Ascom Padova: "con il caro affitti i negozi chiudono"

Ascom Padova: "con il caro affitti i negozi chiudono"

L'Associazione rinnova l'appello ai proprietari di immobili di cercare di venire incontro alle difficoltà de commercianti. Bertin: "a chi giova un impoverimento del tessuto commerciale".

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18 dicembre 2013

La loro idea ha fatto talmente breccia che in diverse province italiane "Caro affitto ti scrivo" è diventato il mantra per cercare di arginare un fenomeno che sta mettendo a dura prova il proseguo di tante attività commerciali: la richiesta di affitti addirittura più cari dei contratti in essere. "Quando – spiega Patrizio Bertin, vicepresidente vicario dell'Ascom Confcommercio di Padova – circa un paio d'anni fa abbiamo avviato il nostro servizio per cercare di venire incontro alle difficoltà dei colleghi commercianti chiamando in causa la disponibilità dei proprietari degli immobili, la crisi non era così marcata e fatte 100 le richieste di intervento, più di 50 si sono concluse, grazie alla nostra mediazione, con una riduzione comunque limitata nel tempo che, talvolta, ha raggiunto anche valori intorno al 30 per cento". Poi però la crisi ha colpito sempre più duro e anche esercizi di tradizione e levatura che sembravano immuni dal virus della recessione hanno dovuto fare i conti con canoni che non consentivano più di "starci dentro". "Solo che – sottolinea da parte sua Enrico Rizzante, dell'ufficio legale dell'Ascom – se nella prima fase della crisi erano soprattutto i proprietari 'privati"' a venire a più miti richieste, con l'inasprirsi delle difficoltà ci siamo imbattuti soprattutto in società immobiliari che vedono nella riduzione del canone una perdita secca del loro reddito e, addirittura, chiedono un aggiornamento al rialzo proprio in funzione dei loro obiettivi di bilancio". In altre parole: un cane che si morde la coda e che sta mettendo a dura prova il sistema del commercio padovano. "Abbiamo notizia – puntualizza il direttore generale dell'Ascom, Federico Barbierato – di chiusure a far data dal prossimo 31 dicembre che hanno come motivazione principale proprio la richiesta di aumento del canone. Una richiesta che presenta negatività oggettive non solo in capo al negozio di fatto sfrattato, ma anche in capo ai proprietari. E' evidente a tutti, infatti, come diventino sempre di più i locali sfitti, segno evidente di una difficoltà ad avviare nuove attività che procrastina nel tempo il riavvio di un qualsiasi esercizio con conseguente deprezzamento dei locali che non hanno più "vita" e le cui vetrine sono desolatamente spente".  L'Ascom rinnova dunque l'appello. "A tutti i proprietari – conclude il vicepresidente vicario Bertin – rammentiamo una cosa sola: Padova è la città commerciale del Nordest per eccellenza. Chiudere le vetrine significa colpire nel profondo un'intera economia. Per cui mi chiedo: a chi giova un impoverimento del tessuto commerciale?".

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