Ascom Pordenone: il presidente Sangalli al Gran Galà

Ascom Pordenone: il presidente Sangalli al Gran Galà

Il presidente di Confcommercio ha partecipato al Gran Galà Ascom che si è tenuto presso il teatro Comunale Giuseppe Verdi. Nell'ambito del Galà, si è svoltauna tavola rotonda sul tema "Impresa e famiglia: il ricambio generazionale".

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14 settembre 2009
Macro Carrier

 

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha partecipato a Pordenone al Gran Galà Ascom che si è tenuto presso il teatro Comunale Giuseppe Verdi. Presente oltre alle autorità locali anche il presidente di Confcommercio Pordenone Alberto Marchiori. Nell’ambito del Galà, si è tenuta una tavola rotonda sul tema “Impresa e famiglia: il ricambio generazionale”. “Non c’è dubbio – ha detto Sangalli - che il nostro Paese soffre di un lento ricambio generazionale anche per via di aspetti socio-demo-economici della società italiana: cresce il numero di anziani dinamici e attivi; abbiamo uno dei più bassi tassi di natalità in Europa e si diventa genitori più tardi; i giovani tendono a rimanere in famiglia più a lungo rispetto ai coetanei europei”.  Fattori questi che, secondo Sangalli, “ rischiano di alimentare la visione di un Paese ingessato e bloccato, di un’Italia che arranca in un mondo che corre”. “L’attività d’impresa, il lavoro nell’impresa presuppongono professionalità, competenze, preparazione, formazione, versatilità. Ecco perché è importante che i giovani, che sono la risorsa più preziosa del Paese e rappresentano il patrimonio delle nostre capacità culturali, sociali, intellettuali, imprenditoriali, comprendano l’importanza della cultura di impresa e ricevano di conseguenza una preparazione all’altezza ed in linea con le aspettative del mercato del lavoro”. “Non a caso – ha aggiunto Sangalli -  nel Manifesto di Confcommercio sulle Pmi, presentato quest’anno in giro per l’Italia nel corso del nostro Roadshow sul territorio, abbiamo chiesto un’opzione forte  per il potenziamento del capitale umano, con un sistema educativo e formativo che riconosca ed apprezzi merito e responsabilità, per irrobustire i fondamentali della crescita e dell’occupazione. Certo nel nostro Paese non mancano buone pratiche, buoni risultati ed “eccellenze”, così come non mancano buoni docenti e bravi studenti.  Tutti condividiamo l’idea che l’investimento sulla qualità della scuola e dell’università, e in un’accezione più ampia del sistema educativo e formativo, sia davvero il migliore investimento per il futuro del Paese: per assicurare una crescita più robusta e di migliore qualità, per costruire maggiore coesione sociale e territoriale”. E’, però, allo stesso tempo lecito e doveroso chiedersi se, intanto, le risorse a disposizione sono impiegate al meglio. “Le dinamiche del mondo del lavoro e delle imprese in continua e veloce trasformazione – ha osservato Sangalli - richiedono, infatti, figure professionali e competenze al passo con i tempi e in grado di adattarsi ai cambiamenti, una visione  d’insieme, conoscenze e cultura ampie e approfondite. A questo proposito ricordo che i servizi che rappresentiamo contribuiscono al 40% della formazione del Pil e dell’occupazione.  Ecco, quindi, l’importanza di colmare il deficit formativo di giovani laureati impreparati rispetto alle esigenze del mercato e delle imprese. Le imprese diffuse sul territorio e, soprattutto, quelle dei servizi sono e saranno sempre più il motore dell’economia”. “L’Italia delle Pmi e la spinta all’autoimprenditorialità sono, pertanto – ha concluso Sangalli - risorse su cui puntare e contare sia nel presente che nel futuro. E sono risorse da coltivare, in particolare, proprio sul terreno del rapporto tra scuola e mondo del lavoro”.

 

Roma: “Le imprese stanno invecchiando”

 

“L’impresa, sopratutto quella commerciale, sta invecchiando anche nel nordest dove sono ormai quasi il 5% le imprese che hanno un titolare ultrasettantenne”. Lo ha detto il direttore del Censis, Giuseppe Roma, intervenuto sul tema della successione generazionale. “E’ evidente che il rapporto fra le generazioni va governato  - ha aggiunto Roma – è più facile fondare un’azienda che ereditarla. Questo passaggio va guidato e prevenuto nel tempo siamo bravi a lavorare sul breve, ma questo è un problema di lungo periodo che gli imprenditori devono risolvere, pena la decadenza di un sistema che ancora è vivo e importante”. “Oltre che gli esercizi commerciali che chiudono per via  delle crisi, si rischia di perdere unità produttive che vengono chiuse per mancanza di eredi - ha aggiunto Roma - tre sono le questioni fondamentali: soldi, sapere e figli. I soldi perchè le banche non ci danno il credito e bisogna aumentare il patrimonio e il capitale dell'azienda; il sapere perché non si può continuare a fare lo stesso lavoro nella maniera in cui lo facevamo tanti anni fa; i figli perche'  bisogna sapere, una volta fondata, che fine fa l’azienda di famiglia”.

 

 

 

 

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