Ascoltare le imprese per rilanciare il paese

Ascoltare le imprese per rilanciare il paese

Latina, 21 novembre 2006

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22 novembre 2006
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Ascoltare le imprese per rilanciare il paese

Latina, 21 novembre 2006

 

 

Autorità, cari amici ed amiche, signore e signori,

desidero innanzitutto ringraziare il mio amico Vincenzo Zottola per avermi invitato a partecipare a questo incontro, il cui titolo “Ascoltare le imprese per rilanciare il Paese� mi trova assolutamente d’accordo.

Confcommercio sta vivendo una nuova stagione, e in questa nuova stagione, ricca di cambiamenti, vi sono molti obiettivi da raggiungere.

Credo che fra i tanti obiettivi che la nostra organizzazione si prefigge di raggiungere, ve ne sia uno particolarmente importante.

E quello del contributo che le organizzazioni come le nostre possono portare allo sviluppo del territorio, e quindi, della collettività, e su più ampia scala, del Paese,  attraverso un approccio propositivo e progettuale.

Un approccio che la Confcommercio di Latina ha coniugato con un nuovo modo di fare rappresentanza di interessi, utilizzando al meglio le opportunità offerte dal federalismo e creando un dialogo continuo, come è dimostrato  anche dall’incontro di oggi, con le istituzioni e con le imprese.

L’attenzione alle esigenze di chi quotidianamente si confronta sul mercato passa attraverso l’ascolto delle imprese che â€" come ha detto Zottola â€" è la premessa necessaria di ogni politica di rilancio dell’economia a livello nazionale e territoriale.

L’ascolto delle imprese - delle piccole, delle medie e delle grandi, ma soprattutto di quelle del commercio del turismo dei servizi e dei trasporti - è infatti il presupposto vitale per poter garantire la ricrescita del sistema economico di questo Paese.

Qui, oggi a Latina, ogni settore e ogni tipologia di impresa trova spazio per far sentire la  propria voce, e così dovrebbe essere a livello nazionale.

Purtroppo il bilancio di questa prima fase della legislatura è stato, invece, dal punto di vista del metodo nel dialogo con le parti sociali, sinceramente deludente.

Abbiamo assistito a fughe in avanti â€" da parte di Confindustria e sindacati -  e interventi a gamba tesa - da parte del Governo â€" su alcuni temi di vitale importanza per il tessuto produttivo italiano.

Un tessuto produttivo caratterizzato da una presenza diffusa di imprese, da quattro  milioni di piccole e medie imprese che faticano e dovrebbero essere aiutate a crescere, così come le poche grandi imprese rimaste in questo Paese.

Sappiamo che l’economia reale è fatta, certo, da industria e grandi imprese, ma non solo.

Anzi, è fatta, oggi, e sempre di più lo sarà in futuro, di servizi e di trasporti, di turismo e di commercio; e su questi settori si dovrebbe investire per rafforzare la produttività e per accelerare la crescita.

Per questo noi abbiamo lanciato - nel corso dell’Assemblea Straordinaria,  che si è svolta esattamente la settimana scorsa è che ha fatto sentire la nostra ferma bocciatura della Legge Finanziaria 2007 â€" la proposta di un concreto e operativo “Patto per la crescitaâ€�.

Qualcun altro, giocando con le parole, ma dietro le parole si possono nascondere molte cose, ha invece ipotizzato un nuovo  Patto per la produttività fra Governo e parti sociali.

Una cosa è certa, crescita e produttività sono strettamente legate fra di loro, così come è altrettanto certo che fra le parti sociali non si possono certo ignorare quelle organizzazioni che rappresentano il 95% della realtà imprenditoriale e più del 50% dei lavoratori dipendenti di questo Paese!

Insomma noi ci siamo, e siamo pronti a fare la nostra parte.

Perché le imprese che noi rappresentiamo ci chiedono semplicemente che il Paese le consideri una opportunità, una risorsa sulla quale investire con politiche mirate.

E non un bancomat dal quale prelevare a piacimento per far fronte ad esigenze di risanamento dei conti pubblici!

Una risorsa, quindi, sulla quale investire per il sostegno della nuova imprenditoria, della formazione, delle nuove tecnologie, delle forme di associazionismo.

Una risorsa che non può essere mortificata e ingabbiata da una burocrazia che, insieme alla pressione fiscale, la stritola; una burocrazia che rende complicata la quotidianità e ci penalizza rispetto ai competitors degli altri Paesi europei, come è emerso a chiare lettere dalla nostra ricerca “L’impresa di fare impresa�, realizzata insieme al Censis.

E la valorizzazione di questa risorsa deve passare anche attraverso una politica  che guardi al rilancio dei consumi, affinché il sistema delle imprese, e con esso l’intera economia, possano tornare a respirare a pieni polmoni e non essere soffocati.

Noi, in fin dei conti,  non chiediamo altro che le imprese possano operare e crescere in un contesto  “sano�, nel quale sia garantito il pluralismo economico e la coesistenza di forme produttive diverse, nel quale sia salvaguardata la specializzazione e la varietà dell’offerta commerciale e turistica.

Perché la differenziazione - mi piace ricordarlo proprio qui oggi, in una provincia che esprime realtà diverse facendo coesistere poli turistici, commerciali, agroalimentari, industriali, in un mix di attività che si intersecano e interagiscono creando valore aggiunto dalle loro sinergie - è di per se una ricchezza e contribuisce allo sviluppo del territorio.

In sintesi, questo è quello che ci aspettiamo dal Paese, questo è quello che abbiamo chiesto al Governo.

Questo è quello per cui lottiamo, che ci saremmo aspettati di trovare in Finanziaria â€" e così non è stato â€" e per cui abbiamo manifestato prima insieme alle altre organizzazioni delle piccole e medie imprese e poi nella nostra assemblea straordinaria.

Un’assemblea straordinaria caratterizzata dallo slogan una “Finanziaria da cancellare perché aumenta le tasse e tassa lo sviluppo, penalizza le imprese e non aiuta il Paese.�

Un’ Assemblea straordinaria che facendo sentire forte, chiara e senza esitazioni la nostra voce un risultato immediato l’ha ottenuto: la cancellazione della tassa di soggiorno. Una notizia che ci è arrivata “in diretta�, proprio durante il mio intervento e che dimostra come serva più la mobilitazione della forza della ragione piuttosto che della forza dei muscoli.

E’ vero, abbiamo ottenuto e registrato anche delle “aperture� e degli “aggiustamenti� sullo scontrino fiscale, sull’apprendistato e sulle concessioni demaniali (tema quest’ultimo che tuttavia lascia adito ancora a preoccupazioni).

Sono segnali importanti, positivi.

Questo non ci deve far adagiare, ma anzi, ci deve spronare ad andare avanti, con determinazione, perché l’impianto generale della Finanziaria non può essere condiviso.

Perché è una finanziaria che rinuncia a ridurre drasticamente la spesa pubblica, che sfiora i 40 miliardi di euro e tuttavia non riesce ad accelerare la crescita del Paese.

E soprattutto non è una finanziaria che fornisce risposte alle imprese, alle nostre imprese.

Le nostre imprese che vogliono, e devono, essere ascoltate.

E non solo per interessi di bottega, come direbbe qualcuno, ma anche e soprattutto per l’interesse del Paese, per la sfida della competitività, una partita che può essere vinta.

Grazie.

 

 

 

 

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