Assorologi: convegno sulla contraffazione via Internet

Assorologi: convegno sulla contraffazione via Internet

Esistono reti organizzate e connesse tra loro che gestiscono l'industria della contraffazione a livello globale. Il presidente Peserico: "Servono forti iniziative di contrasto"

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7 febbraio 2012

Se è vero che la contraffazione di orologi attraverso Internet ha raggiunto ormai dimensioni enormi, è vero anche che attraverso l'adozione di innovative tecniche di analisi in profondità della "Rete" a livello mondiale è adesso possibile avviare più efficaci azioni di contrasto a tutela dei Marchi. Questa consapevolezza è emersa con evidenza dal Convegno organizzato da Assorologi in partnership con la società specializzata in "web intelligence" Convey, e svoltosi a Milano il 6 febbraio. Al Convegno, aperto da un messaggio-video del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, hanno partecipato in veste di relatori Daniela Mainini, pesidente del CNAC - Consiglio Nazionale Anti-Contraffazione, Giovanni Fava, presidente della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla Contraffazione e Cesare Galli, consulente del Ministero dello Sviluppo Economico in tema di Proprietà Industriale che hanno illustrato il ruolo della Pubblica Amministrazione, della Magistratura e del Legislatore in materia di azioni di contrasto sistematico alla contraffazione. La nuova ricerca CONVEY, condotta su 50 brand di Orologi, ha evidenziato aree di criticità particolarmente preoccupanti:

- Circa il 35% delle pagine del 'web tradizionale' utilizza illegalmente i Brand per vendere prodotti falsi.
- Attraverso Facebook e Twitter vengono veicolati direttamente contenuti contraffattivi che possono arrivare al 40% delle pagine indagate ed è chiaro che questi media operano anche come trampolino verso altri siti pericolosi della Rete (link verso l'esterno).
- In media, nelle prime 100 pagine di un motore di ricerca dedicate ad un determinato brand di orologeria, ben 32 sono veicolo di contraffazione.
- 3 pagine contraffattive su 4 appartengono a siti di e commerce, una su sei a un blog.
- Il 40% delle pagine "pericolose" è ospitato da server americani. Molto significativa anche la presenza di server ubicati in Cina, Paesi Bassi, Malesia e Germania. "La mole di dati che abbiamo analizzato è stata rilevante - spiega Giuseppe Provera, Partner e Amministratore Unico di Convey - nel solo WEB 1.0 abbiamo misurato con nuove metriche la contraffazione su 50 marchi "corporate" e le criticità di 458 modelli di orologi, riconoscendo per ciascun marchio ben 6 livelli d'uso illegale, individuando 70 Paesi coinvolti, oltre 13 mila "server"connessi, e circa 19 mila domini Internet attivi". Aggiunge Provera: "le analisi aggregate dei 50 marchi suddivisi in 4 segmenti riferiti al loro posizionamento sul mercato e per il settore nella sua totalità, ci hanno consentito non solo di stilare classifiche sui livelli di rischio per i marchi, ma anche di affrontare per la prima volta, ad un primo livello, la difficile problematica dell'individuazione di 'network di website contraffattori', composti da decine/centinaia di siti apparentemente autonomi, dietro ai quali si nascondono emanazioni del crimine organizzato internazionale". Insomma, ciò che prima poteva essere una logica supposizione adesso è in qualche modo "tecnicamente" dimostrato: esistono reti organizzate e tra loro connesse che gestiscono l'industria della contraffazione a livello globale. Un'azione efficace di contrasto, pertanto, dovrà muoversi verso il centro della rete piuttosto che focalizzarsi sul singolo sito web, elemento marginale e trascurabile dell'intera organizzazione.
A parere del presidente Peserico: "Dall'analisi dei risultati ottenuti da questo studio possono derivare nuove strategie per contrastare con maggior efficacia il fenomeno, da oggi non solo con singole iniziative di 'enforcement', ma anche rendendo possibili azioni di concerto fra più Brand. Assorologi continuerà a presidiare questo tema, in una logica di continuità e di approfondimento rispetto alle molte iniziative già realizzate: la campagna di comunicazione rivolta al consumatore, il decalogo sulla contraffazione, la collaborazione con l'Agenzia delle Dogane anche attraverso il nuovo portale "Falsobook".

 

 

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