Multicanalità, una priorità che "fa bene" alle aziende

Multicanalità, una priorità che "fa bene" alle aziende

Presentata "Asseprim Focus", la ricerca condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano nell'ambito dell'Osservatorio Multicanalità: per 7 imprese su 10 la multicanalità costituirà un fattore prioritario nei prossimi anni.

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12 giugno 2014

La multicanalità rappresenta una priorità (e "fa bene" nel rapporto tra funzioni di marketing e information technology). Lo pensa il 90% degli imprenditori intervistati nell'ambito di "Asseprim Focus", la ricerca condotta dalla School of  Management del Politecnico di Milano nell'ambito dell'Osservatorio Multicanalità e presentata in Confcommercio Milano. Il 68% degli intervistati  ritiene poi che la multicanalità costituirà un fattore prioritario nei prossimi anni e il 72% è convinto che  gli investimenti sulla multicanalità aumenteranno. Quasi il 40% del campione, inoltre, valuta che l'impresa  per cui lavora ha piena consapevolezza delle possibilità offerte dall'utilizzo della multicanalità nel  progettare e promuovere i servizi per i propri clienti. Ma dalla ricerca si evidenzia anche un'eterogeneità dei punti di vista nel definire la multicanalità, la cui visione strategica traspare solo dalle risposte del 10% del campione: multicanalità come  distribuzione dei contenuti dell'azienda opportunamente declinati sui diversi canali attivi con il cliente (brand experience).  Il 27% del campione intende la multicanalità come leva per interagire con clienti diversi, il 16%  come strumento per progettare servizi in modalità multicanale e un altro 16% come fattore che  abilità più canali di vendita attivi con il cliente. Alla multicanalità, comunque, le imprese non  associano "fattori moda" come l'utilizzo massiccio dei social network e delle applicazioni mobile. Le maggiori barriere che, da parte delle aziende, si pongono alla progettazione e promozione di  servizi multicanale, sono prevalentemente di natura interna alle stesse aziende:  mancanza/inadeguatezza di competenze interne, carenza di indicatori adatti a misurare i risultati  (solo il 49% utilizza indicatori per misurare il successo delle iniziative di comunicazione  multicanale), ritardo nel processo di adozione di infrastrutture tecnologiche. E il 10% del campione  dichiara di avere difficoltà nell'identificare il cliente multicanale. Vi sono poi anche ostacoli legati  alla "vision" delle aziende clienti sull'importanza della multicanalità. Dall'Asseprim Focus emergono in sostanza quattro tipologie di imprese associate nel rapporto con la multicanalità: i convinti (34%) con una completa consapevolezza delle opportunità generate dalla multicanalità ora e nel futuro; i proiettivi (30%) cioè chi ha una buona consapevolezza dell'importanza e rilevanza della multicanalità; gli indecisi (18%) con una media consapevolezza, ma il riconoscimento della rilevanza futura della multicanalità; gli irriducibili (18%) cioè chi non ha ancora piena consapevolezza delle possibilità offerte dall'utilizzo della multicanalità e fatica a riconoscerne le potenzialità future. Per Umberto Bellini, presidente di Asseprim "dalla ricerca emerge un fabbisogno chiaro, da parte delle imprese associate  ad Asseprim, di essere orientate e supportate nelle sfide poste dalla multicanalità che in Italia  riguarda circa 30 milioni di consumatori definiti internet ‘users'. E' sempre più necessario  rimettere in discussione il modello di gestione per affrontare la trasformazione multicanale con un  approccio consapevole. Non esiste una ricetta vincente a priori: la multicanalità genera sviluppo  soltanto se si ha il coraggio di rivisitare l'organizzazione interna dell'azienda ridisegnando il  modello di business sul cliente". 

 

 

 

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