Corte di Giustizia Ue, Sib: “evitare letture frettolose”
Corte di Giustizia Ue, Sib: “evitare letture frettolose”
Secondo i giudici, alla scadenza di una concessione balneare le strutture vanno restituite allo Stato gratuitamente e senza indennizzo. Capocchione: “serve un intervento legislativo chiarificatore”.
Alla scadenza di una concessione balneare, le strutture vanno restituite allo Stato: lo ha determinato una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea. "L'articolo 49 del Trattato dell'Ue - si legge nel dispositivo - non osta a una norma nazionale secondo la quale, alla scadenza di una concessione per l'occupazione del demanio pubblico e salva una diversa pattuizione nell'atto di concessione, il concessionario è tenuto a cedere, immediatamente, gratuitamente e senza indennizzo, le opere non amovibili da esso realizzate nell'area concessa, anche in caso di rinnovo della concessione". La Corte si è così pronunciata in merito al ricorso della Società italiana imprese balneari contro il Comune di Rosignano Marittimo, il Ministero dell'Economia e delle Finanze, la Direzione regionale Toscana e Umbria dell'Agenzia del demanio e la Regione Toscana.
Il Sib appella a “evitare letture frettolose”
"Ci riserviamo una valutazione, dopo attenta analisi, della sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea. Osserviamo, però, che l'interpello del Consiglio di Stato riguardava esclusivamente la conformità al diritto europeo della devoluzione delle opere di difficile rimozione alla scadenza delle concessioni in favore dello Stato, non di terzi privati". Così Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confcommercio, per il quale "la domanda del Consiglio di Stato era in riferimento, esclusivamente, alla libertà di stabilimento ex articolo 49 del Trattato non anche all'articolo 17 della Carta di Nizza sul diritto di proprietà. La Corte di Giustizia ha ritenuto conforme la devoluzione delle opere in funzione della tutela della proprietà pubblica e delle finanze dello Stato. Diverso è il caso di confisca in favore di un altro privato eventuale subentrante. A tal proposito si ricorda che con il trasferimento della concessione si trasferisce anche l'azienda che ivi insiste creata dall'attuale concessionario. La mancata previsione di un indennizzo a carico del concessionario subentrante assicurerebbe a costui un arricchimento indebito in contrasto, non solo con i nostri principi costituzionali ma anche con quelli della Convenzione europea dei diritti dell'uomo sulla tutela della proprietà".
"È fuorviante, pertanto, la lettura che viene data di questa sentenza per ammettere una confisca senza indennizzo estranea sia al nostro ordinamento che a quello europeo – continua Capacchione – ed è ancora più urgente, quindi, un intervento legislativo chiarificatore".
"Giovedì 18 luglio, poi - conclude Capacchione - in occasione dell’Assemblea nazionale decideremo quali iniziative mettere in campo finalizzate a sensibilizzare sia la politica che l'opinione pubblica sulla necessità di un intervento legislativo e per difendere un modello di balneazione attrezzata efficiente e di successo (costruito in decenni di lavoro e basato sulla professionalità) che ogni estate attira milioni di turisti, italiani e stranieri sulle nostre coste. Non sono in pericolo ‘soltanto‘ migliaia di posti di lavoro e un'importante ‘fetta’ dell’economia turistica, ma anche e soprattutto l’immagine del Bel Paese".