Autotrasporto: la criminalità riduce i margini per un'impresa su due

Autotrasporto: la criminalità riduce i margini per un'impresa su due

Indagine Format Ricerche di Mercato per FAI-Conftrasporto: negli ultimi due anni il 50 per cento delle imprese ha ridotto i propri margini per far fronte a esigenze di sicurezza. Caro carburanti e pressione fiscale i principali freni alla competitività.

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26 novembre 2011

Nonostante il 15% delle imprese di trasporto e degli operatori portuali avverta un miglioramento dei livelli di sicurezza della propria attività, negli ultimi due anni un'impresa su due ha ridotto i propri margini per far fronte a esigenze di sicurezza ricorrendo, in particolare, a sistemi satellitari di localizzazione e a sistemi di allarme nei mezzi di trasporto e nei magazzini; tra le iniziative ritenute più efficaci per contrastare i fenomeni criminali, oltre il 60% delle imprese chiede pene più severe e certezza della pena, mentre per il 51% del campione è necessaria una maggiore collaborazione sul territorio tra imprese e forze dell'ordine; in ogni caso, tra i fattori che limitano la competitività delle imprese, per il 64,4% la causa è da ricercare soprattutto negli elevati costi dei carburanti, nell'eccessivo peso della pressione fiscale e nell'aumento dei costi di manutenzione degli automezzi. Ma i fenomeni criminali impattano anche sulle imprese "clienti", quelle cioè che utilizzano i servizi di trasporto, tra cui prevale un senso di minor fiducia nel vedere ridotta la minaccia della criminalità nel proprio settore rispetto a due anni fa (per quasi il 15% del campione); imprese di trasporto e imprese utilizzatrici sono, infine, accomunate nell'individuare, tra le principali cause della criminalità, la scarsa capacità della giustizia nel punire i crimini. Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono da un'indagine realizzata da FAI-Conftrasporto in collaborazione con Format Ricerche di Mercato sull'impatto della criminalità sulla competitività delle imprese del trasporto e degli operatori portuali (terminalisti e spedizionieri). L'analisi è stata effettuata su tutta la filiera del trasporto e della logistica, ossia sia sulle imprese che erogano i servizi di trasporto, sia sulle imprese che utilizzano tali servizi (la cosidetta committenza). Per il presidente di FAI-Conftrasporto, Paolo Uggè, "l'indagine conferma la necessità di proseguire l'impegno da tempo avviato con istituzioni e forze dell'ordine lungo tre assi principali: una sempre maggiore diffusione della cultura della legalità, la prevenzione delle infiltrazioni mafiose nell'economia, l'adozione di iniziative per creare un contesto sicuro per le imprese, soprattutto quelle operanti in ambiti più sensibili o esposti. Obiettivo al cui raggiungimento mira anche il recente protocollo siglato con il ministro Maroni per rendere immediatamente operativi, a cominciare proprio dal settore dei trasporti, quegli strumenti di deterrenza senza i quali non si può mantenere alta la tensione contro le diverse forme di criminalità. In particolare, il mancato rispetto delle norme sui costi minimi e la verifica sulla chiusura dell'impresa seguita, a breve tempo, dalla riapertura sotto nuove vesti da parte dei medesimi soggetti, o da persone ad essi collegate, che nella prima occupavano incarichi di vertice. Situazioni che nascondono evidenti irregolarità come il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza e il ricorso a finanziamenti, mancati pagamenti o giri di fatture con l'obiettivo di 'lavare denaro'". "L'auspicio - conclude Uggè - è che anche tutte le altre organizzazioni impegnate nella lotta all'infiltrazione della malavita nel settore, e quindi sensibili al tema, si riconoscano in questa iniziativa, la prima riguardante il mondo del trasporto, anche con una sottoscrizione al protocollo Conftrasporto-Confcommercio".


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