BlackDay 2000

BlackDay 2000

Giornata di incontro con le istituzioni, le forze dell’ordine e le associazioni di categoria per discutere su quanto conta e pesa in Italia il business criminale e per ribadire l’impegno e l’attenzione verso la tutela della legalità del mercato contro ogni forma di distorsione della concorrenza

Leggi la ricerca integrale "Verso il Black Day, dell'Istituto CIRM Market Research per Confcommercio

Programma

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    13 novembre

  • Interventi
     

    Sergio Billè Presidente Confcommercio

    Ottaviano Del Turco Ministro delle Finanze

    Enzo Bianco Ministro dell'Interno

    Carlo Sangalli Presidente Unioncamere e Unione del Commercio di Milano

    Marcello Pera senatore di Forza Italia

    Gabriele Albertini Sindaco di Milano

    Paolo Meschia Presidente Federpelletterie

    Giacomo Errico Presidente Fiva (Federazione italiana venditori su aree pubbliche)

    Nicola Piepoli direttore del Cirm

    Giulio Tremonti deputato di Forza Italia

    Paolo Fava Sindaco di Cento

    Carlo Guglielmi presidente di Altagamma

    Carlo Mazzoletti vice presidente Federabbigliamento

    Francesco Panerai Presidente Ancra (Associazione nazionale commercianti radio, televisione, elettrodomestici, dischi e affini)

    Maurizio Mannoni (moderatore)

Si organizzano convegni, si fanno studi, ricerche sondaggi... ma poi la realtà drammatica porta a rivedere le cose. E penso che sarebbe davvero ingiusto se non iniziassimo questo convegno parlando di Valentina, che ha due anni, e che ieri era a passeggio con il padre per le vie di Napoli, che è entrata nel negozio di fiori dello zio, contenta di questa giornata domenicale, e si è trovata di fronte la violenza più cieca e devastante che possa esistere nel nostro paese. Questa bimba è in fin di vita. Io vorrei che il presidente Billè e poi il ministro Del Turco ci parlassero intanto di questo episodio.

Maurizio Mannoni

Io ricordo che più o meno un anno fa, a Palazzo Marino, parlavamo di Crime day. E parlammo anche di baby-gang, delle bande di giovani criminali che in quel momento creavano qualche scompenso. Adesso mi sembra - è una battuta, ma con una sua tragicità - che dalle baby-gang siamo passati alla baby-camorra, perché la cosa che più mi ha colpito in negativo in questo tristissimo episodio è che si dica "le indagini si muovono su due filoni". Beh, a prescindere dai filoni sui quali si muovono le indagini, io dico che questa bambina non poteva essere una camorrista. E' una piccola innocente che accompagnava il padre sulla strada pubblica.

E questo la dice lunga sulla necessità anche di un dibattito come questo, che dovrebbe - questo è lo stimolo che offre una confederazione radicata sul territorio grazie a 750 mila imprese, che vive "di strada" - consentire alle forze politiche, a chi ci governa e alle forze dell'opposizione, la riappropriazione di una legalità che è minacciata. Minacciata anche per un tema, che era quello dell'abusivismo, che abbiamo sollevato da tempo. Non dimenticate quello che ha detto il Papa appena pochi giorni fa, quando ha parlato di usura, del rapporto non ottimale tra sistema imprenditoriale e sistema bancario. Sono cose che la dicono lunga sulla necessità di fare il punto della situazione, per andare oltre uno sterile dibattito.

Sergio Billè

Io c'ero quel giorno, al Crime day. E ricorderete che c'era anche la moglie del gioielliere di via Padova. Ebbene, quello fu un episodio chiave nelle vicende criminali milanesi, non perché ci fosse un delitto particolarmente efferato. Lo era, certo. Ma la reazione della gente di via Padova, l'emozione dell'opinione pubblica milanese, produsse uno scatto nella capacità delle forze dell'ordine di immaginare un sistema di sicurezza a Milano più efficiente. A cosa ho pensato quando ho sentito la storia di Valentina? Alla legge fondamentale che regge i rapporti nella zona dove Valentina è stata ferita, dove rischia la vita in queste ore. E sapete qual è la legge fondamentale? L'omertà. L'omertà non divide l'opinione pubblica di quella zona, perché non ci sono le persone perbene che collaborano e le persone "permale" che collaborano con la delinquenza. No. L'omertà divide in due fasce coloro che assistono a questi drammi: chi collabora con la malavita organizzata ovviamente sta zitto, perché non fa parte del sistema. Ma chi non fa parte del sistema, la cosiddetta opinione pubblica, è spesso portata a pensare che i regolamenti di conti dentro la camorra sono 'affari loro'. "Si ammazzano tra di loro". Questo è il principio che non riusciamo a scuotere. La cosa che mi sono chiesto ieri è: perché se la camorra spara su una bambina di due anni non ci si può aspettare un sussulto nella coscienza popolare, che faccia pensare alla lotta alla camorra come lotta per la difesa delle proprie creature, come vengono chiamate là dove è stata ferita Valentina? La mia speranza, in queste ore, è questa.

Ottaviano Del Turco

Abbiamo iniziato così, ed era una finestra drammatica sull'attualità che dovevamo aprire. Sarebbe stato ingiusto e sbagliato se non l'avessimo fatto, se non avessimo ricordato questa terribile vicenda.

Billè e Del Turco facevano riferimento all'iniziativa di un anno fa della Confcommercio. Il ministro dell'Interno era diverso da quello attuale, e faticò non poco a difendere l'operato del governo. Eravamo davanti ad una serie, una drammatica catena di episodi, molti dei quali costarono la vita di commercianti di questa città. E di certo il ministro Bianco più tardi ci parlerà di questo problema. Un anno è passato. Sono stati fatti passi in avanti? Questo rapporto che vi presentiamo oggi dice di sì, che passi in avanti sono stati fatti. Sono state individuate nuove strategie per combattere il crimine, certo. Ma il bilancio rimane in rosso, anche perché la criminalità sposta la sfida sempre di più. Essa, dice il nostro rapporto, si impermeabilizza. Il nostro convegno dice "black day", ma questo nero tende a schiarirsi, la criminalità organizzata tende ad allargarsi nelle aree legali. C'è il grande, enorme problema del riciclaggio proveniente da attività illecite. C'è una frase nel rapporto della Confcommercio: "il denaro viaggia ormai sulla rete telematica ad una velocità tale che il suo colore e la sua provenienza non sono quasi più individuabili". Se esaminiamo le tabelle vediamo che si tratta di un volume di affari complessivo di 300 mila miliardi, il 15 per cento del prodotto interno lordo annuo. Un patrimonio consolidato di 2 milioni di miliardi, e solo il 6 o 7 per cento è stato posto sotto sequestro. E solo il 3 per cento confiscato.

Circa il 20 per cento di strutture commerciali e di servizi viene controllato da organizzazioni criminali. Parliamo del 15 per cento delle imprese manifatturiere. Non quantificabile, ma sicuramente assai elevato, il giro d'affari nel settore degli appalti.

L'immigrazione clandestina è diventato un affare stimato in 15 mila miliardi.

Un giro d'affari che c'è ma non c'è, che tende a scomparire.

Altra tabella: quanto rende l'attività criminale? 45 mila miliardi di lire da usura e racket, 40 mila dal mercato della droga, 35 mila dalla prostituzione ed altrettanto dal gioco d'azzardo, 35 mila dalla contraffazione di prodotti e dal commercio abusivo, 6 mila dallo smaltimento dei rifiuti tossici, 10 mila dal traffico di armi e di materiale radioattivo di alta tecnologia. Infine: gli investimenti nel mercato legale. 25 mila miliardi di beni immobiliari, 15 mila di attività commerciali, 8 mila miliardi di società di servizi, 25 mila di attività finanziarie, borse comprese. E ancora 15 mila miliardi investiti nell'import-export, 7 mila nel comparto cantieri e materiali da costruzione, 5 mila nelle cliniche private e case per anziani. Queste le cifre. Su queste cifre possiamo tornare.

Maurizio Mannoni

Queste cifre non nascono adesso. Sono continuamente aggiornate, mai smentite, sempre verificate, perché le nostre fonti di informazioni ci offrono sempre nuovi dati. Vorrei sottolineare un particolare strano: noi ci siamo abituati a convivere con queste cifre, quasi che la cultura della legalità ormai debba convivere con la illegalità, quasi che non ci debba essere una azione forte di contrasto su questo. Io non vorrei mettere in difficoltà il ministro Bianco, ma ricordo che al Crime day dello scorso anno uno degli argomenti centrali, oltre a quello delle baby-gang, era l'imminente varo di un pacchetto sicurezza, urgente e necessario. Questo pacchetto doveva essere uno strumento di contrasto anche rispetto ai fenomeni che abbiamo visto in queste ore. Che cosa è accaduto? Che fine ha fatto? Ci sono mille e una scusante, le elezioni, i due schieramenti in forte fibrillazione. Ma il cittadino è sempre più inerme, e il cittadino imprenditore è costretto a confrontarsi con quelle cifre che fanno saltare il banco, perché distruggono il mercato della concorrenza leale. E ce lo diranno amici dei vari settori, e ci ripeteranno come questi fatti si ripercuotono nella loro normale attività. Se si chiede alle categorie di avere comportamenti più virtuosi, se vengono varati studi di settore per categorie come artigiani e commercianti, perché non iniziare a fare studi di settore anche per le attività criminali?

Perché non iniziare a vedere quanto incidono sul nostro Pil?

Noi diciamo che sono il 15 per cento del nostro prodotto interno lordo, cioè una somma superiore a quella posseduta dalle fondazioni bancarie. Può essere che non si riesca a ridurla? Possibile che non si riescano a recuperare alla società legale quelle somme che ci consentirebbero di avere un tasso di sviluppo più forte di quello che abbiamo?

Sergio Billè

Io vorrei fare brevemente due accenni. Il primo: i dati che emergono da questa ricerca del Cirm testimoniano una cosa molto importante, e cioè che le preoccupazioni e le aspirazioni dei commercianti sono le stesse dei cittadini. Inoltre la contraffazione e l'abusivismo in senso più ampio sono certamente un tema sociale, perché si tratta di un furto alle imprese, di un danno per lo stato e di un crimine per la società civile. Inoltre desidero, sulla scia delle considerazioni di Mannoni sulla sicurezza a Milano, desidero dire che il tema è stato affrontato negli ultimi mesi con serietà ed impegno da parte di tutte le istituzioni. Il tema della contraffazione e quello dell'abusivismo sono gli 'ultimi anelli di una catena che nasconde alcuni passaggi criminosi, preoccupanti, ed è necessario risolverli in maniera forte e determinata. Il rimedio secondo me - e non voglio fare discorsi strumentali e demagogici - è quello di difendere e valorizzare il commercio tradizionale, quello di vicinato, quel piccolo commercio che costituisce un presidio sul territorio, che dà la possibilità alle forze dell'ordine e alle istituzioni di essere sul territorio.

Carlo Sangalli

Il rapporto, da quello che leggo, è terribile. Quello che mi spaventa è pensare che il 20 per cento delle strutture commerciali sarebbero frutto di una azione di riciclaggio, reinvestimento di denaro sporco proveniente da rapine. Questo significa che, camminando nella mia città, ogni cinque negozi ce ne sarebbe uno che è decisamente illegale. Questo è terribile, perché significa che l'infiltrazione è arrivata a livelli ormai critici e insostenibili. Credo allora che è compito dei legislatori è quello di cercare soluzioni. Ma le soluzioni non si possono trovare se non si ha chiaro che tipo di fenomeno noi abbiamo davanti, per poter dare risposte mirate. Perché l'allarme dell'opinione pubblica è magari giustificato, e suscita un tentativo di risposta, ma poi la risposta magari rimane nel cassetto. Allora: questa criminalità è una, e vive alle spalle di un'altra, perché c'è una criminalità primaria, che agisce per bande, e che è dedita al racket, allo spaccio, alla prostituzione, al gioco d'azzardo... E accanto a questa, in connessione con questa, per investire gli utili di questa, c'è quella che fa riciclaggio e reinvestimento. Per questo servono gli studi di settore, perché ci occorre sapere esattamente per poter intervenire in modo mirato. Poi c'è la risposta, mirata appunto. Vorrei perciò ricordare al Governo (lo faccio da tempo con scarso successo) che la risposta che viene offerta dalla maggioranza è una risposta che investe prevalentemente la magistratura, fa cioè uso del codice penale. I fatti del gennaio 1999, che sollevarono l'opinione pubblica milanese e nazionale, ebbero nell'aprile 99 una risposta del Governo che si chiamava "pacchetto sicurezza". Chi se lo ricorda?

Si ricorderà che era un disegno di legge di iniziativa governativa composto da 21 articoli; il ventunesimo era dedicato alla copertura delle spese, i penultimi due all'uso dell'esercito in funzioni di polizia - e si ricorderà anche una polemica sull'argomento, perché si pensò addirittura all'uso dell'esercito per via amministrativa, senza un voto parlamentare - mentre tutti gli articoli precedenti al 19 erano dedicati a modifiche del codice penale o del codice di procedura penale. Insomma: si prevedevano inasprimenti delle pene, creazione di nuove fattispecie di reato.

E questa - trovo - è la risposta più inefficace, meno mirata. Perché si sceglievano come al solito l'inasprimento delle pene, o la creazione di nuovi reati, o la diminuzione delle garanzie. E io penso che all'opinione pubblica allarmata non si possa rispondere che si aumenta la pena per un reato da tre a sei anni. Io credo che si debba prima stabilire di chi sono le competenze, e intervenire sull'uso delle forze di polizia, in chiave prima di prevenzione e poi di repressione. Altrimenti succede che noi investiamo la magistratura della funzione impropria di guardiano della legalità, di medico di mali sociali, e la magistratura non ce la fa.

Il rischio, quindi, è che se noi attribuiamo la risposta alla magistratura, e diamo alla magistratura altri strumenti penali, non puniamo il fenomeno e deleghiamo alla magistratura un compito che non le è proprio.

Marcello Pera

Sentiremo ora i due ministri, poi aspettiamo gli interventi dei rappresentanti delle associazioni. Sicuramente il ministro Del Turco, che è stato presidente della commissione antimafia, potrà dirci qualcosa sulle nuove frontiere della criminalità.

Maurizio Mannoni

Ricordo due anni fa - Sangalli lo ricorderà perché partecipò alle audizioni della Commissione Antimafia presso la Prefettura di Milano, e portò cifre e dati che servirono alla Commissione - che noi arrivammo a Milano come gente che aveva sbagliato città. Che ci faceva l'Antimafia a Milano? Milano non ha la cultura dell'omertà, e quando questa cultura non c'è non può esistere il rischio mafioso.

Ma noi venivamo a Milano a cercare le tracce del riciclaggio, perché Milano è la città in cui ci sono 6 o 7 mila società, piccole e grandi, importanti e no, che si occupano di mobilità del capitale. Società finanziarie. Dopo tre giorni, per una di quelle circostanze che capitano raramente nel lavoro di una commissione parlamentare, nel giorno conclusivo della nostra visita, succede che la Guardia di Finanza scopre una catena di riciclaggio della cosca Morabito, cosca che aveva guadagnato i soldi con il commercio della droga ed altra robaccia nel mezzogiorno. Questa cosca aveva portato questi soldi a Lugano, e attraverso una sofisticata serie di passaggi era riuscita a portare questi soldi a Milano e a comprarsi alberghi, bar, ristoranti, garage. Tutto il mondo del commercio, quello che conosciamo, era coinvolto in questa operazione.

Di questo ci dobbiamo occupare. Del tema del riciclaggio.

Possiamo cominciare dal nucleo centrale di questa storia? Altrimenti rischiamo di fare il solito discorso sul riciclaggio che facciamo da anni. Il nucleo centrale è questo: non è possibile a nessuno, per quanto sia bravo, per quanto sia criminale ed abbia a disposizione una cosca mafiosa, o la ndrangheta, o la camorra, non è possibile fare operazioni così importanti senza avere coperture importanti. Senza banche compiacenti è impossibile. Io so - perché ce lo hanno detto gli esperti - che basta una tesserina non più grande del biglietto da visita di Billè - per mobilitare capitale da qualunque banca di qualunque comune dell'Italia verso la più lontana banca del sud-est asiatico. Bastano 20 minuti. Naturalmente questo sarebbe impossibile se le norme antiriciclaggio funzionassero, e se funzionasse fondamentalmente quella che prevede che il direttore della banca, o il direttore locale, o il responsabile, denunci movimenti di capitali sospetti. Un caso: una banca del trapanese due anni fa fece 500 operazioni di movimento di capitali in una sola giornata. Beh, non c'era bisogno di essere Perry Mason per quell'impiegato o quel direttore di banca per capire che era innaturale.

500 operazioni, in una giornata era impossibile farle. E noi lo abbiamo scoperto dopo. Senza fare una lunga discussione, mi chiedo, e lo dirò anche al Governatore nei prossimi giorni: oggi la Banca d'Italia non ha più la stessa quantità di impegni che aveva un tempo, quando era l'organo sovrano del controllo dei flussi di moneta e dei controlli sulle banche; oggi la Banca D'Italia vede allentare la quantità dei suoi impegni istituzionali nei confronti del paese.

La mia domanda è: non è possibile immaginare lo spostamento, la mobilità di una parte della attività di controllo di Bankitalia verso questo fenomeno, nei confronti delle banche? E se dico banche dico tutta Italia, perché ho fatto il caso di Trapani ma senza le banche milanesi che portavano da Lugano a Milano quei soldi i ristoranti, i bar, gli alberghi rimanevano con gli stessi proprietari di prima.

Seconda questione: faccio un esempio del quale si parla moltissimo, in questi giorni. La lotta alla frode in commercio, secondo me, rende all'Italia, e non solo ai commercianti onesti. Vediamo l'operazione Primavera, cioè lo schieramento in Puglia di un contingente storicamente ragguardevole di finanzieri, con l'aggiunta delle Fiamme Gialle e l'inserimento di Carabinieri e Polizia: in meno di un anno - parlo da rappresentante dello sportello Stato - abbiamo guadagnato 1200 miliardi di tasse sulle sigarette. Quelle che fumate quasi tutti voi, insomma, visto che quest'anno sono state tutte comprate dal tabaccaio e non dietro l'angolo da un signore che le nascondeva in un giaccone, imitando i personaggi dei films francesi degli anni 50, abbiamo avuto 1200 miliardi in più.

Tanto vale l'operazione Irpef sulla prima casa, capite? Ci siamo pagati questa salutare operazione fiscale attraverso una eccezionale, intelligente ed efficace azione di polizia. Ma come arrivano in Italia le sigarette di contrabbando? Qualcuno pensa di occuparsi del fatto che c'è dall'altra parte dell'Adriatico una potente organizzazione che provvede a mettere le sigarette nei barconi, che le imballa con destinazione l'altra sponda dell'Adriatico. E chi aiuta queste organizzazioni? Possiamo dire che in questa circostanza un aiuto eccezionale può venire proprio da coloro che producono le sigarette. E allora accade che si concede al Montenegro di stivare, stoccare in capannoni imponenti del suo paese una quantità di sigarette che sicuramente i suoi abitanti non potranno mai fumare, nemmeno se fumassero dieci sigarette contemporaneamente per non so quanti anni. In Montenegro, lo ricordo, sono sempre 700 mila abitanti. Ed hanno sigarette non solo per tutti i contrabbandieri italiani, ma per altri paesi.

E allora io penso che bisognerebbe essere proprio nati sotto un cavolo per credere che le compagnie del tabacco non c'entrino nulla, perché - come si dice - pecunia non olet. Possiamo allora dire in questa circostanza, lo può dire la Confcommercio, può dirlo il Governo, lo può dire un autorevole rappresentante dell'opposizione, possiamo dire che occorre farla finita? Voi credete che la roba di origine fraudolenta più venduta siano le borse che hanno la sigla del produttore? No. La frode nel commercio più grande è di quella società che mette in commercio quel pacchetto di sigarette che ha il cowboy sulla copertina. E' il risultato più sconvolgente che c'è in questo paese. Io aggiungo anche che se lo Stato quest'anno ha incassato 1200 miliardi, anche i tabaccai hanno avuto la loro convenienza in questa operazione. E allora forse è di questo, e non del pacchetto sicurezza, che dobbiamo parlare. Perché anche su quel tema forse ha pesato un certo atteggiamento dell'opposizione, che prima ancora di discuterne aveva deciso che tanto non sarebbe servito a niente.

Ottaviano Del Turco

È lo stesso Del Turco ad aver ripreso il mio discorso. Io dicevo che se distinguiamo la risposta giudiziaria da quella repressiva, e se distinguiamo questa da quella preventiva, nell'ambito della risposta preventiva ci sono certo anche le banche, che non possono non accorgersi di movimenti innaturali di capitali. E ci sono gli Enti Locali, perché se l'investimento è in beni immobili qualcuno darà una licenza, farà un piano regolatore, e ci saranno controlli. E le associazioni di categoria, come le associazioni professionali, potranno fare attività preventiva

Se si fa questa distinzione è probabile che una risposta appropriata venga data. Sulla Philip Morris - essendo io un suo cliente - non sono sicuro di quello che ha detto il ministro. Penso che di sicuro ci sia qualcuno che produce le sigarette e le vende su tutto il mercato, e se "pecunia non olet" questo vale anche per la Philip Morris. Ma penso che la catena sia più complicata. Dubito che la Philip Morris venda enormi quantità di casse di sigarette al Montenegro, e penso invece che le venda per via legale ad una serie di mediatori, che legalmente saranno autorizzati, i quali poi, con una catena più lunga, vanno in Montenegro, e dal Montenegro ancora da noi. Altrimenti sarebbe facile risolvere il problema: basterebbe multare la Philip Morris, metterla fuori mercato, e si risolve. Oppure si potrebbe smettere tutti di fumare.

Marcello Pera

Il tema affrontato riguarda un problema grave per il commercio, per l'economia cittadina, per la stessa immagine di Milano. Le conseguenze negative del fenomeno si riversano sui commercianti, e al tempo stesso sui cittadini in termini di sicurezza e di garanzia di legalità, perché dietro agli abusivi che vendono merce contraffatta nelle strade, c'è un traffico di lavoro nero e di sfruttamento che alimenta la malavita e la criminalità organizzata. Il Comune è in prima linea nella lotta al fenomeno. Per contrastarlo ha intensificato il controllo del territorio, aumentando l'organico dei vigili e favorendo una maggiore collaborazione tra corpi di polizia. Abbiamo assunto di recente 464 agenti, portando il totale dell'organico della polizia municipale a 2808 unità, che saliranno per l'inizio dell'anno a 3000. E' stata inoltre istituita la figura del vigile di quartiere. Sono in tutto 500, distribuiti in 150 quartieri, con una copertura praticamente totale della città.

La produttività della polizia municipale è aumentata nell'ultimo anno dell'89 per cento. E' previsto un incremento dell'organico della polizia annonaria, che oggi è costituito da 72 unità, e che grazie a trasferimenti di personale dovrebbe aumentare di una decina di agenti entro quest'anno.

Dal febbraio scorso inoltre il servizio nei mercati settimanali scoperti è stato potenziato, affiancando alla polizia annonaria una squadra speciale di vigili urbani, 4 in divisa e 4 in borghese, che eseguono ispezioni a giorni alterni sfruttando il fattore sorpresa. Anche i controlli in centro sono stati resi più efficaci, soprattutto nelle zone di piazza Duomo, corso Vittorio Emanuele e nelle vie vicine. Questo consistente potenziamento ha portato a risultati concreti nella repressione del commercio abusivo. Nel 1997, all'inizio del nostro mandato, il numero di sequestri per commercio ambulante abusivo era di 3174. L'anno successivo era già salito a 4202. All'ottobre 2000, sempre sui 12 mesi, sono stati effettuati 5447 sequestri. Un aumento rilevante, che assume un valore più significativo se si considera anche che l'azione della polizia municipale ha ulteriormente scoraggiato il fenomeno. Il comune prosegue nella sua azione di contrasto e dissuasione, attraverso la massiccia presenza di forze sul territorio ed azioni mirate alla prevenzione. L'assessorato al commercio ha iniziato una campagna lo scorso anno, con spot televisivi, locandine, manifesti affissi per la città. I messaggi spiegano i rischi connessi all'acquisto di merci contraffatte e il contributo dato all'illegalità incrementando il commercio abusivo. Quest'ultimo è infatti un notevole danno economico per i commercianti, e sottrae risorse allo sviluppo della città e del paese. Uno degli effetti più inquietanti di questo problema è la speculazione sulla povertà ed il disagio sociale che induce ad accettare qualsiasi lavoro, anche se mal retribuito e in assenza degli obblighi contrattuali e delle garanzie di legge. L'azione di contrasto sul territorio ha però un effetto limitato, perché il fenomeno deve essere affrontato alla radice, andando alla fonte dei prodotti contraffatti. Questa radice è nelle aziende ai margini della legalità che - alimentando questo mercato, favorendo il lavoro nero e l'evasione fiscale - creano scompiglio in un ordinato quadro di politica commerciale.

Gabriele Albertini

Per questa parte del palco l'abusivismo e la criminalità non hanno colore. Molto spesso invece si ha la sensazione che i media trattino questo fenomeno come un fenomeno allegorico, bello da vedere, e non si tiene conto di tutti gli inconvenienti che ci sono dietro. C'è sicuramente molta disinformazione, ma non solo. Credo che ci sia anche qualcos'altro. E siccome vogliamo conoscere a fondo il problema, io vorrei ricordare quanto dice la Comunità Europea sul tema della occupazione. La Comunità Europea dice che il contrabbando e la contraffazione sottraggono al mercato regolare circa 100.000 posti di lavoro. Per confermare questo fenomeno, da presidente di categoria, farò un piccolo esempio: noi siamo - secondo una statistica Telecom - circa 4000 negozi di pelletteria. Se stabiliamo, alla larga, che ogni negozio ha circa 3 occupati, siamo a circa 12 mila addetti. Io credo che nella sola Lombardia il numero degli addetti al mercato illegale, al mercato abusivo, sia leggermente superiore. Questo, credo, offre una dimensione del fenomeno, e questo è il primo problema da affrontare.

Paolo Meschia

Il sindaco ha appena terminato di dircelo: il problema dell'abusivismo a Milano consiste in 5000 sequestri nell'ultimo anno, e questo dimostra che l'amministrazione qualche impegno ce l'ha messo. Ma noi, ancora oggi, di vigili nei mercati ambulanti ne vediamo davvero pochini. Andare a dire 5000 sequestri fatti in un anno è come andare nell'oceano a raccogliere acqua con un bicchierino di plastica. Il problema dell'abusivismo in questa città è 50 mila volte più grande dei sequestri. Certo, nel 1995, nel 96, nel 97, non c'erano nemmeno i sequestri. Il ministro Bianco si ricorderà che in aprile abbiamo avuto un dibattito, e forse io sono stato troppo accalorato, allora. Ma mi chiedo: è proprio impossibile in questo paese pensare che l'abusivismo è diventato un problema di prima importanza? Con 35 mila miliardi si possono fare tre o quattro finanziarie!

Ministro Del Turco: se l'operazione Primavera ha portato 1200 miliardi, con una seria lotta all'abusivismo si possono fare anche l'estate, l'autunno e l'inverno. (applausi). Il problema è che non è proprio vero che le istituzioni non si muovono. E' vero che non basta. Sabato, incontrando il Prefetto di Milano, gli ho fatto una proposta, che ha necessità di essere avallata dai ministri delle finanze e dell'interno. La proposta è: se è vero che i vigili urbani dell'amministrazione comunale non possono da soli aggredire questo fenomeno, se l'Amministrazione comunale non si limita a 14 vigili nei mercati, se la Finanza, la Polizia, i Carabinieri ci mettono il loro contributo, forse sarebbe possibile formare una squadra vera che combatte seriamente l'abusivismo. Chiediamo la luna? E allora signor ministro, nel precisarle che non sono qui per fare campagna elettorale, non essendo candidato con nessuno, se ritiene questa idea percorribile, per favore non ce la faccia fallire. Mannoni Vede presidente che i convegni servono? Vi danno modo di parlare a dei ministri di fatti concreti. Ora tocca al ministro Bianco, e volevo ricordargli che proprio un anno fa qui a Milano (lei non era ministro) si parlava di sicurezza e criminalità. Qualche passo è stato fatto, ma il dramma resta concreto.

Giacomo Errico

Siamo stati tutti colpiti dall'episodio della bambina ferita in provincia di Napoli, ed ho fatto riunire questa mattina il comitato per l'ordine e la sicurezza.

Stiamo decidendo le modalità con cui continuare la nostra azione, ed è in corso proprio queste ore a Napoli una nuova operazione che si chiama "operazione Golfo". Quindi noi non solo non arretreremo, ma stiamo intensificando ulteriormente la nostra presenza nel territorio. Se quindi ci volevano spaventare, la risposta è di segno opposto. Su Milano dico: la condizione della sicurezza a Milano oggi è oggettivamente del tutto diversa da quella di un anno fa. All'inizio del 1999, con i 9 morti in una settimana, tabaccai, gioiellieri, la situazione era molto seria. Oggi la condizione obiettiva, lo ripeto, ha subito un netto ed evidente miglioramento. E questo è il frutto di un impegno di straordinario livello qualitativo, posto in essere sotto la guida del Prefetto Forge e del Prefetto Bruno Ferranti. E ancora il Questore di Milano, il comandante dei Carabinieri e quello della Guardia di Finanza. E si parla di dare un riconoscimento al Questore e al Comandante dei carabinieri per il loro impegno. Cosa ha fatto lo Stato, con tutte queste persone? Hanno articolato un modello di impegno fortemente basato sulla prevenzione. Stiamo dislocando - a Milano come altrove - il maggior numero di risorse possibili nel territorio. Questa scelta è stata premiata. Agenti di polizia prima utilizzati impropriamente per mansioni di carattere amministrativo sono stati dislocati sul territorio, e vi è stata una fortissima crescita, forte e coordinata, delle forze di polizia nel territorio. Milano oggi ha una centrale operativa della Polizia interconnessa con quella dei Carabinieri. Per esempio.

Il 15 di agosto di quest'anno, mentre di solito il Ministro va in visita ai comandi, io mi sono recato presso il comando generale dell'Arma dei Carabinieri e mi sono collegato con il Comando provinciale. Quest'ultimo, con l'interconnessione che vi è tra Questure e Carabinieri, era collegato con la questura di Milano. E il fatto che il Ministro dell'Interno parli con il Questore di Milano grazie alla connessione del Comando dei carabinieri è un segnale di cambiamento, di forte crescita e di spirito di collaborazione. A Milano si sperimenta un modello del tutto innovativo. Non più la volante, o la gazzella, che passa e non si ferma, ma le squadre che si fermano, che conoscono il territorio, parlando con il commerciante. In altri paesi europei si chiama polizia di prossimità.

Un'altra novità che abbiamo inaugurato con Confcommercio è la nascita di un punto di riferimento nelle questure. E così il capo di gabinetto della Questura di Milano (e di Pavia, e di Como) è l'interfaccia ordinario, ad esempio, delle associazioni degli orafi, dei gioiellieri. Gli orafi, a loro volta, hanno eletto un loro rappresentante che si occuperà dei rapporti con le forze dell'ordine. Lo faremo con i tabaccai, con i distributori, cioè con le attività commerciali a più alto rischio.

Di pari passo prosegue forte l'impegno contro il racket, l'estorsione, l'usura. Tra pochi giorni (giovedì 16 novembre ndr) inizierà una campagna nazionale di comunicazione contro il racket dell'estorsione e dell'usura, in cui noi inviteremo anche i commercianti ad unirsi in quelle forme di associazione che consentono di resistere meglio. E il Commissario contro l'estorsione e l'usura ha liquidato negli ultimi mesi 21 miliardi a società che avevano subito danni legati a questi reati, e c'è una forte accelerazione di questo contrasto.

E veniamo ora all'argomento di cui si discute oggi. Vengo a rispondere alle questioni: il tema dell'abusivismo commerciale, ovviamente, non viene dalla luna. E' inserito in un contesto criminale in cui non si può parlare di abusivismo commerciale senza parlare di tutti gli altri problemi, a partire da quelli della sicurezza.

Io dirò che non sono soddisfatto della risposta che il paese dà sul problema dell'abusivismo commerciale. Non mi nasconderò dietro alle statistiche, non dirò quante decine di migliaia di controlli vengono portati avanti. Dico solo che la risposta che l'Italia ha dato fino ad ora è inadeguata. Qualcuno potrà dire che non era una priorità, che non era il problema numero uno in un paese con la nostra criminalità. Ma io dico chiaramente che quello che l'insieme dello Stato fa oggi non è adeguato. E quello che fanno i comuni, lo dico con la franchezza di uno che è stato sindaco e presidente dei comuni fino a dieci mesi fa, non basta. Non è adeguato il loro lavoro. Soprattutto su questo tema, perché sull'abusivismo commerciale la responsabilità è della amministrazione locale.

Non si fa la lotta all'abusivismo commerciale con 14 poliziotti urbani, né con i 74 in totale della polizia annonaria.

Io a Catania avevo assegnato 185 uomini alla attività di controllo nei mercati annonari, e nonostante questo i risultati non erano adeguati. Occorre quindi un impegno molto più forte. Stesso discorso riguarda le forze di Polizia. Occorrerà impegnare in modo più massiccio la Guardia di Finanza, ma coinvolgere anche Polizia e Carabinieri. La mia risposta allora è: cominciamo da 4 o 5 città, scegliamole, facciamo come con Firenze, dove già il Comune ha avviato un progetto (mi pare con Confcommercio) per contrastare l'abusivismo commerciale, così diffuso in una città d'arte come quella. Un'altra di queste città può essere Milano. E allora io chiedo al Questore, al Prefetto, al Comandante dell'Arma di considerare Milano una città in cui si fa controllo del territorio, in cui ci si consenta di fare qualche passo avanti.

Enzo Bianco

Sintetizzerò i dati più importanti, e farei anche un commento. La popolazione italiana, sotto forma di popolazione generale dei commercianti, in che cosa non si sente in particolare "tranquilla"? Nel far valere i propri diritti nel caso si debba rivolgere all'apparato amministrativo-giudiziario e sull'avvenire dei propri figli. A chi pensa di rivolgersi? Ai Carabinieri e alla Polizia di Stato, cioè all'autorità pubblica. Quale area è più diffusa oggi in Italia in termini di illegalità? Mercato del lavoro, amministrazioni pubbliche, contraffazione di prodotti di contrabbando. Anche qui nasce l'idea di una situazione strutturale, perché sia i commercianti che sia l'opinione pubblica sono simili, dal punto di vista dell'informazione. Insomma: si sente che c'è qualcosa che non va, ma questo qualcosa comincia da se stessi. Qual è la criminalità più pericolosa?

La mafia italiana, la criminalità per bande italiana. E' pericoloso il tessuto criminale italiano, e lo è molto di più del tessuto criminale estero, quello importato. La criminalità è dentro di noi, e bisogna combatterla. Per questo trovo efficace la proposta del ministro Bianco, la creazione di quella polizia di prossimità che agisca in modo più mirato sul territorio, con maggiori poteri assegnati a presidenti di regione ed ai sindaci.

Usura: è in forte aumento in Italia, e non è molto combattibile, perché nella grande maggioranza c'è la paura di ritorsioni immediate.

Paura dell'immigrazione: è forte. La soddisfazione di opinione pubblica e commercianti nei confronti delle soluzioni adottate sulla immigrazione clandestina è debole, debolissima. Perché non si riesce a fronteggiare questo fenomeno? Forse perché manca una volontà politica, forse perché è un problema troppo vasto e non arginabile, forse perché gli altri stati non interagiscono con l'Italia.

Prostituzione. La grande maggioranza vuole riaprire le case chiuse, cioè legalizzare quella che in questo momento è una attività illegale. Occorre maggiore stato, dunque, anche nei confronti dei mezzi di comunicazione.

La tv, per esempio, è vissuta come Giano bifronte, responsabile della informazione e della prevenzione della criminalità da un lato e vissuta come istigatrice alla violenza, attraverso films, serial, grandi e giovani fratelli.

Conclusioni: la popolazione ed i commercianti hanno anche loro dei problemi, rispetto al Black day. Forse un libretto di Heine, "Gli dei in esilio", spiega qualcosa di questa situazione: Venere esiste sempre, anche dopo la fine degli dei, ma è una puttana. Marte è soldato di ventura, Mercurio gestisce una bancarella. Ora, questi dei in esilio occorre resuscitarli, attraverso l'intransigenza.

Come noi, Cirm, abbiamo prestigio perché siamo intransigenti, così deve essere la gente, così devono essere i commercianti.

Nicola Piepoli

Io parlerò del rapporto tra legalità e libertà, della quantità, della identità. Parto dalla quantità: la cifra della illegalità in Italia è troppo alta. La illegalità tout court, e quella qualificata nella dimensione penale. Sono dati troppo alti. E siccome la illegalità e la criminalità sono marginalità o devianza, se la criminalità si scala sui grandi numeri vuol dire che non sbagliano solo i professori ma anche i legislatori. E' il paradosso dello stato criminogeno. Insomma: c'è qualcosa che non va nel sistema nel suo insieme. Secondo punto: il rapporto tra la libertà e la legalità. Dirò che sono più legali i paesi più liberali. Sembra paradossale ma è così: più alto è il tasso di libertà, più alto il tasso di legalità. L'Italia è un paese che regredisce nel ranking internazionale della legalità, e lo fa in modo impressionante. Il Freedom index di una fondazione americana ci illustra questo declino: l'Italia era al ventunesimo posto nel 1995, ed ora si trova al trentunesimo posto. Come sono fatti questi indici? Misurano il grado di presenza dello stato, non necessariamente con la S maiuscola. Gli indici in sostanza sono: quante tasse e quante leggi. Nonostante dichiarazioni ad alta cifra di propaganda, quest'anno avremo un incremento della tassazione pari a mezzo punto di PIL. Dicano quello che vogliono, le tasse salgono. Quante leggi? Il mio misuratore empirico - un righello applicato sulla Gazzetta Ufficiale - dice che ad ottobre le tasse in Italia sono salite di sei chilometri e 64 metri, pari a 1 chilometro e 277 metri quadrati. Questo non è il diritto, ma il rovescio. Questa non è l'affermazione dello Stato, perché nell'eccesso della legge inutile c'è la negazione dello stato. Un esempio di legge demenziale più assoluta: Haccp. Dovrebbe essere la frontiera della protezione del cittadino sulla salute alimentare. Non mi sembra che sia così. Arrivo all'ultimo punto: nel rapporto c'è la parola immigrazione. E questo è il punto fondamentale di una discussione necessaria. Io dico che ogni paese ha la sua storia: la Francia è stato un grande paese coloniale, la Spagna ha seguito una traccia simile, l'Inghilterra. La Germania ha il buco di alcuni milioni di uomini scomparsi, che dovevano essere sostituiti.

L'Italia ha una storia ancora diversa. Quello dell'immigrazione non è un problema che si risolve con facili formule, del tipo "è estremismo, è estrema destra". Se ci fate caso, anzi, i fenomeni di intolleranza si manifestano nel sud dei paesi: nel sud della Francia, o nell'est della Germania, in quella DDR proveniente da 50 anni di comunismo, nel lumpenproletariat di Vienna. Sono fenomeni complessi. E l'immigrazione non si risolve demonizzando le politiche e le scelte. Ci sono due idee di Europa, e basta studiare le posizioni della CDU tedesca per averne una idea. Fuori dagli schemi dell'estremismo, della xenofobia, esce la proposta politica di chi non rifiuta l'immigrazione ma vuole prima rafforzare l'identità dei singoli paesi. Non per xenofobia, ma per evitarla.

Per questo io ritengo che la politica fatta in Italia in materia di immigrazione sia stata assolutamente demenziale, negativa. Penso che il problema si debba risolvere a monte, con la prevenzione. E invece all'estero il messaggio è un tam tam alla criminalità. Non serve il raggio della vedetta che blocca il gommone, ma il blocco dei finanziamenti dati senza condizioni di garanzia. Occorre che all'estero non arrivi il tam tam di un terzomondismo zelante ed irresponsabile. Quello che dobbiamo stabilire non è di far entrare "8000 albanesi", ma "8000 falegnami, 8000 infermieri".

Giulio Tremonti

Vorrei precisare che l'Italia ha stipulato con l'Albania, come con la Tunisia e con il Marocco, degli accordi di riammissione. E grazie a questi accordi abbiamo riconsegnato effettivamente ai paesi da cui provenivano 52.907 persone. Uno dei requisiti per i quali questi paesi riaccolgono i clandestini è il fatto che abbiamo garantito un tetto per coloro che arrivano con un permesso di soggiorno, con una dimora e con un posto di lavoro. La questione dei tetti all'ingresso va vista pensando a questi esempi. E noi - insieme alla Fipe, per esempio - organizziamo dei corsi di formazione professionale nei paesi di provenienza, grazie ai quali possiamo contare su addetti già formati.

Enzo Bianco

Io sono convinto che il problema non sia rimandarli indietro.

Giulio Tremonti

Gli immigrati clandestini vanno comunque rimandati indietro! Perché non parli della Spagna? Lì c'è un governo di destra che apprezzate, ed hanno lo stesso identico problema.

Enzo Bianco

Infatti - dati oggettivi della Fondazione Agnelli - i due paesi che hanno la soglia più bassa sono la Spagna e l'Italia, e la Spagna sta modificando radicalmente la sua politica di immigrazione, mentre noi insistiamo su questa legge.

Giulio Tremonti

E allora perché funzionari di polizia spagnola vengono in Italia a vedere come facciamo noi?

Enzo Bianco

Questo svela la brevità del tuo ragionamento: il problema non è di polizia, è un problema politico, di rapporti con gli altri stati. Ancora sulla immigrazione, voglio dire questo: i ricchi incontrano gli immigrati quando vogliono, i poveri quando non vogliono. E questo genera effetti esplosivi.

E poi: dite "piccola criminalità". Ma se a un ricco rubano la macchina è un problema relativo, perché è gente che vive blindata, corazzata, assicurata. Ma se succede ad un povero, è una tragedia. Quindi non usate più l'espressione "piccola criminalità".

Per tornare al problema della identità, noi siamo convinti che sia fondamentale difendere ciò che è locale, senza demonizzarlo come "tradizione" da superare. Haccp vuole dire Mc Donalds, e in questo modo vogliono distruggere le trattorie.

Giulio Tremonti

Ricordo che in questo sondaggio gli italiani - complessivamente - al 78 ed 80 per cento si dicono insoddisfatti per come lo stato contrasta l'immigrazione clandestina. Del Turco

Io speravo che fosse l'occasione giusta quella di oggi, ma glielo chiederò qualche altra volta: come è andato quel famoso colloquio con Giuliani, il sindaco della "tolleranza zero"? Per parlare di criminalità e di statistiche, a Milano e a New York, farò un esempio: secondo me nel colloquio tra i due è successo che - alla richiesta di Albertini su quanti siano i morti a New York ogni anni - Giuliani ha risposto che prima di diventare sindaco erano 2200, e dopo sono scesi a 1600. Per questo risultato eccezionale Giuliani può diventare, se vince Bush, ministro di Giustizia. Ma io immagino la sua faccia quando Albertini gli ha detto i casi di morte violenta a Milano: i morti non superano i 40. Badate che io non sto sottovalutando la dimensione del fenomeno. Sto solo dicendo che bisogna conoscere le statistiche, i dati, le differenze. Attenzione ai paragoni, alle statistiche. E qualche volte servono per impressionare l'assemblea, ma altre volte sono un problema.

Maurizio Mannoni

Cento è una cittadina di 30.000 abitanti in provincia di Ferrara, e negli ultimi 50 anni non ci sono mai stati episodi delittuosi come quello di venerdì scorso: due uomini incappucciati hanno fatto una rapina in un esercizio commerciale, hanno strappato una borsa contenente 6 milioni. La signora, 48 anni, con il padre, di 78, si è attaccata alla borsa, e uno dei due, che era già fuori dal negozio, le ha sparato a sangue freddo. La città è sconvolta da un fatto così, e non ha le parole, né ha mai vissuto un fenomeno di questo tipo. Noi siamo stati abituati a considerare normale un incidente stradale, per esempio, ma non ancora un fatto così.

Il Ministro Bianco ricorda spesso di esser stato sindaco. Ma per fare un esempio sulla nostra città, dirò che da noi c'è mercato il venerdì mattina, e spesso ci sono degli orientali che vendono abusivamente i loro prodotti. Un paio i vigili li hanno presi, li hanno accompagnati in questura per le operazioni di rito, e gli ambulanti alle due pomeriggio erano fuori, mentre i miei vigili alle 4 stavano ancora firmando dei moduli.

Paolo Fava

Altagamma è una associazione che raggruppa 30 aziende importanti. Sono le aziende italiane che hanno realizzato una idea di Italia diversa nel mondo, il made in Italy, aziende come Versace, Gucci, Zegna, Ferrè, Fontanarte, Flos ed altre ancora. Sono aziende toccate giornalmente dal problema della contraffazione, ma prima ancora dal problema delle copie. Per questo penso che sulle copie si debba intervenire subito. Anche perché noi abbiamo 14 mila miliardi di fatturato, produciamo e distribuiamo con 4.000 negozi nel mondo. Le copie: la proposta che faccio è di riflettere sul tema culturale, che coinvolge tutti, perché non è accettabile che fin dalla scuola che copia sia un simpatico furbacchione. Non è vero! Occorre far capire che chi copia è un potenziale parassita.

Secondo argomento: è indispensabile che il Parlamento Europeo armonizzi la legge sulla proprietà intellettuale, perché non è accettabile che varie lobbies blocchino questo percorso. Il progetto deve prevedere la tolleranza zero su chi copia, che deve essere punito gravemente. E non è accettabile intrattenere relazioni commerciali con quei paesi che basano il loro successo commerciale sulla copia. Se pretendiamo questo dagli altri, però dobbiamo prima di tutto pretenderlo da noi stessi. E in questo senso rivolgo un appello serio a tutte le istituzioni, ma anche alle associazioni, perché smettano di organizzare convegni, missioni, spedizioni sponsorizzando aziende che in Italia copiano, che contraffanno. Non è accettabile che le banche diano denaro in egual misura a chi ricerca, chi investe in novità, e chi invece ha dalla sua soltanto dei numeri. Su questo si deve intervenire al più presto.

Carlo Guglielmi

Vorrei una rapida risposta dai rappresentati del governo su questo.

Maurizio Mannoni

Assolutamente d'accordo. Il fatto che il Parlamento Europeo debba dare indicazioni alla Commissione, e che i Parlamenti nazionali debbano uniformarsi, mi sembra una cosa di grande buonsenso. Sono assolutamente d'accordo.

Enzo Bianco

Gli articoli del codice che si occupano di questi reati prevedono anche il carcere, e quindi non c'è - come sembrava di capire dall'intervento - una grande tolleranza. Voi sapete quelli che in Italia fanno queste cose. Noi abbiamo la criminalità cinese, per esempio, che per molti non rappresenta un problema perché i cinesi non hanno l'abitudine di spararsi, di sparare. Loro risolvono le loro questioni al loro interno, all'interno della loro comunità. I cinesi per esempio rimangono clandestini sempre, e lavorano quindici ore al giorno, e non denunciano i loro sfruttatori. Sono loro che lavorano per il mercato della contraffazione, e alimentano quel commercio di strada di merci contraffatte. Questa questione non si risolve con la maggiore ferocia della legge. E' lo stesso che con il tabacco.

Ottaviano Del Turco

Non vorrei infrangere il divieto di comizio elettorale chiesto dal senatore Del Turco. Ma devo dire che su questi fenomeni, siccome le ricette sono note, si tratta di metterle in pratica: chi ha posto all'attenzione di questo paese, in sede politica, la questione della sicurezza? Chi quella della tolleranza zero? Noi. E voi siete arrivati in ritardo, perché la vostra impostazione culturale e politica e filosofica era inadeguata a puntare questo problema. Quando abbiamo detto "più sicurezza" ci avete detto che era una posizione autoritaria, o addirittura fascista. Quando abbiamo detto più rigore nella immigrazione ci avete detto che eravamo xenofobi. Quando abbiamo chiesto più difesa delle nostre tradizioni, ci avete accusato di nazionalismo.

Siete in ritardo, e solo oggi vi accorgete che serve il vigile di quartiere, che serve più potere agli enti locali.

Ma siete affetti da terzomondismo, anche se avete scoperto la società multiculturale dopo che Veltroni, a New York, comprando camicie sulla quinta strada, ha scoperto che esistevano persone di vari colori. 

Marcello Pera

Vorrei solo dire a Pera, intanto, di non sbagliare indirizzo: quella camiceria di cui parlava si trova sulla quarta e non sulla quinta strada di New York. L'altra notizia è che la proposta di vigile di quartiere fu fatta dal mio amico Bruno Trentin nel 1973, in occasione della discussione del primo contratto della polizia. Allora Trentin ebbe molte difficoltà nel far raccogliere la sua proposta.

Ottaviano Del Turco

Io rappresento una organizzazione di commercianti, di rappresentanti del turismo, che a Milano e in provincia è fatta di sessantamila aziende. E certamente queste aziende non si sentono in esilio, si sentono dentro la società, vogliono partecipare alla vita della società, e vogliono giocare la partita, ma con le carte in regola, e non con le carte truccate. Perché è difficile restare sul mercato con questa immagine dell'abusivismo, che minaccia la nostra immagine.

Questi convegni servono certo a tenere alta la guardia, ma anche a dare risposte. E abbiamo dimenticato forse che occorre arrivare al consumatore, metterlo in guardia, perché comprando un bene contraffatto, oltre a commettere un illecito magari mascherato dal senso di convenienza personale o di solidarietà verso l'immigrato, si da' la possibilità alla criminalità di crescere.

Io do ragione a Tremonti quando dice che l'immigrato si integra in una realtà come la nostra, in una città come Milano, aperta e viva, solo con il lavoro. Per questo dico "no alla quantità, si alla qualità". E questa è una nuova dimensione, una nuova svolta. Ma se continua l'abusivismo cresce la clandestinità, cresce lo sfruttamento. E ci vuole anche rispetto verso le migliaia di operatori commerciali che vogliono continuare a fare questo mestiere, e che purtroppo tante volte non ce la fanno.

Carlo Sangalli

Alcuni quesiti alle autorità: si può pensare a un provvedimento di legge che preveda l'arresto per chi produce o distribuisce all'ingrosso o al dettaglio prodotti contraffatti? E se si tratta di soggetti extracomunitari preveda l'espulsione dal territorio italiano? Secondo quesito: la richiesta di approvare - su questo ha ragione Sangalli, sulle questioni dei consumatori - una legge che colpisca il consumatore colto ad acquistare prodotti contraffatti, con sanzioni ed eventuale iscrizione al casellario giudiziario. Terza questione: rapporti tra contraffazione e magistratura, che spesso è impreparata sul tema; si può pensare allora ad una sorta di specializzazione da introdurre nelle competenze della nostra magistratura?

Carlo Mazzoletti

L'argomento che forse interessa di più il convegno è quello della vendita dei dischi, cavallo di battaglia di decine di migliaia di extracomunitari. Avrei voluto anche ringraziare il presidente Billè di aver invitato i rappresentanti di governo. Ma vorrei anche dire che, dal contatto quotidiano con la gente che abbiamo con la nostra attività, sappiamo che la gente è stufa: sia della criminalità, sia della prostituzione, sia della contraffazione, dell'immigrazione. Questo stato di disagio è insostenibile, e bisogna considerare che l'Italia è attualmente un habitat naturale per tutte le attività criminali.

Vorrei quasi dire che l'Italia, che era uno stivale, è diventato la casa della Befana. Io avrei voluto parlare a Bianco della commercializzazione illegittima dei prodotti musicali, e gli lascio le mie domande in forma di question time. Al ministro delle Finanze chiedo rassicurazioni sulla riduzione dell'Iva dal 20 al 4 per cento in analogia con il settore librario. Questa riduzione di aliquota potrebbe portare alla riduzione del prezzo di vendita di un Cd di oltre 6000 lire, contribuendo ad aggirare il fenomeno della pirateria, in cui l'Italia è al quarto posto nel mondo. Già quattro anni fa l'allora ministro della cultura Veltroni garantì il suo personale interessamento per arrivare a questa riduzione. Oggi - visto che ritengo il ministro delle Finanze il primo titolare di una decisione - chiedo cosa può dirmi in proposito.

Francesco Panerai

Posso dire quali sono le due questioni che traggo da questo convegno? Il rappresentante degli ambulanti chiede tante operazioni "Primavera" mirate, e questa è una idea innovativa, perché evidentemente non è solo materia di regioni e comuni, perché a Milano i vigili restano sempre 14. Sono contento, anche se è una idea in controtendenza rispetto alla devoluzione dei poteri.

La seconda questione - posta dalla domanda - dice che c'è un rapporto tra i prezzi dei prodotti originali e quelli che originali non sono. Se lei ritiene che con sei mila lire in meno si vendano molti meno Cd contraffatti, e molti più Cd nei negozi che lei rappresenta, questa è anche la mia opinione. I Cd costano molto più del vinile, anche se ai produttori costano in realtà un po' meno.

E il prezzo deve certo essere ricondotto a proporzioni più eque. Lei poi dice che lo deve pagare lo stato? Io penso che anche le case produttrici dovrebbero fare uno sforzo in quella direzione. Bianco La criminalità ha una grande capacità di cambiare. E cambia con molta più velocità di quanto le istituzioni non siano in grado di fare. Le organizzazioni criminali hanno colto il dato che in questo momento il settore in cui c'è maggior produzione di ricchezza è questo, e in questo occorre penetrare. Il nostro paese non ha grandi materie prime, e una grande parte del nostro reddito è legato alla capacità di mettere intelligenza, gusto, design ed anche capacità commerciale nelle cose. E per questo, in questo settore, la criminalità tenta di entrare. Non abbiamo dubbi sul fatto che in questo mercato, quello dell'abusivismo commerciale, entri anche la criminalità organizzata, ed a tutti i livelli. E spesso la criminalità è di etnie diverse, dalla cinese alla albanese e così via. Noi abbiamo affrontato questo complesso di questioni, ma con scarso impegno, come se non si trattasse di una questione prioritaria. Oggi stiamo cambiando rotta, anche con l'aiuto dei rappresentanti del mondo produttivo, e continueremo a chiedere la collaborazione dei pellettieri, degli ambulanti, di tutti coloro che si sentono toccati dal fenomeno. Perché ciascuno deve fare la propria parte. Questo è l'impegno che prometto qui a Milano.

Ottaviano Del Turco

Presidente Billè, chiudiamo questo Black day con la notazione che confronti di questo tipo sono importantissimi. I rappresentanti delle categorie, i cittadini, i governanti, i rappresentanti dell'opposizione si confrontano, magari parlano troppo su un argomento, ma se le questioni non vengono portate a galla non si risolvono.

A lei la parola.

Maurizio Mannoni

Vorrei ricordare tra tutte le cose che sono state dette una citazione: quella di Alessandro Manzoni. Questa affermazione, fatta da Piepoli, portava al concetto del rispetto delle regole, della intransigenza rispetto alla legge. Quello che vorremmo emergesse da questo incontro è che c'è una categoria che con l'abusivismo non vuole più convivere, né vuole convivere con un abusivismo semi-legalizzato.

Siamo consapevoli di aver fornito cifre che fanno paura, ma a queste cifre occorre dare una risposta. E queste sono le questioni poste dai pellettieri, i venditori di dischi, gli ambulanti. Non si può continuare a chiedere alle categorie di stare sul mercato a fronte di questa illegalità diffusa, che fa impunemente quello che vuole. Certamente in una economia di sistemi, basata sulla competizione tra sistemi, noi abbiamo ancora da fronteggiare l'illegalità. Ecco il senso del black day: non descrivere un giorno nero, ma far sì che dal nero attuale possa nascere una luce di speranza, di sviluppo per la nostra Italia.

Sergio Billè

La ricerca: "Verso il Black Day"

 

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