Assemblea per il 60° della Confcommercio della provincia di Venezia

Assemblea per il 60° della Confcommercio della provincia di Venezia

Venezia, 3 Dicembre 2006

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4 dicembre 2006
Macro Carrier

Autorità, cari amici ed amiche, signore e signori,

sono particolarmente lieto di intervenire oggi a questa manifestazione che celebra i 60 anni di attività di una associazione che opera in una città, Venezia, unica al mondo.

Ringrazio quindi il mio amico Massimo Albonetti per avermi invitato, ma anche per avermi strappato un sorriso - un po’ amaro, devo dire â€" citando i titoli del giornale dell’associazione di sessant’anni fa: gli inasprimenti fiscali, il turismo, la libera concorrenza, l’abusivismo…

Sono temi, come ha sottolineato Albonetti, che sembrano dire che in sessant’anni nulla è cambiato, o meglio, tutto è cambiato fuorché i problemi dei commercianti.

C’è in effetti un filo conduttore che ci porta dal dopoguerra ad oggi, ed è un filo che si dipana da due matasse.

Da un lato ci sono i commercianti, gli operatori del turismo, dei servizi, che hanno saputo creare un tessuto economico e sociale capillare, al servizio dei cittadini, e di attrattiva â€" tanto più in una città come Venezia â€" verso i turisti.

Qui oggi verranno premiati i “Maestri del commercioâ€� persone che hanno dedicato tutta la loro vita â€" stiamo parlando di molti decenni, non certo di baby â€" pensionati â€" al servizio di un’attività, senza risparmiarsi, con professionalità e passione.

Sono i commercianti che hanno saputo tenere viva la città, che in molti momenti della nostra storia sono diventati un “cuscinettoâ€� per ammortizzare i colpi che arrivavano da un economia e da un contesto non sempre vivace, che continuano a creare occupazione e ad assorbire i lavoratori espulsi â€" sempre più â€" dall’industria.

Sono quegli operatori del turismo e della ristorazione che hanno saputo contribuire alla valorizzazione della città, creando un circuito di accoglienza che rende unico ed indimenticabile un viaggio nel nostro Paese non solo per le bellezze artistiche che offre ma anche per la qualità dell’enogastronomia e dell’ospitalità.

L’altro filo della matassa è quello che ci ha portati, ancora una volta, a dover ricordare al Paese, e lo abbiamo fatto, qui a Venezia, così come a Roma,  qual è il vero motore della crescita.

E’ quel tessuto caratterizzato da una presenza diffusa di imprese, da quattro  milioni di piccole e medie imprese â€" qui nel Nordâ€"Est c’è un impresa ogni 4 famiglie, e 9 su 10 hanno meno di dieci dipendenti â€" che lavorano, producono, offrono servizi, che faticano e dovrebbero essere aiutate a crescere.

Perché sappiamo che l’economia reale è fatta, certo, da industria e grandi imprese, ma non solo.

Anzi, è fatta, oggi, e sempre di più lo sarà in futuro, di servizi e di trasporti, di turismo e di commercio; e su questi settori si dovrebbe investire per rafforzare la produttività e per accelerare la crescita.

Perché le imprese che noi rappresentiamo ci chiedono semplicemente che il Paese le consideri una opportunità, una risorsa sulla quale investire con politiche mirate.

Una risorsa, quindi, sulla quale investire per il sostegno della nuova imprenditoria, della formazione, delle nuove tecnologie, delle forme di associazionismo.

Una risorsa che non può essere mortificata e ingabbiata da una burocrazia che, insieme alla pressione fiscale, la stritola; una burocrazia che rende complicata la quotidianità e ci penalizza rispetto ai competitors degli altri Paesi europei, come è emerso a chiare lettere dalla nostra ricerca “L’impresa di fare impresa�.

Noi, in fin dei conti,  non chiediamo altro che le imprese possano operare e crescere in un contesto  “sano�, nel quale sia garantito il pluralismo economico e la coesistenza di forme produttive diverse, nel quale sia salvaguardata la specializzazione e la varietà dell’offerta commerciale e turistica.

Chiediamo che le imprese possano colloquiare con un sistema creditizio vicino alle esigenze di chi lavora; chiediamo delle infrastrutture efficienti, adeguate ai tempi e che funzionino: e mi auguro in tal senso che si sbocchi, come sembra, finalmente l’annosa questione del Passante di Mestre, una delle priorità per l’economia della regione ma anche un sintomo della paralisi infrastrutturale che il Paese vive da troppo tempo.

Questo è quello per cui lottiamo, che ci saremmo aspettati di trovare in Finanziaria â€" e così non è stato â€" e per cui abbiamo manifestato prima insieme alle altre organizzazioni delle piccole e medie imprese e poi nella nostra assemblea straordinaria.

Un’assemblea straordinaria caratterizzata dallo slogan una “Finanziaria da cancellare perché aumenta le tasse e tassa lo sviluppo, penalizza le imprese e non aiuta il Paese.�

Un’ Assemblea straordinaria che facendo sentire forte, chiara e senza esitazioni la nostra voce un risultato immediato l’ha ottenuto (e non me ne voglia il Sindaco Cacciari che la pensa diversamente): la cancellazione della tassa di soggiorno, una notizia che ci è arrivata “in diretta�, proprio durante il mio intervento.

Ma quello che abbiamo chiesto, che avete chiesto, è anche una politica economica che guardi rilancio dei consumi, affinché il sistema delle imprese, e con esso l’intera economia, possano tornare a respirare a pieni polmoni.

Con il Censis abbiamo analizzato, la scorsa settimana, l’andamento dei consumi e l’atteggiamento dei consumatori in Italia e in Europa nel 2006.

E il rapporto che abbiamo presentato, ha disegnato uno scenario dal quale emerge che “In un panorama europeo in cambiamento e forse in ripresa, l’Italia appare ancora sotto sforzo…�.

E’ vero - anche se non mi sento così ottimista come il mio amico  De Rita che parla di “piccolo silenzioso boom�- che assistiamo ad una leggera “ripresina�.

“Ripresina� che in parte è confermata anche da una ritrovata vivacità nei consumi di Natale, che quest’anno, sulla base delle stime del Centro Studi Confcommercio, dovrebbero andare, di poco, ma meglio dello scorso anno.

Tuttavia, anche se sotto l’albero ci sarà qualche regalo in più, rimane, da parte delle famiglie, un atteggiamento di prudenza, che è la traduzione puntuale della realtà macroeconomica del Paese.

Perché il nostro Paese sta ricominciando a crescere, ma non abbastanza e non quanto gli altri Paesi europei.

La crescita del PIL, del Prodotto interno lordo  dell’Italia, come riportato nelle ultime previsioni della Commissione europea sulla crescita dei diversi Paesi, è l’unica, insieme al Portogallo, che non riuscirà a raggiungere entro la fine dell’anno la soglia del 2%, mentre  l’intera area euro viaggia ad una media del 2,6%.

E questa Finanziaria, purtroppo, sta rimandando â€" per quanto ancora, si chiedono gli italiani â€" gli interventi concreti che possono consentire al nostro Paese di risalire la china, di accorciare la distanza con gli altri Paesi europei.

Non ci sono tracce concrete di riforme strutturali, sostegno ai consumi e attenzione alle politiche attive per le imprese, ma soprattutto non c’è traccia della riduzione della pressione fiscale, che continua â€" nonostante nei primi undici mesi di quest’anno ci sia stato un boom delle entrate fiscali â€" davvero a essere rimandata alle calende greche.

Vorremmo riuscire a vedere un cambiamento di rotta reale, mentre questa  Finanziaria continua ad avere un’impostazione che invece di fare leva  sulla riduzione e la qualificazione della spesa pubblica si basa essenzialmente sulle maggiori entrate, con tentativi di utilizzare il lavoro autonomo come un bancomat dal quale prelevare a piacimento.

Anche per questo motivo ci siamo riservati di sottoporre agli organi della Confederazione il testo definitivo  della bozza del protocollo d’intesa sugli studi di settore, che pur facendo dei passi avanti nella direzione della selettività e della semplificazione, deve tradursi in conseguenti emendamenti del Governo al testo della Finanziaria.

Insomma, lo abbiamo detto e lo ripetiamo, noi siamo pronti a fare la nostra parte, come abbiamo sempre fatto, e dimostrato in 60 anni di storia. Grazie.

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