capacità di reazione dell’area sono ben più ridotte. Dal picco del 2007 fino al 2019, infatti, i consumi reali hanno mediamente perso un decimo di punto l’anno in Italia, aumentando di due decimi all’anno nel Nord e diminuendo di nove decimi annui nel Sud. Detto altrimenti, a fronte di una riduzione cumulata dei consumi sul territorio in Italia dell’1,3% in 12 anni, dal 2008 al 2019 inclusi, il Mezzogiorno ha ceduto oltre dieci punti percentuali di spesa in termini reali, mentre il Nord è cresciuto di quasi tre punti.

Considerando tali performance pregresse e riconoscendo che la pandemia non ha certo migliorato la resilienza del tessuto produttivo meridionale, si deve ipotizzare che il Sud soffrirà almeno quanto il resto del Paese in termini di tempi di recupero delle pure più esigue perdite patite nel 2020.

Queste valutazioni proiettano meccanicamente nel futuro performance passate assolutamente insoddisfacenti.

L’idea che siano necessarie riforme radicali e incisive per mutare la produttività del sistema Italia trova conforto in questo genere di esercizi.

Non sembra accettabile riprendere, dopo la pandemia, il percorso di crescita esangue sperimentato nel passato.

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1. Le prime due note sono state redatte il 4 aprile e il 15 maggio 2020, quest’ultima presente nella sezione pubblica Ufficio Studi del sito della Confcommercio.

2. Nella nota del 15 maggio sono presentati i valori regionali di alcune grandezze rilevanti per la stima della variazione territoriale dei consumi sul territorio.

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