Assosementi: "Il mais tiene nonostante il trend negativo del mercato"

Assosementi: "Il mais tiene nonostante il trend negativo del mercato"

Secondo le stime elaborate dalla Sezione colture industriali di Assosementi, le semine primaverili 2014 avrebbero registrato una perdita inferiore ai timori inziali per il mais, assestatosi su una superficie complessiva di 1.010.000 ettari (-5% circa rispetto al 2013). Serve una nuova legge per il riso, senza rinunciare all'innovazione varietale e alla trasparenza verso il consumatore

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25 luglio 2014

 

Secondo le stime elaborate dalla Sezione colture industriali di Assosementi, le semine primaverili 2014 avrebbero registrato una perdita inferiore ai timori inziali per il mais, assestatosi su una superficie complessiva di 1.010.000 ettari (-5% circa rispetto al 2013); una buona crescita, ma non come atteso, per la soia, arrivata attorno ai 250.000 ettari (+15% circa), mentre fa segnare una flessione importante il girasole, sceso sui 90.000 ettari (-25%). Ottimo invece il recupero della bietola da zucchero, che è ritornata sopra i 50.000 ettari. "La nuova contrazione della superficie del mais, meno pesante di quanto temuto ad inizio campagna, evidenzia che ci si sta avvicinando ad una soglia di resistenza legata ad un utilizzo del prodotto non surrogabile (zootecnia, biogas) ed alla fiducia che gli agricoltori continuano a manifestare verso la coltura anche per i risultati che può assicurare - ha dichiarato Giuseppe Carli, Presidente della Sezione colture industriali di Assosementi. Le nuove varietà che la ricerca genetica continua a mettere a disposizione e le nuove agrotecniche consentono infatti di raggiungere importanti risultati. L'andamento stagionale piovoso e fresco ha poi finora favorito la coltura e quindi se continuerà di questo passo, sarà possibile contare su produzioni finali molto buone, dopo due stagioni molto deludenti". Secondo le stime di Assosementi il mais coltivato in Italia è destinato alla produzione di granella (660.000 ettari circa), di insilato (250.000 ettari) e di biogas (100.000 ettari). Le recenti statistiche diffuse dalla Commissione EU (Eurostat e DG agricoltura) pongono l'Italia al 4° posto in Europa nella coltivazione di mais da granella, dopo Romania, Francia ed Ungheria. Assosementi ricorda tuttavia che negli ultimi 10 anni la coltura del mais ha perso in Italia oltre 400.000 ettari, vale a dire poco meno di 1/3 della superficie.
 

Serve una nuova legge per il riso, senza rinunciare all'innovazione varietale e alla trasparenza verso il consumatore

Assosementi interviene nel dibattito attorno alla proposta che dovrebbe sostituire entro un anno la legge 325 del 1958 riguardante il commercio del riso in Italia. Da diversi anni tutti i protagonisti della filiera risicola si stanno confrontando per trovare un accordo su come modificare la vecchia disciplina e nel disegno di legge sulla competitività del settore agricolo, in discussione in Parlamento, è prevista una delega al Governo per emanare uno o più provvedimenti a tale fine.  "Siamo anche noi favorevoli ad aggiornare la disciplina interna del mercato del riso e quindi assicuriamo piena collaborazione al lavoro che stanno svolgendo il Ministero delle politiche agricole, l'Ente Nazionale Risi e tutti gli altri protagonisti della filiera – ha commentato Massimo Biloni, coordinatore del Gruppo riso di Assosementi – ma la nuova legge non deve diventare una generica copia della classificazione europea che ammette la vendita del riso solo in base alla tipologia, tondo, medio o lungo. L'Italia è l'unico Paese dotato di una legge che permette per ogni riso l'identificazione del gruppo varietale d'appartenenza: uno strumento di grande trasparenza e qualità per il consumatore. Dobbiamo mantenere questa prerogativa, che ha qualificato il riso italiano, e valorizzarla per il bene di tutta la filiera mediante un protocollo di tracciabilità. "Siamo d'accordo per assicurare la massima salvaguardia alle varietà tradizionali, che vanno sul mercato con la loro denominazione storica, ma la tracciabilità non può limitarsi solo a questa tipologia di riso: deve coinvolgere tutte le varietà che siano vendute col proprio nome. E' una questione non solo di trasparenza nel confronti del consumatore, ma anche di pari opportunità per tutti gli operatori sementieri". I dati di Ente Risi sulle varietà coltivate nel 2013 mettono in evidenza la forte attenzione dei risicoltori verso l'innovazione, tanto è vero che il 44% della superficie nazionale investita a riso è stata coltivata con varietà iscritte da non più di 5 anni nel registro ufficiale ed un altro 27% con varietà di non oltre 15 anni. La superficie occupata dalle vere varietà storiche si è limitata ad un solo 13%. Peraltro,,negli ultimi dieci anni sono state iscritte nel registro ufficiale italiano oltre 70 nuove varietà, caratterizzate da una taglia più bassa, da maggiore resistenza alle malattie e da una migliore costanza di produzione e di qualità, provenienti in larga parte dalla ricerca privata. "Le aziende sementiere italiane – conclude Biloni – contribuiscono a mantenere in vita tutte le varietà storiche moltiplicandone ogni anno le sementi, ma contemporaneamente svolgono anche una competente attività di miglioramento varietale, rinomata in tutta Europa, per creare le nuove varietà che dovranno domani tenere alta la qualità del riso made in Italy"

 

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