Alla ricerca dei lavoratori stagionali perduti

Alla ricerca dei lavoratori stagionali perduti

A stagione estiva ormai cominciata le Associazioni di categoria aderenti a Confcommercio raccontano le difficoltà che riscontrano nel trovare lavoratori stagionali.

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9 luglio 2021

L’estate è oramai entrata nel vivo della stagione, ma le Associazioni di categoria aderenti a Confcommercio hanno avuto e continuano ad avere grandi difficoltà nel trovare lavoratori stagionali qualificati.

 

Fipe: “150mila posti liberi nella ristorazione, ma la gente rifiuta”

“In questo momento - ha dichiarato il direttore generale di Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, Roberto Calugi - nella ristorazione ci sono 150mila posti di lavoro liberi. I ristoratori non riescono a trovare il personale”. Sono diversi i motivi per cui la gente decide di non accettare il lavoro tra cui spiccano l’incertezza che circonda il settore, tra le aperture e le chiusure continue che hanno caratterizzato questi mesi, e tutte quelle persone che non vogliono perdere i vari sussidi di assistenza statali. Mancano soprattutto camerieri, barman e cuochi qualificati, il cuore pulsante della ristorazione. Ci troviamo di fronte ad una situazione che fa male non solo a tutto il settore, ma all’intero sistema di accoglienza italiano. “I turisti stranieri - ha continuato Calugi - arrivano in Italia in particolar modo per la ristorazione, che è soprattutto attività di sala, non solo di cucina, con la capacità di accogliere e fare stare bene i clienti. Capacità e competenza che con questa situazione si perdono”. Un’altra delle motivazioni che spingono le persone a rifiutare un posto di lavoro è legato al reddito di cittadinanza. Sempre più spesso i lavoratori stagionali decidono di non accettare le proposte lavorative per non perdere i soldi del reddito o chiedono di essere pagati in nero sempre per non rinunciare al sussidio statale. La proposta del presidente di Confindustria per permettere di cumulare il reddito di cittadinanza con quello di un contratto stagionale è, secondo Fipe, una buona idea, ma di breve durata. Questo perché “per risolvere i problemi nell’incrocio domanda-offerta di lavoro, serve un intervento strutturale sulle politiche attive”, ha spiegato Calugi. Per la Federazione una persona non può rifiutare tre o quattro offerte di lavoro senza perdere il reddito di sussistenza, come accade invece in altri Paesi europei. In Italia non esiste un vero tracciamento delle offerte di lavoro che un soggetto riceve e rifiuta, quindi per affrontare al meglio il problema servirebbe una riforma delle politiche attive incentrata su questo aspetto.

 

Federalberghi: “Mancano figure di medio livello”

Nel settore alberghiero, secondo Federalberghi (la Federazione delle associazioni italiane alberghi e turismo), mancano soprattutto le figure di medio livello, quelle che hanno una retribuzione media intorno ai milleduecento-milletrecento euro al mese. Una situazione legata soprattutto al reddito di cittadinanza, come spiega il presidente Bernabò Bocca, che dovrebbe aiutare le classi che si trovano in difficoltà, ma sempre più spesso si sono verificati casi di persone che hanno deciso di rifiutare un posto di lavoro per continuare a prendere l’assegno del reddito. “Ci vorrebbero degli uffici di collocamento - ha continuato Bocca - come funziona negli altri Paesi: qualora rifiutasse un posto di lavoro perde il reddito o lo perde parzialmente. Altrimenti, è il caso di una pensione a vita e non va bene”.

ombrellone sulla spiaggia

 

Balneari: “si fatica a trovare personale”

Anche nel comparto della balneazione risulta sempre più difficile trovare lavoratori stagionali qualificati in vista dell’estate. “Si fa una grande fatica a trovare personale per gli stabilimenti balneari, tra bagnini e manutentori. Nessuno va a lavorare se percepisce un reddito stando a casa”. Questo il commento del vice presidente di Sib (il Sindacato italiano balneari), Simone Battistoni. Secondo i dati dell’Associazione, l’80% dei dipendenti negli stabilimenti sono ragazzi fuori sede che studiano e hanno bisogno di soldi per pagarsi l’affitto. “Il vero problema è che oltre al reddito di cittadinanza sono arrivati anche i ristori”, ha spiegato Battistoni. Ci sono stati, infatti, tantissimi casi di dipendenti che hanno chiesto di essere licenziati per poter percepire i ristori o i sussidi statali. Di questo passo sarà difficile, se non impossibile, affrontare al meglio la stagione estiva.

Confcommercio Ragusa: “grandi difficoltà nel trovare personale”

Dalla ristorazione al settore della balneazione, anche a Ragusa gli imprenditori non riescono a trovare personale stagionale qualificato. “Sono diversi i motivi - ha spiegato il presidente provinciale, Gianluca Manenti - per cui la gente decide di non accettare il lavoro: spicca l’incertezza che circonda il settore”. Come rilevato anche da Fipe, le continue aperture e chiusure degli ultimi mesi hanno penalizzato molto l’intero comparto della ristorazione. A Ragusa, secondo le stime dell’Associazione, mancano soprattutto camerieri, barman e cuochi qualificati, con una media di circa 60-80 posti vacanti. In grande difficolta anche il settore alberghiero, in particolare per le figure di medio livello, e il comparto della balneazione, dove si cercano disperatamente bagnini e manutentori. I posti di lavoro vengono più spesso rifiutati dalle persone che al momento percepiscono reddito di cittadinanza o altri sussidi statali. “Nessuno va a lavorare se percepisce un reddito stando a casa”, ha aggiunto Manenti.

Confcommercio Vicenza: “Le nostre imprese non trovano lavoratori”

“Ci sono dei meccanismi riguardanti le politiche attive per il lavoro che devono essere rivisti”. Questo il commento del presidente di Confcommercio Vicenza, Sergio Rebecca, in merito alle difficoltà delle imprese nel trovare personale qualificato. Sulla base, infatti, di una recente indagine dell’Associazione in collaborazione con l’Ente bilaterale del terziario della provincia di Vicenza, nel primo semestre del 2021 il 36% delle 600 aziende intervistate ha confermato di essere alla ricerca di lavoratori e il 75% non riesce a trovare personale adeguato. La ristorazione e il turismo sono i settori maggiormente colpiti dalla crisi. “La pandemia - ha proseguito Rebecca - ha avuto ripercussioni economiche gravi per le imprese del nostro comparto. Molte attività hanno perso lavoratori spesso con professionalità ed esperienza maturate negli anni, figure che oggi è molto difficile sostituire, anche perché non ci sono lavoratori disponibili”. La carenza riguarda per lo più i lavoratori stagionali, come personale di cucina, camerieri,  addetti al ricevimento, ai servizi wellness, alle pulizie negli hotel. Inoltre chi percepisce un sussidio statale è sempre più propenso a rifiutare tutte le offerte di lavoro. “È evidente - ha concluso Rebecca - che ci sono dei meccanismi riguardanti le politiche attive per il lavoro che devono essere rivisti, se davvero si vuole limitare il fenomeno della disoccupazione. Serve un’urgente quanto necessaria riforma che faciliti l’incontro tra domanda e offerta di lavoro ed elimini gli effetti distorsivi degli ammortizzatori sociali”.

 

Federmoda e gli addetti del retail con il fiato sospeso

Il retail, ovvero la distribuzione, della moda non ha fortunatamente problemi nel trovare personale qualificato, ma la pandemia ha portato la popolazione ad acquistare sempre di meno e i magazzini sono pieni della stagione passata. La filiera, al momento impegnata con gli ordini della collezione primavera-estate 2022, corre quindi un forte rischio di stallo. “Se chiudono 20mila punti vendita vuol dire che 50mila addetti retail della moda dovranno trovare un’occupazione”, ha spiegato il segretario generale di Federmoda, Massimo Torti. L’intero settore si trova con il fiato sospeso anche in merito ad un provvedimento del decreto sostegni bis, adesso in Parlamento, che riguarda un credito di imposta del 30% sulle rimanenze di magazzino. “Noi vogliamo - ha concluso Torti - che questo emendamento passi anche a favore della distribuzione della moda e non solo per la produzione”.

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