Banche e pmi: un rapporto insoddisfacente

Banche e pmi: un rapporto insoddisfacente

Le piccole e medie imprese chiedono al sistema finanziario relazioni più costruttive, più flessibili e soprattutto più in linea con i propri bisogni. Billè: "occorre entrare nella logica del finanziamento sul "cash flow" abbandonando quello su garanzia".

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4 dicembre 2001

Credito: è in fase di stallo il rapporto tra banche e imprese

 

Il complesso rapporto tra banche e imprese è stato al centro della XXV "Giornata del credito" organizzata a Roma dall'Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito. Un tema sempre molto "caldo", soprattutto in questo ormai breve periodo di transizione verso l'ingresso della moneta unica e le relative trasformazioni. Per le pmi italiane l'euro significherà anche un a deguamento di fatto ai modelli europei più avanzati. Per questo, diventa centrale l'esigenza di avere con il sistema finanziario un rapporto più costruttivo, più flessibile e soprattutto più in linea con i loro bisogni.

Di questa necessità si è fatto interprete il Presidente di Confcommercio Sergio Billè, che

ha sottolineato come "tra banca e piccola e media impresa continua ad esserci, nel nostro Paese, un rapporto distonico, di reciproco sospetto, niente che somigli a quella che si intende come una relazione fiduciaria. Continua ad esserci, insomma, uno scostamento notevole fra il modello proposto dalla banca e le esigenze di quelle imprese che, pur operando in modo credibile e fattuale sul mercato, non possono fornire, per quanto riguarda gli aspetti patrimoniali , quelle garanzie reali o personali che la struttura finanziaria ritiene indispensabili per la sua esposizione creditizia".

Gli istituti finanziari, insomma, continuano ad offrire modalità di progettazione e di erogazione del credito che non soddisfano le esigenze delle imprese. Il grande universo delle pmi ha bisogno di interlocutori assai più elastici, che soddisfino modalità di approccio al mercato sempre più differenziate tra loro.

Come uscirne? Secondo Billè "è indispensabile abbandonare la logica del puro e semplice finanziamento su garanzia ed entrare, invece, nella logica del finanziamento sul "cash flow" facendo affidamento sui flussi di cassa generati dalla gestione ordinaria per sostenere il servizio e il rimborso del debito. Nell'attesa, il rapporto tra banche e pmi potrebbe seguire due linee di pratica e positiva sperimentazione: una più marcata segmentazione dell'offerta delle b anche che tenga in maggior conto la specificità di nicchie e segmenti di mercato; una valorizzazione dell'associazionismo di garanzia rappresentato dai confidi".

Per Guidalberto Guidi , vicepresidente di Confindustria, la strada per uscire da questa sorta di "vicolo cieco" è soprattutto quella di un "mutamento culturale" che porti le imprese a condividere con le banche i loro progetti creando così un rapporto privilegiato che assicuri in cambio un supporto più intenso e stabile. Tuttavia, esiste anche per Guidi un problema di "cultura finanziaria" delle banche che porta le imprese a non trovare "risposte adeguate alle loro esigenze, sia perché il criterio della solidità patrimoniale continua a prevalere su quello della redditività delle imprese, sia perché la banca non è in grado di offrire soluzioni finanziarie alternative al credito".

Da parte sua, il sistema bancario sembra ben intenzionato. Francesco Parrillo , presidente onorario dell'associazione che ha organizzato la manifestazione, ha infatti evidenziato che "il sistema dovrà fornire maggiore e più mirata assistenza alle imprese, soprattutto piccole e medie". Questo perché è necessario realizzare un rapporto più solidale e partecipativo tra quelle forze che costituiscono "la spina dorsale dell'economia italiana".

Le critiche del Presidente Billè non sono però piaciute all'Abi, che in una nota ha voluto puntualizzare come le banche siano in Italia la principale fonte di finanziamento delle pmi e che esse "non hanno mai impedito o ostacolato il ricorso alla borsa da parte delle piccole e medie imprese".

 

 

 

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