Billè: "in Sicilia è ora di voltare pagina"

Billè: "in Sicilia è ora di voltare pagina"

Il No Day sbarca in Sicilia

Il No Day di Confcommercio fa tappa a Palermo, e il tema della giornata è dedicato alla discussione sulle riforme necessarie per rilanciare l’economia del Mezzogiorno. Nel suo intervento, il presidente di Confcommercio Sergio Billè ha sottolineato come “nonostante la spesa pubblica, in questa regione, incida, sul prodotto interno lordo regionale, per il 29,7% - 20 miliardi di euro, 40 mila miliardi delle vecchie lire – la Sicilia non è stata in grado di programmare, fino ad oggi, un reale, concreto sviluppo economico. In Toscana, la spesa pubblica incide solo per il 16,5%, in Piemonte per il 14,8% eppure, in queste regioni, per occupazione ed investimenti, si raggiungono risultati decisamente migliori”. Per Billè, il vero problema è che in Sicilia “la maggior parte delle risorse disponibili viene utilizzata per le spese di manutenzione e di gestione e non per gli investimenti. Per smuovere finalmente l’economia siciliana dovrebbe essere esattamente il contrario”.

L’analisi del presidente di Confcommercio poi evidenzia un altro aspetto inquietante: “le spese per il mantenimento dell’istruzione pubblica – ha precisato Billè- incidono, in Sicilia, sul Pil regionale, per il 27,7% contro il 21,7% della media nazionale. Ma c’è qualcosa che non funziona perché, a fronte di questa ingente spesa, per altro minore di quella sostenuta in altre regioni che hanno più o meno la stessa popolazione e che dovrebbe servire soprattutto alla formazione professionale, la disoccupazione giovanile, in Sicilia, supera il 51% contro il 27% della media nazionale”.

“Anche la spesa sanitaria – ha proseguito Billè - pur incidendo per il 7,5% - un miliardo e seicento milioni di euro - sul Pil regionale, non è ancora riuscita a creare strutture efficienti e comunque adeguate alla domanda”.

Poi c’è il problema della sicurezza e dell’ordine pubblico: “la spesa, in Sicilia (7 miliardi di euro, 10% del Pil) è addirittura inferiore alla media italiana. Eppure nessuno può negare le particolari, direi pressanti necessità che, sotto questo profilo, ha oggi questa regione. E’ vero che c’è un intervento aggiuntivo di spesa da parte dello Stato, ma è indubbio che il problema richiederebbe l’erogazione di maggiori risorse”. Inoltre, Billè ha sottolineato che “il 71% del Pil regionale viene assorbito dai consumi delle famiglie che, per altro, parametrati con il reddito, sono di 15 punti inferiori alla media nazionale. Il volume degli investimenti in macchine ed attrezzature, invece, incide, sul Pil, per il 10%, leggermente al di sotto della media nazionale, mentre è superiore il dato degli investimenti in costruzioni - 9,2% - a fronte di un 8,2% a livello nazionale.

Dunque il presidente di Confcommercio traccia un quadro preoccupante, soprattutto perché la legge finanziaria varata per il 2003 non sembra poter risolvere i problemi dell’isola ma solo a rinnovare impegni di spesa ed incentivi già utilizzati in epoche precedenti e che non hanno risolto la situazione. “Nonostante che sia più che provato, ad esempio, - ha detto Billè - che solo il settore dei servizi e quello del turismo siano oggi in grado di produrre ricchezza e quindi nuovi posti di lavoro, la legge finanziaria ha destinato a questi settori risorse del tutto marginali e del tutto insufficienti per le esigenze che essi presentano. Gli stanziamenti destinati allo sviluppo produttivo continuano ad essere dirottati, per l’88,6%, in settori come l’industria e l’artigianato che, in questi anni, hanno contribuito solo in minima parte alla creazione di nuovi posti di lavoro. Invece ai settori del commercio e del turismo che, nell’ultimo anno, hanno creato molte migliaia di nuovi posti di lavoro, è stato destinato solo l’8,1% di questo volume di investimenti”. Billè ha quindi invitato lo Stato a “muoversi”, per aiutare la regione siciliana a far decollare l’economia. “Bisogna ripensare – ha concluso Billè - modalità, schemi, obiettivi, strutture di intervento, perché quelli adottati fino ad oggi, fotocopia o quasi degli interventi che si sono avuti per anni, non hanno prodotto gli effetti desiderati. Insomma o si volta pagina oppure si volta pagina”.

Sicilia, dati a confronto

Tab. 1 – INCIDENZA SUL PIL DELLE PRINCIPALI COMPONENTI

Prezzi Correnti, 2001

  ITALIA SICILIA
PRODOTTO INTERNO LORDO 100,0 100,0
Esportazioni nette (1) 1,5 -20,5
CONSUMI FINALI INTERNI 78,9 100,8
- Spesa per consumi finali delle famiglie 59,6 71,0
- Spesa per consumi finali delle AA.PP. E ISP. 19,3 29,7
INVESTIMENTI FISSI LORDI 19,8 19,7
- Costruzioni 8,2 9,2
- Macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e altri prodotti 11,5 10,4

Fonte: elaborazioni Centro studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

Tab. 2 – INCIDENZA SULL’ITALIA

  LIVELLO INCIDENZA SULL’ITALIA
  ITALIA SICILIA ITALIA SICILIA
POPOLAZIONE (migliaia) 57.899,6 5.069,4 100,0 8,8
PIL (milioni di euro) 1.216.583 70.369 100,0 5,8
CONSUMI FINALI INTERNI (milioni di euro) 956.843 70.908 100,0 7,4
CONSUMI FAMIGLIE (milioni di euro) 726.704 49.980 100,0 6,9
CONSUMI DELLE A.P. (milioni di euro) 230.139 20.928 100,0 9,1
INVESTIMENTI (milioni di euro) 240.961 13.840 100,0 5,7
OCCUPAZIONE (Unità di lavoro Migliaia) 23.860,9 1.517,9 100,0 6,4

Tab. 3 – DATI PER ABITANTE

  LIVELLO (euro) ITALIA =100
  ITALIA SICILIA ITALIA SICILIA
PIL 21.012 13.881 100,0 66,1
CONSUMI FINALI INTERNI 16.526 13.987 100,0 84,6
CONSUMI FAMIGLIE 12.551 9.859 100,0 78,6
CONSUMI DELLE A.P. 3.975 4.128 100,0 103,9
INVESTIMENTI 4.162 2.730 100,0 65,6

Tab. 4 – INDICATORI DEL MERCATO DEL LAVORO

  LIVELLO VARIAZIONI ASSOLUTE
  ITALIA SICILIA ITALIA SICILIA ITALIA SICILIA
OCCUPATI 21.829 1.407 315 13 1.138 81
DISOCCUPATI 2.163 354 -104 -28 -506 -75
TOTALE 9,0 20,1
GIOVANILE 27,2 51,2
(1) Le esportazioni nette rappresentano il saldo tra esportazioni ed importazioni: un dato positivo indica che l’area produce più di quanto impiega (consumi ed investimenti), un dato negativo sottolinea come l’area di riferimento produca meno di quanto impiega e per sostenere i consumi e gli investimenti è costretta ad importare cioè ad indebitarsi.

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