Banche e imprese a confronto ad Arezzo

Banche e imprese a confronto ad Arezzo

Convegno organizzato dalla Confcommercio aretina. "Diamo credito al futuro! Per un nuovo rapporto". Sono intervenuti il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, e il direttore generale di Confcommercio, Francesco Rivolta.

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22 novembre 2011

"La crisi ci ha fatto capire che siamo sulla stessa barca, banche e imprese. Solo insieme potremo salvarci". Lo ha detto il direttore nazionale della Confcommercio Francesco Rivolta al convegno "Diamo credito al futuro! Per un nuovo rapporto banca-impresa ", che si è svolto il 28 novembre ad Arezzo nella nuova sala convegni di Arezzo Fiere e Congressi, gremita di operatori e rappresentanti del mondo istituzionale, politico ed economico. "Alle banche chiediamo di stare attente e di ricordare che il loro futuro sta nella sopravvivenza delle imprese", ha proseguito Rivolta rivolgendosi al presidente dell'Abi Giuseppe Mussari e a quello di Banca Etruria Giuseppe Fornasari, i due big del credito protagonisti dell'iniziativa ideata dalla Confcommercio di Arezzo in collaborazione con i Giovani Imprenditori toscani del Terziario, "anche noi abbiamo però bisogno di fare una riflessione: i nostri imprenditori devono imparare a gestire l'azienda non solo nel quotidiano ma anche in prospettiva, controllando se il loro business ha una ragione d'essere sul territorio, perchè va bene sognare, ma poi i sogni devono trovare spazio nella realtà. Ancora troppe imprese, un terzo delle nuove, chiudono i battenti dopo solo otto mesi di vita, con uno spreco di capitali -anche familiari- insopportabile. Alle associazioni di categoria va quindi il compito di seguire gli imprenditori nella realizzazione dei loro sogni, verificando la fattibilità dei loro piani e accompagnandoli dalle banche. È questo il ruolo importante dei confidi, che sono uno strumento di supporto utile sia alle imprese sia alle banche". Il direttore nazionale della più importante associazione di categoria italiana ha quindi lanciato un monito alla politica: "la politica non segua i mercati, ma li governi. Altrimenti saremo sempre sulle montagne russe, perché i mercati sono speculatori per loro natura. Non saranno nè la BCE nè i mercati nè i banchieri a cambiare le cose e a farci uscire dalla crisi, ma una visione chiara e strategica della politica". ''L'Italia non corre nessun rischio default'', ha sottolineato "il presidentissimo" Giuseppe Mussari, alla guida dell'Associazione Bancaria Italiana e di Banca Mps, ''il fatto è che siamo in una situazione complicata molto generale". Quello della crisi finanziaria è dunque per Mussari un problema che deve essere affrontato a livello comunitario: "le monete di per sé non hanno colpa, dobbiamo abituarci ad avere cose in comune e più vincoli in comune di quanti ne abbiamo ora. E nello stesso tempo chi deve fare le cose che è giusto fare, e l'Italia è tra questi Paesi, è giusto che le faccia. Spero che il governo adotti le misure nella data in cui sono state programmate, mi auguro fortemente che queste misure siano in grado di consentire all'Italia di aver fatto tutti i compiti a casa e nello stesso tempo mi auguro però che anche l'Europa faccia tutti i suoi compiti a casa''. Per quanto riguarda il sistema bancario italiano, ha concluso Mussari ''sta facendo il suo mestiere certamente in un periodo complicato. Vero è che Basilea 2 ha sancito una rottura del rapporto tra banche e imprese, non parlano più lo stesso linguaggio perché devono rispondere a regole diverse. Basilea 3 dovrebbe rimediare a questa situazione. Ma quello che è stato non tornerà''. "Non solo stiamo sulla stessa barca, ma anche sullo stesso lato" ha aggiunto il presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari ricordando le difficoltà comuni tra il sistema creditizio e quello imprenditoriale. Ha poi rivendicato il ruolo delle banche del territorio, che "per la dimensione più contenuta e la natura giuridica sono facilitate a dare risposte dirette agli imprenditori, conservando l'attenzione per gli spunti di maggiore interesse che arrivano dal territorio. Il problema è che siamo italiani anche noi e rientriamo in una logica stravagante" ha proseguito Fornasari accennando alla decisione di Fitch di ridurre il rating dell'istituto aretino da BBB a BB+. "Le agenzie di rating non ne hanno azzeccata mai una e BancaEtruria non ha da imparare niente da loro" aveva detto Fornasari poco prima rispondendo ai giornalisti, "sembra che questi signori siano i padroni del mondo, ma non ne hanno azzeccata mai una. La sera prima del fallimento della Lehman Brothers dettero una tripla A alla banca. Non ho da imparare niente da questi qua''. Tra l'altro, ha affermato il presidente della banca aretina, ''il nostro contratto li vincola ad esprimere una valutazione sulla nostra azienda per quello che fa, non su quello che pensano i loro padroni''. Sul palco insieme a Mussari, Fornasari e Rivolta erano seduti a rappresentare le imprese locali anche il presidente della Confcommercio Benito Butali, che con parole dure ha sottolineato le difficoltà delle aziende ad accedere al credito ("subiamo una situazione che non abbiamo creato noi, ma che è nata nelle alte sfere della finanza internazionale"), e il presidente della Camera di Commercio Giovanni Tricca, che ha ricordato l'impegno del suo ente a sostenere il fabbisogno finanziario delle imprese aretine attraverso l'erogazione di tre milioni di euro ai confidi. A moderare il dibattito, c'erano il direttore dell'Ascom aretina Franco Marinoni, amministratore delegato di Centro Fidi, e la vice presidente nazionale degli "under 40" di Confcommercio Simona Petrozzi. È stata lei a chiedere al presidente dell'Abi Giuseppe Mussari quando le banche inizieranno a sostenere le idee imprenditoriali dei giovani valutandole per quello che sono e non per le garanzie. "Spero mai" ha detto Mussari, "perché finanziare idee non è il mestiere delle banche, che agiscono nel contesto dell'economia reale e rispondono dei soldi che arrivano dal territorio. Devono essere finanziatori istituzionali a farlo". Il convegno si è chiuso con le parole del direttore dell'Ascom Franco Marinoni, che, ricordando come nella crisi non sia permesso stare fermi, pena "l'assideramento" come avviene agli alpinisti sorpresi dalla tormenta, ha esortato a guardare al futuro con ottimismo: "sapete da quanto esiste il commercio? sono almeno 10mila anni che gli esseri umani sono dediti allo scambio di beni. E non sarà certo la nostra generazione a mollare. Anzi, siamo determinati a lottare contro gli sprechi di ogni tipo, ma non a rinunciare agli investimenti necessari. Siamo disposti ad eliminare ogni spesa che non sia produttiva, ma non a castrare le nostre strategie di marketing e pubblicità. Come Confcommercio, attiveremo immediatamente un tavolo tra noi e le banche che operano ad Arezzo, per decidere insieme come destinare le poche risorse disponibili. Cioè quanto a sostegno dei nuovi progetti e dei nuovi investimenti, quanto al sostegno alle situazioni di difficoltà. Ricordiamo in ogni caso che le banche non chiuderanno domani, il sistema bancario italiano è universalmente riconosciuto come uno dei più solidi al mondo. Noi come categoria, abbiamo il compito di usare il poco che abbiamo per valorizzarlo al massimo, per investirlo con oculatezza. Mi aspetto vetrine scintillanti, luci di Natale, gente che sorride dentro i punti vendita" ha concluso Marinoni "perché siamo vivi e disposti a lottare per consegnare ai nostri figli patrimoni sani, vivi e redditizi. Lo possiamo e lo vogliamo fare. Banche, non negateci quello che ci serve per andare avanti e tenere in piedi il mondo. Questa è la nostra richiesta, questa è la nostra scommessa. E noi, tutti insieme, la vinceremo".

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