Balneari: "Trivellazioni in Adriatico vera mina vagante"

Balneari: "Trivellazioni in Adriatico vera mina vagante"

Gli imprenditori balneari in audizione alla Commissione Ambiente del Senato: "grande preoccupazione in relazione all'impatto negativo che le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi possono determinare sul sistema ambientale ed economico delle località costiere".

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12 luglio 2013

 

Grande preoccupazione in relazione all'impatto negativo che le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi possono determinare sul sistema ambientale ed economico delle località costiere. Questo il grido dall'allarme lanciato da Riccardo Padovano Lacchè, Enzo Monachesi, Antonio Capacchione e Pietro Gentili del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari Fipe – Confcommercio, (anche in rappresentanza degli altri Sindacati di categoria FIBA – Confesercenti e CNA – Balneatori), in occasione dell'audizione al Senato presso la XIII Commissione Ambiente, presieduta dal sen. Giuseppe Marinello, sulle problematiche ambientali connesse alla prospezione e alla ricerca di idrocarburi liquidi in mare ed alle conseguenze ambientali sulle coste italiane. I vertici del S.I.B. hanno evidenziato alla Commissione che il 62% del movimento turistico in Italia ha come destinazione finale il mare, sono pertanto facilmente immaginabili i rischi ambientali ed economici che potrebbero scaturire da un qualsiasi incidente su una delle 9 piattaforme, 68 pozzi petroliferi o nelle 70 future trivellazioni. Nel marzo 2012, poi, il Governo Monti ha concesso alle società petrolifere di trivellare un ulteriore spazio di mare pari a 50.000 ettari per la ricerca di idrocarburi ricadenti nei comuni di Pescara, Ortona e Francavilla. L'offerta dei servizi di spiaggia garantita dagli stabilimenti balneari oltre a costituire una delle principali fonti di reddito e di occupazione per numerose località turistiche italiane, contribuisce in misura determinante alla produzione del reddito nazionale ed all'attivo della bilancia commerciale. Il dramma è attuale: l'Adriatico è a rischio, ma anche lo Ionio, il mare di Sicilia e l'intero bacino del Mediterraneo, dove qualsiasi incidente avrebbe come conseguenza un vero e proprio disastro ambientale, turistico e soprattutto economico. Le istanze del Sindacato sono quelle di bloccare ogni nuova richiesta di autorizzazione, di riesaminare quelle già assegnate e verificare la possibilità di abrogarle, garantendo, allo stesso tempo, la massima sicurezza al sistema turistico italiano con una polizza assicurativa a carico delle compagnie petrolifere che possa coprire eventuali danni.

 

Riteniamo che agli interessi economici connessi alle attività estrattive debbano essere anteposti gli interessi connessi alla tutela della salute delle persone, dell'ambiente ed allo svolgimento delle varie attività economiche.

 

L'attività petrolifera, oggi, è incompatibile con gli obiettivi di crescita del comparto turistico in generale e quello balneare in particolare, un settore che in Italia costituisce da sempre la componente più rilevante con 30.000 imprese ed oltre 1.000.000 di addetti.

 

Tutti i membri della Commissione Ambiente del Senato si sono dichiarati  d'accordo ed hanno condiviso che il problema è già grave, hanno, poi, confermato che a breve si adopereranno per trovare un sistema assicurativo a carico delle società petrolifere che possa fornire precise garanzie.

 

La Commissione ha, infine, assicurato che la nota predisposta dal Sindacato sarà inserita nella propria risoluzione  sull'argomento danni all'ecosistema marino ed alle attività balneari.

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