Banche, il lungo addio alle imprese. Il G20 riscrive le regole del credito

Banche, il lungo addio alle imprese. Il G20 riscrive le regole del credito

Dobbiamo abituarci a convivere con un credit crunch permanente. I regolatori spingono per ridurre il peso degli istituti nell'economia, ma l'Italia arriva a questo appuntamento con un sistema produttivo sottocapitalizzato.

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17 novembre 2014

 

Dovremo abituarci a convivere con un credit crunch permanente. Non è più da tempo (grazie alla Bce) un problema di liquidità, è un problema di regole e della filosofia alla quale la regolamentazione del settore è ispirata. Che vuole sistemi meno "bancarizzati", nei quali il ruolo delle banche nel fornire denaro all'economia sia ridotto. Sistemi più in linea con quello che avviene nei paesi anglosassoni, el'esatto contrario di quello che fino ad oggi avviene in Italia, dove l'intera economia gira pressoché esclusivamente intorno al credito bancario. Per le banche gli esami non finiscono mai. E le regole neanche. La revisione della qualità degli attivi e gli stress test della Bce si sono conclusi il 26 ottobre scorso, i14 novembre è cominciata la vigilanza europea.Ora,con il G20 di Brisbane, èarrivata la nuova proposta del Financial Stability Board (Fsb) di aumentare ulteriormente le risorse che le banche devono accumulare per evitare che in caso di fallimento siano i contribuenti a pagarne i costi. Per l'occasione è stato creato l'ennesimo acronimo: Tlac, che sta per "Total loss absorbing capacity",ovvero il totale delle risorse che le banche sistemiche globali dovranno avere per coprire eventuali perdite. Già oggi i parametri di Basilea Il 1, introdotti nell'aprile de12013 (20 mesi fa), prevedono che entro il 2019 le banche sistemiche devono accumulare un capitale di vigilanza pari all' 11,5%degli attivi ponderati per il rischio. In base alla proposta del Fsb questo tetto dovrà salire ancora, al 16e fino al 20%degli attivi ponderati per il rischio utilizzando il cap itale in eccesso rispetto all'11,5% di Basilea Ill e, soprattutto, crediti subordinati.Alle banche non si chiede cioè di aumentare ancora il capitale ma di emettere obbligazioni che nel caso di fallimento siano equiparate al capitale. Le obbligazioni subordinate (le cui caratteristiche devono ancora essere definite, e ci si augura che lo siano il più limpidamente possibile) sono in tutto uguali alle obbligazioni normali, con leloro cedole (più generose) ele loro scadenze, salvo che sono le prime ad essere mangiate subito dopo il capitale in caso di perdite. L'asticella si alza ancora quindi, anche se non in tempi brevissimi. Comincerà ora una fase di consultazione al termine del quale saranno messi a punto i dettagli della normativa, che prevederà anche un periodo perché le banche interessate possano adeguarsi emettendo sul mercato i necessari ammontare di obbligazioni subordinate. Sarà fatta anche una preventiva valutazion d'impatto pe rverificare l'effetto che questo nuovo provvedimento avrà sulla erogazione del credito e sui bilanci delle banche (perchéicreditisubordina-ti prevedono cedole significativa-mente più alte di altri titoli che hanno un più basso livello di rischio). E' l'ennesimo tassello - ma non ancora l'ultimo - di un parossismo regolatorio che dal crack della Lehman in poi ha rivoluzionato il sistema bancario globale. 

 

tratto da Reppubblica Affari & Finanza di Marco Panara

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