Balneari su Di Finizio: "gesto figlio dell'esasperazione"

Balneari su Di Finizio: "gesto figlio dell'esasperazione"

Il Sib commenta la protesta dell'imprenditore triestino che si è appeso per due giorni a un lucernario della cupola di San Pietro: "mettere le concessioni all'asta vuol dire confiscare le imprese".

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4 ottobre 2012

E' terminata l'azione di protesta di Marcello Di Finizio, l'imprenditore triestino che nel pomeriggio del 2 ottobre si è appeso a un lucernario della cupola di San Pietro in Vaticano esponendo uno striscione contro Monti e contro l'euro. La protesta di Di Finizio era indirizzata contro il rischio concreto che, a partire dal primo gennaio 2016, le imprese balneari italiane siano messe all'asta, testimonianza dell'estremizzazione di una situazione che sta sempre di più esasperando le 30.000 imprese coinvolte. "Mettere le concessioni all'asta - commenta il Sindacato italiano balneari - vuol dire, di fatto, confiscare imprese che a quelle concessioni sono indissolubilmente legate. Credo sia la prima volta che lo Stato si accinga a togliere delle imprese a chi le ha create e fatte crescere per metterle all'asta. Ai ripetuti appelli delle Associazioni di categoria le istituzioni preposte e la politica hanno risposto con promesse, assicurazioni, impegni che fino ad oggi non hanno prodotto nulla di concreto. Inerzia che ci pone sempre più al rischio di vedere anni e anni di lavoro inesorabilmente persi e che esasperano sempre più gli animi di chi nel lavoro fonda il futuro delle proprie famiglie. Ribadiamo la necessità che il Governo dia risposte esaurienti alle domande che da tempo poniamo. Vogliamo conoscere il nostro futuro e quello delle nostre famiglie, chiediamo di avere la certezza sul domani delle imprese che da sempre rappresentano il fiore all'occhiello dell'offerta turistica italiana".

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