Agroalimentare, “nessun favoritismo tra le imprese”

Agroalimentare, “nessun favoritismo tra le imprese”

Per Confcommercio “l’attuazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali non deve trasformarsi in condizioni di favore per alcuna impresa della filiera”. "Escludere le imprese acquirenti con fatturato inferiore ai 2 milioni di euro".

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21 settembre 2021

“L’attuazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali nell’agroalimentare non deve tradursi in condizioni di favore per nessuna delle imprese che compongono la filiera”. Lo ha detto Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio e coordinatrice di ConfAli–Alimentare insieme, nel corso di un’audizione presso le Commissione riunite attività produttive e agricoltura della Camera sull’atto del governo 280 contenente lo schema del provvedimento che recepirà in Italia la direttiva europea.

Confcommercio ha quindi sottolineato che le nuove regole dovrebbero essere applicate solo ai rapporti contrattuali asimmetrici, escludendo le imprese acquirenti con fatturato inferiore ai 2 milioni di euro. E che l’introduzione di una durata minima di dodici mesi dei contratti, non prevista dalla direttiva, rischia di irrigidire i rapporti tra acquirenti e fornitori. Invece della forma scritta è sbagliato, poi, non mantenere le forme più flessibili attualmente in uso, così come andrebbero previste modalità più flessibili per ripartire oneri e costi che nascono dal deterioramento dei prodotti, soprattutto quelli innovativi.

La rappresentante della Confederazione ha infine evidenziato la necessità di fissare un limite minimo e massimo per le sanzioni, mantenendo comunque la soglia massima del 3% di fatturato per ogni violazione.

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